Cinema

Venezia 75, The Favourite: commedia in costume dal mood umoristico erotico con una intensa Emma Stone

Lanthimos, solitamente abituato ad una messa in scena in cui vengono disseminate bizzarre simbologie e metafore da decifrare (The lobster vi dice qualcosa?), qui sembra ricalcare un abbraccio naturalista kubrickiano (ci sembrano tutte luci naturali quelle utilizzate nelle sequenze d’interni a palazzo, quasi l’80% del minutaggio totale) con anche un uso scioccante di grandangoli in interni

Emma Stone fustigata sulla schiena per punizione con un enorme bastone. Emma Stone che si toglie d’impaccio da un amante focoso prima menandolo come una furia e poi masturbandolo con nonchalance. Emma Stone a seno scoperto dopo un’intensa scena di amore lesbico. Questo e molto altro di morbosetto ed erotizzante lo potrete vedere in quello che molti addetti ai lavori hanno definito il manifesto #Metoo di Venezia 75. S’intitola The Favourite, ed è il film diretto dal greco Yorgos Lanthimos.

Produzione totalmente hollywoodiana (20th Century Fox), in Concorso per il Leone 2018, che mette in fila e frulla le vite di tre fanciulle dall’ambizione e dalla bramosia sfrenata per la scalata sociale e il potere. Siamo in Inghilterra alla corte della regina Anna (1702-1707), personaggio interpretato da Olivia Colman (sarà Elisabetta II nella terza stagione di The Crown). Mentre il paese è in guerra con la Francia e il conflitto sta dissanguando le casse statali, nel palazzo reale giunge la giovane Abigail (Stone). Cugina della preferita, a letto e negli affari politici, dalla regina: l’ancora affascinante lady Sarah Churchill, duchessa di Marlborough (Rachel Weisz). Abigail non è però quell’acqua cheta che sembra apparire. La sua arcigna e rapida intrusione sotto le lenzuola e nella stanza reale, dove si decidono le sorti inglesi ed europee, mira a scalzare un altrettanto violenta e spregiudicata lady Marlborough che sembra essere in tutto e per tutto la vera regina del palazzo.

Anna, ultimo erede degli Stuart con diciassette gravidanze interrotte è infatti debole sotto ogni aspetto: di salute perché malata di gotta, a livello caratteriale in quanto insicura e facilmente irascibile. Suddiviso in otto capitoletti, The favourite è sostanzialmente una commedia in costume, che paga pegno all’irriverenza umoristica all british di tanti progetti similari alla Stephen Frears, che cede al fascino di qualche porcheriola gratuita e a balletti in costume settecentesco alla Febbre del sabato sera, ma che ha anche l’ardire di una costruzione formale estremamente complessa ed affascinante.

Lanthimos, solitamente abituato ad una messa in scena in cui vengono disseminate bizzarre simbologie e metafore da decifrare (The lobster vi dice qualcosa?), qui sembra ricalcare un abbraccio naturalista kubrickiano (ci sembrano tutte luci naturali quelle utilizzate nelle sequenze d’interni a palazzo, quasi l’80% del minutaggio totale) con anche un uso scioccante di grandangoli in interni (se la memoria non ci inganna in diverse sequenze d’interni di Barry Lyndon li ritroviamo anche se con meno irruenza visiva). In aggiunta il regista greco opta molte volte per delle panoramichette a schiaffo di 180 gradi che creano una sorta di scarto umorale, violento ed improvviso, estremamente fisico, quasi a costruire dei movimenti a scatti, dei sussulti, dei protagonisti all’interno di un set statuario, immobile ed inanimato. “A parte i costumi, la mancanza di Internet e di elettricità, non molto è cambiato con un film ambientato all’oggi”, ha spiegato Lanthimos in un’intervista a Ciak Daily, il giornale del Festival di Venezia. “Il comportamento umano, Società e Potere restano uguali”.

Certo, il nucleo pulsante di The favourite è questa spasmodica corsa a diventare la preferita della regina, che vede le protagoniste rincorrersi in atti sadici e disumani. Ma questo mood umoristico/erotico, questo atteggiamento sornione vagamente bunueliano rispetto alla dialettica dello scontro, risucchia in sé ogni possibile sviluppo drammaturgico che già dopo dieci minuti di film si arena nella telefonata dualità Abigail/lady Malborough che porteremo fino alla fine delle due ore di film. E come vuole il solito detto del “tra i due litiganti, il terzo gode”, The Favourite ci regala una regina Anna/Olivia Colman in gran spolvero, nella sua claudicante malattia, vero orologio e sentenza definitiva su chi salirà tra le due litiganti sempre più vicino al suo vacillante trono. Infine, la morbosa e un po’ sadica riflessione di Lanthimos sul ruolo degli animali nel racconto ritorna in The Favourite in modo massiccio. A parte il richiamo ad aragoste e cervi (sacri), quest’ultimo film sovrabbonda di presenze animali come anatre, uccelli e conigli. Questi ultimi vengono usati, qui sì, come metafora (speriamo di averci letto giusto) del popolaccio che rapidamente si moltiplica fino a soverchiare nobiltà reale e acquisita.