Società

La mia vita è una vera pacchia. Reportage dal mondo di un privilegiato

In questo blog parlo spesso in prima persona, ad alcuni può sembrare un atto narcisistico, invece è solo una forma di umiltà: l’unica cosa che conosco sono i miei pensieri.

Ora vi descrivo la vita di un privilegiato, la mia. La mattina punto la sveglia a casaccio, non ho impegni lavorativi di alcun tipo. Appena sveglio faccio una colazione abbondante, poi torno immediatamente a letto perché inzuppare biscotti mi affatica. A letto cerco di ritrovare qualche sogno dimenticato sotto il cuscino, ci resto fino a quando una vocina mi dice: “Ricky, l’uomo ha raggiunto la posizione eretta anche per te, non fare il pigro, alzati e cammina”.

Mi alzo e cammino. Esco fuori a bere un caffè, compro le sigarette, mi faccio cambiare i pacchetti con le immagini più disturbanti, le mie preferite sono quelle con il bambino che ha al posto del ciucciotto una sigaretta e quelle in cui si vede un uomo in crisi per una mancata erezione. Sono le mie preferite perché non ho figli e il mio organo riproduttivo funziona che è una meraviglia, quindi non mi creano ansia. Dopo il caffè faccio la spesa, dopo la spesa torno a casa.

A casa accendo il computer e scrivo poesie, aforismi e post per il mio blog su Il Fatto Quotidiano. Scrivo ascoltando la musica, senza musica perderei subito la voglia di vivere. Quasi ogni giorno accendo la videocamera, la punto su di me per raccontarmi, altre volte esco per raccontare la realtà che vedo e gli altri, torno a casa e monto le immagini, poi le carico sul mio canale YouTube. Questa è l’attività creativa, quella ricreativa è fatta di tante letture e di pranzetti e cenette con amici che mi vengono a trovare.

Non sono sposato, ogni due settimane viene da me una donna che ha la bontà di trovare simpatico il mio apparato genitale. Due volte al mese io e mio fratello andiamo al mare a trovare nostra mamma che vive a Montignoso, in Toscana. In estate frequentiamo uno stabilimento balneare molto chic che si chiama Sunset, al Cinquale. Il Sunset ha una piscina dove faccio qualche bracciata per illudermi di tenermi in forma, il mare tendo a snobbarlo per una mia fobia verso le meduse, ma ogni tanto mi faccio coraggio e mi tuffo anche nel mare.

Al Sunset si mangia benissimo, gli spaghetti alle vongole sono una delizia, il personale è gentilissimo e preparato. C’è anche la possibilità di mangiare sotto le tende (al Sunset non abbiamo ombrelloni, sono troppo proletari), il personale porta con solerzia deambulante spaghetti, tagliate di tonno e composte di frutta proprio sotto la tenda, dove un nebulizzatore aiuta a sopportare il caldo. Ogni cabina ha la doccia, volendo si può fare l’amore in cabina e poi farsi una bella doccia. Il Sunset organizza serate a tema, sfilate di moda, apericena sulla battigia con dj set, fuochi d’artificio e altre cosette amene di questo tipo. Non si sta male al Sunset.

Con i venditori ambulanti ho un ottimo rapporto, compro libri sulla schiavitù, poesie di Senghor, ricette africane, qualche braccialetto di pelle, ed è sempre un’occasione per fare quattro chiacchiere gradevoli. Ci sono anche delle orientali che fanno massaggi sul lettino ma rifiuto sempre perché per fortuna ho ancora l’erezione facile. Avrete capito che la mia vita è una vera pacchia. Vi stupirò: non sono un egoista. Vorrei che la pacchia si estendesse a tutto il genere umano, secondo me se l’umanità smettesse di spendere soldi per gli armamenti, potremmo stare tutti bene a questo mondo, non trovate?

Come diceva il comico Bill Hicks, la vita è solo un giro di giostra, dobbiamo scegliere sempre tra paura e amore, se scegliamo la paura, scegliamo le armi e serrature più grandi delle nostre porte, se scegliamo l’amore, scegliamo di sentirci tutti fratelli, di vivere in armonia e di esplorare lo spazio sia interiore che esteriore, compreso il cosmo.

Io scelgo l’amore e la pacchia. Non ho armi, a parte un temperamatite a forma di naso, la porta di casa mia la chiudo solo perché ho paura degli italiani, non certo dei migranti. I migranti non hanno mai avuto la scortesia di annegare qui al Sunset, ecco perché ho fatto questo film che allego al pezzo di oggi, l’ho fatto per riconoscenza e perché un piccolo senso di colpa vagola nel mio spirito e io non amo i sensi di colpa, li detesto, i sensi di colpa mi guastano la pacchia, non mi fanno sentire in pace: non gusterei più gli spaghetti alle vongole. E ora ditemi se non sono un altruista! Chi è senza pacchia scagli la prima vongola. Amen.