Lobby

Torri tv, mentre il governo esita sulle nomine in Cassa Depositi Mediaset si accasa con il fondo F2i

Il fondo italiano per le infrastrutture che ha fra i principali sponsor la Cdp, controllata a sua volta dal Tesoro, farà la parte del leone nell'operazione che arriva a ridosso dell'asta per le frequenze 5G

Approfittando della lentezza con cui la politica decide il rinnovo dei vertici della Cassa Depositi e Prestiti, la famiglia Berlusconi tenta di mettere a posto un altro importante tassello del suo impero. È in questo contesto che nei giorni scorsi Mediaset ha lanciato un’offerta da 1,6 miliardi sulle torri televisive di Ei Towers insieme a F2i, il fondo italiano per le infrastrutture che ha fra i principali sponsor la Cassa Depositi e Prestiti, controllata a sua volta dal Tesoro. Dopo l’addio della Fininvest al Milan e lo stop a Vivendi, i Berlusconi hanno così deciso di togliere dal mercato Ei Towers offrendo, assieme a F2i, 57 euro per azione, circa il 19% in più rispetto alle quotazioni di mercato nel giorno antecedente l’annuncio. Con questa mossa, Mediaset ha riacceso il risiko delle torri proprio mentre in arrivo c’è anche l’asta per le frequenze 5G. Lo riaccende perché, alla fine dei giochi, Mediaset manterrà il suo 40%, ma, se tutto filerà per il verso giusto, sarà F2i a controllare la società con il 60%, attualmente in Borsa. E la quota di Cologno si sarà apprezzata notevolmente.

“Il business delle torri di trasmissione riveste un ruolo strutturale in quello delle televisioni”, ha precisato Mediaset in una nota dove si evidenzia che Cologno Monzese intende presidiare il segmento della tv generalista. Quello cioè che porta al Biscione 2 miliardi di pubblicità (dato 2017), progressivamente erosi dall’avanzata web che innervosisce non poco Cologno Monzese. Ma se le torri sono così importanti, allora perché lasciare il pallino in mano a F2i? L’idea di fondo è che, con Silvio Berlusconi più defilato dalla scena politica, possa tornare d’attualità il progetto del polo delle torri televisive che Ei Towers aveva già tentato di realizzare con l’offerta su Rai Way lanciata nel 2015. All’epoca l’operazione non andò in porto perché per legge la maggioranza del capitale di Rai Way deve restare in mano pubblica, mentre le nozze con Ei Towers avrebbero generato un’azienda in cui Mediaset sarebbe stata prevalente.

Tuttavia Ei Towers non si è mai rassegnata all’ipotesi di restare da sola come testimonia il fatto che lo scorso febbraio l’azienda ha presentato un’offerta per Persidera, gruppo che racchiude le torri di telefonia di Tim. Del resto, l’esperienza di Paesi vicini come la Francia, dimostrano che sul mercato nazionale c’è posto per un solo operatore di torri. Diverso è però il discorso se quelle stesse torri possono anche essere utilizzate per il 5G, la nuova tecnologia che velocizzerà internet sui telefonini. Già al momento, del resto, oltre alle torri televisive (circa 2300), Ei Towers ha anche un migliaio di infrastrutture nella telefonia. Inoltre possiede 6mila chilometri di fibra e ha già investito nel rafforzamento della rete 5G le cui frequenze verranno assegnate con un’asta entro fine settembre. Infine, Ei Towers ha anche alcuni accordi con società di bike sharing grazie ai quali potrebbe facilmente posizionare le antennine a servizio del 5G. Insomma, l’azienda su cui punta il fondo infrastrutturale F2i è proiettata sulla costruzione dell’infrastruttura mobile di nuova generazione che interessa anche a Mediaset per veicolare i suoi contenuti. Si tratta di una rete di pregio che, se la politica lo consentirà, potrà allargarsi ulteriormente attraverso le nozze con Rai Way dando vita al campione nazionale del settore.

Al momento, naturalmente, si tratta solo di un’ipotesi di lavoro che tuttavia difficilmente troverebbe l’appoggio del governo gialloverde con la famiglia Berlusconi come principale azionista di Ei Towers. Ecco perchè L’ingresso in gioco di F2i è stato provvidenziale per di Cologno Monzese in vista della valorizzazione di Ei Towers. E della nomina dei nuovi vertici della Cassa Depositi e Prestiti che, tenuto anche conto della partecipazione in Tim e nella rivale Open Fiber, dovranno definire le nuove strategia attorno alle infrastrutture di telecomunicazioni del Paese.