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Grecia, le grida di dolore del Tempio di Ercole. Tra degrado e storia calpestata

Non solo tagli alle pensioni (sette in totale), al welfare, alla sicurezza o alla sanità, con sforbiciate del 50% in più di un lustro di cura dei creditori internazionali. Ma anche la cultura è stata pesantemente azzoppata dall’austerità imposta alla Grecia dalla troika in questi anni di crisi economica.

L’esempio del tempio dove vi fu il rogo di Ercole lo dimostra: siamo ad un’altezza di 1500 metri, vicino al comune di Pavliani nella Grecia centrale, in una regione molto densa di vicende storiche, dominazioni e passaggio di popoli strategici come Driopi, Pelasgi, Achei, Greci, Locri, Dori, Lelegi, Eniani, Maliei. Qui abbondano figure di assoluta rilevanza come Ercole, Deucalione, Pirra, Anfizione, Achille, Patroclo, Ea, Filottete. Qui nacque Ercole, famoso per le dodici fatiche, il cui figlio Lamios fondò la cittadina di Lamia, che tra l’altro ospita anche un altro curvone della storia come la Battaglia delle Termopili con la piana dove si distinsero Leonida e i suoi 300.

Il Tempio di Ercole, ovviamente unico al mondo, è ridotto a pochi massi: è deserto e circondato da sterco di vacche che vi pascolano. La struttura che un tempo ospitava un piccolo museo e una stanza per il custode è fatiscente. Nessuna indicazione stradale, se non una piccola insegna all’esterno, corrosa dalla ruggine. Tutto è in completo abbandono, finanche i grandi massi che componevano il Tempio che qualche pastore, forse per rispetto verso la storia della propria civiltà, ha riunito sotto un albero al riparo (almeno) dalla pioggia.

Tutto intorno profuma di storia, con un corollario di bellezze naturali da togliere il fiato. Siamo nel Parco nazionale di Iti, che arriva a 2mila metri di altezza, tra le cinque vette più belle d’Europa, tra grotte grandi quanto due campi di calcio, specie rarissime di flora e fauna, gatti selvatici, orsi e lupi. È ferragosto, ma la temperatura è di 13 gradi. In una di queste grotte si dice che abbia pernottato per poche ore anche Alessandro Magno, che dalla sua Macedonia ispezionò la zona alla ricerca di altri soldati. E prima ancora per recarsi in Epiro, dove vivevano alcuni suoi parenti, in occasione di una grossa lite con suo padre, re Filippo, che lo portò a vivere alcuni mesi lontano da Pella e dal palazzo reale.

Ai piedi del Tempio c’è la cascata dove Ercole si immergeva. L’intera zona è ricca di sorgenti termali, ma solo adesso qualche stabilimento inizia a organizzarsi. Alla sorgente delle Termopili, le cosiddette “Cataractes” con l’acqua che arriva ad una temperatura di 38 gradi, mancano finanche le indicazioni per chi proviene dall’autostrada, mentre il governo vi ha realizzato un doppio hotspot per 500 migranti, tra camion che fanno sosta per la notte e grovigli di zanzare.

Tornando a Ercole, spicca l’assurdità di tale abbandono, principalmente per due motivi.

1. Il primo di carattere socio-culturale: lasciare calpestare dal tempo e dall’indifferenza un luogo così unico e magico è da folli. Senza memoria non c’è futuro, senza consapevolezza di una storia così immensa davvero non vi è speranza che le giovani generazioni possano invertire la rotta. Persino alcuni residenti locali non sapevano dove fosse il luogo dove Ercole decise di andare a morire, dopo essersi ammalato di sclerodermia e dove fece realizzare quel Tempio. Sarebbero bastati alcuni fondi europei, che invece in Grecia sono stati malamente persi, come ho raccontato nel mio pamphlet Greco-Eroe d’Europa (2014), per evitare questo scempio.

2. Il secondo di carattere turistico e quindi economico. Un luogo del genere, unico al mondo, se riabilitato, potrebbe attirare migliaia di visitatori da tutti i continenti. Certo, nessuno auspica migliaia di alberghi, ristoranti o caffè a deturpare la natura ma una progettazione sostenibile legata alla storia sì. Ma a patto di avere una classe dirigente non solo formata al business legato al turismo, ma finanche alla conoscenza della propria storia. Che in Grecia non c’è.

twitter@FDepalo