Scuola

Beni culturali, il ministro Bonisoli propone di impiegare al Mibac gli esuberi del Miur. Ma tra le categorie è polemica

Il titolare dei Beni Culturali lancia l'idea di attingere alla vasta platea di personale in esubero dell'Istruzione per fare fronte alle carenze nelle strutture della cultura italiana, dalle soprintendenze agli archivi. Ma sia da una parte che dall'altra i professionisti protestano. E manca chiarezza su chi potrebbe rientrare nel progetto

Biblioteche ed archivi sono a rischio chiusura per mancanza di profili professionali specifici? Diverse aree archeologiche e musei sono in crescente difficoltà perché da tempo sottorganico e le Soprintendenze faticano a svolgere il loro lavoro a causa del personale insufficiente? Al problema, noto da anni ma sostanzialmente irrisolto, prova a dare una risposta il ministro Bonisoli. Pensando a nuove corpose assunzioni. Almeno 6mila posti di personale tecnico-scientifico. Ma anche immaginando di coinvolgere il mondo della scuola.

“In alcuni ministeri ci sono degli esuberi in posizioni e funzioni che a noi interessano: il Miur in alcune Regioni ha, nelle graduatorie per l’insegnamento, persone in esubero che sono laureate, molto motivate sui temi di cui ci occupiamo (archivi, storia dell’arte, ma anche laureati in Legge)”, ha spiegato il ministro rispondendo, recentemente, alle domande di deputati e senatori delle commissioni Cultura riunite di Camera e Senato.

Insomma una sorta di osmosi tra Miur e Mibac, nel tentativo di riequilibrare una situazione complessa. Da una parte fornendo la possibilità di un lavoro e dall’altro assicurando forze nuove a strutture in affanno. “Se io riesco a prendere persone che vivono di supplenze, o comunque ad alto tasso di precarietà, poiché di fatto le graduatorie sono bloccate, e riesco a dare a chi vuole la possibilità di lavorare per noi in alcune zone, mi sembra una cosa opportuna”, ha detto ancora Bonisoli, chiarendo il progetto e la collaborazione con il Ministero della pubblica istruzione. Progetto, evidentemente embrionale. Più un’idea, forse, che un vero e proprio progetto. Idea persino un po’ rischiosa, considerando i chiarimenti che fornisce l’ufficio stampa del Mibac. Il vero nodo della questione è chi sono gli insegnanti che potrebbero beneficiare dell’iniziativa. Anche il mondo della scuola è in subbuglio, a dispetto della “buona scuola” promessa dal governo Renzi. Le questioni si sommano, intrecciandosi. Con molti nuovi assunti in sedi assegnate lontanissime dalla residenza e poi l’esercito quasi sterminato dei precari. Soprattutto quelli cosiddetti di terza fascia. Ogni anno, immancabilmente, in attesa di una sistemazione temporanea. Il ministro Bonisoli fa riferimento a “persone che vivono di supplenze, o comunque ad alto tasso di precarietà, poiché di fatto le graduatorie sono bloccate”. Insomma, precari. Ma dall’ufficio stampa del Mibac riferiscono che l’iniziativa è rivolta esclusivamente ad insegnanti “utilizzati a tempo indeterminato, in esubero”. Non è chiaramente lo stesso.

In attesa del promesso “tavolo con i colleghi del Miur” che potrà chiarire modalità, tempi e soprattutto oggetto dell’iniziativa, ci sono le reazioni. Quelle che provengono dai settori nei quali dovrebbero trovare utilizzo i professori. Perché se il mondo della scuola é un concentrato di criticità, quello dei Beni Culturali non è da meno. Precari a non finire da una parte e dall’altra. “Il percorso per diventare insegnante e quello per diventare funzionario o dipendente Mibac non hanno nulla in comune per quanto riguarda la quantità di titoli e competenze richieste. E ci auguriamo che il Ministro ne tenga conto”, la presa di posizione di “Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”, la sigla che dal 2015 cerca di cambiare la realtà lavorativa del settore.

“Siamo sorpresi che alla penuria conclamata di professionisti bibliotecari si pensi di far fronte utilizzando profili completamente diversi. Ci chiediamo se Lei sia al corrente degli anni di formazione specifica, di base e avanzata, necessari in tutti i paesi civili per diventare bibliotecario, e se sia al corrente dei tanti bibliotecari italiani provvisti di curricula eccellenti che lavorano nelle biblioteche italiane da precari, spesso con contratti da fame”, rincara la dose Rosa Maiello, Presidente dell’Associazione italiane biblioteche. Poi Assotecnici, l’Associazione Nazionale dei Tecnici per la Tutela dei beni Culturali, Ambientali e Paesaggistici, spera ancora che si tratti di una boutade, ma “nel caso non siamo ovviamente favorevoli”.