Cinema

Mission: Impossible – Fallout, Tom Cruise è per la sesta volta Ethan Hunt ed è la migliore

Ventidue anni dopo il primo episodio al timone arriva Christopher McQuarrie (sceneggiatore di una cosina da nulla come I soliti sospetti) e sembra esserci il controllo totale dell’opera e l’obiettivo esplicito di appassionare e divertire seriamente lo spettatore. A 56 anni l'attore salta, corre, pilota e guida veicoli in corsa come uno stuntman diciottenne. Molti già lo sapranno. Ma in questo film ha guidato realmente un elicottero

Tom Cruise, anzi Ethan Hunt, non muore mai. E Mission: Impossible – Fallout è probabilmente il miglior film di questa estate 2018. Sesto titolo del franchise Paramount che nell’oramai lontano 1996 ebbe il suo battezzo con l’inatteso Mission: Impossible diretto dal post hichcockiano Brian De Palma. Se quel giorno qualcuno ci avesse detto che sarebbero passati ventidue anni per vedere il miglior episodio della serie lo avremmo mandato a quel paese. Invece, con al timone Christopher McQuarrie (sceneggiatore di una cosina da nulla come I soliti sospetti) sembra esserci il controllo totale dell’opera e l’obiettivo esplicito di appassionare e divertire seriamente lo spettatore. Perché a differenza di De Palma, John Woo, J.J.Abrams e Brad Bird, che nel frattempo hanno tentato di dare un volto e un senso al franchise tratto dalla serie tv ideata nel 1966 da Bruce Geller, McQuarrie si è scritto anche l’intero film delineando in sede ancora di creazione e di pre produzione una miscela vincente di azione deliziosamente avvincente e di brillante intreccio mai cervellotico.

In MI – Fallout l’esecuzione delle sequenze d’azione in sé sovrasta ogni possibile infinito e pesante spiegone ad ogni curva del percorso. Un po’ come capita oramai in molti titoli da supereroi recenti che per bypassare la ripetitività della messa in scena action ci ammorbano con mille rivoli storico/anagrafici dei protagonisti di cui non ci frega mai un tubo. Basta il solito messaggio che si autodistruggerà dopo cinque secondi (un sunto sulla terribile rete terroristica detta il “sindacato” con il ritorno del cattivo Solomon Lane), che Ethan ascolta assieme agli spettatori dopo pochi minuti dall’inizio del film, a far capire che qualcuno di molto losco e spregiudicato userà in modo parecchio pericoloso tre sfere di plutonio per distruggere il mondo. Le sottotrame che verranno, il concetto reiterato che Ethan non sacrifica innocenti nelle sparatorie, le celebri maschere dell’IMF, i doppiogiochisti tra CIA e villain, finiscono comunque, sia per interesse che per minutaggio in secondo, terzo piano.

Poi c’è la questione Tom Cruise. Che è il secondo elemento distintivo del giocattolo Paramount. A 56 anni salta, corre, pilota e guida veicoli in corsa come uno stuntman diciottenne. Molti già lo sapranno. Ma in MI – Fallout Cruise ha guidato realmente un elicottero dopo poche settimane di addestramento con brevetto; è realmente saltato giù da un aereo (leggasi sky diving) e non una ma più volte perché il tuffo nel vuoto avviene per trama al tramonto e non si poteva intervenire tanto in post; ha realmente guidato una motocicletta per una grossa fetta di inseguimento tra le strade di Parigi (sequenza davvero spettacolare che ci ha fatto pensare agli stop and go di Bullit, ma ci può stare qualcosa di Vivere e morire a Los Angeles).

Non che i precedenti episodi della saga non lo vedessero saltellare come un grillo, ma qui assume la valenza di un vero e proprio modulo strutturale di un tempo filmico che vive e pulsa di questa performatività esagerata, multitasking, iconica. Già, non che Cruise con lupetto nero e giacca di pelle abbia lo stesso charme e la stessa nonchalance di un Connery/007 che dopo un inseguimento risbuca tranquillo e sereno in smoking, ma il valore della sua prestazione attoriale, oramai non più centrata sulla parola ma sulla fisicità, riscrive le coordinate idealtipiche del protagonista nell’action movie contemporaneo hollywoodiano. Perdonate la divagazione  a scapito della trama, almeno a grandi linee. Dicevamo di queste tre palle di plutonio che l’IMF perde un po’ per strada. Per tornare a recuperarle Ethan e il simpatico duo di coprotagonisti (Simon Pegg-Benji e Ving Rhames-Luther) verrà forzatamente affiancato dal baffuto agente CIA, August Walker (Henry Cavill, il Superman della DC Comics), e dovrà superare le trappole e le richieste della temibile banda della “Vedova”. Intendiamoci, in altre occasioni, e in altra età anagrafica Ethan/Cruise si sarebbe fermato uno tantino di più tra le braccia sensuali e furiose di una Vanessa Kirby da urlo.

McQuarrie l’ha anche spiegato che esisteva una digressione un po’ più strutturata in questa direzione. Soluzione poi scartata proprio per rimanere all’interno di una paradossale asciugatura (due ore e 24 minuti di durata, il più lungo dei sei del franchise) e concentrazione su quella particolare miscela azione-intreccio che fuori d’ogni metafora action non perde mai quota. Segnalazione finale per un altro dato curioso sull’action contemporaneo: gli sgherri in MI – Fallout sembrano tutti modelli di Corneliani. Blazer sfiancati, giubbottini aderenti, barbe rasate a puntino, taglio di capelli ultimo grido. Non c’è più una panza fuori posto, un abitino sgraziato, un occhio storto, uno sguardo da maniaco. Un’idea estetizzante delle comparse che stupisce per elegante puntiglio al passo pubblicitario ed iconico coi tempi. Negli Stati Uniti nel primo weekend d’uscita (27 luglio) ha superato i precedenti episodi (61 milioni e 500mila dollari). In Italia esce il 29 agosto.