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Revelli a Calenda: “Ha pubblicato suo manifesto politico sul Foglio, non amato dal popolo di sinistra”. “Io sono fiero”

Confronto tra il sociologo e storico Marco Revelli e l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, nel corso di In Onda (La7). Revelli obietta a Calenda: “Lei ha scelto Il Foglio per pubblicare il suo manifesto politico. Non mi sembra il miglior trampolino di lancio, perché è un giornale sicuramente non amato da quello che è stato il popolo di sinistra. E’ il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara, uno di quelli che ha cambiato fronte: da comunista a berlusconiano“. “Era l’unico giornale che mi pubblicava un articolo di quella lunghezza” – ironizza Calenda – “Io invece sono fiero di aver scritto sul Foglio. Non ho chiesto a nessuna altra testata, perché Il Foglio è un giornale di dibattito“. Calenda poi bacchetta ripetutamente il centrosinistra e il suo partito: “Tutti mi hanno detto che sono pessimista. E io gli ho risposto che da un anno e mezzo continuo a dire al Pd di smetterla con la narrazione secondo cui la crisi era dietro le spalle. La sinistra ha raccontato in modo semplificato e ottimistico una storia sulla globalizzazione, sull’innovazione tecnologica, sui grandi colossi come Amazon che col mercato non c’entrano niente e che sono dei predatori. Questo è l’errore disastroso che noi abbiamo fatto al governo. Mentre facevamo cose, secondo me, anche buone” – continua – “abbiamo fatto una narrazione secondo cui la crisi era finita, chi non capiva era un gufo, era tutto a posto, il Paese stava bene, noi saremmo diventati più forti della Germania, l’innovazione tecnologica non era un problema. Tuttavia, non si può passare da una narrazione semplificata e ottimistica a quella di Salvini, di Di Maio e company. E la sinistra non può mettersi a fare il populismo, dicendo che va bene un decreto, come quello di dignità, che fa perdere posti di lavoro. Questa non è sinistra, ma populismo di sinistra“. E aggiunge: “Nel decreto di dignità, ad esempio, oltre al cuneo fiscale, avrei lavorato sulla estensione degli ammortizzatori sociali. E su questo punto il Jobs Act ha sbagliato. Perché non l’abbiamo fatto prima? Io ho fatto una battaglia su questo, ma non ero presidente del Consiglio. All’epoca ero l’ultimo dei viceministri di Scelta Civica. Contavo zero. Il Jobs Act, comunque, ha portato tanti risultati positivi. Poi possiamo pure nasconderci dietro le critiche, perché ci sta antipatico Renzi. Figuriamoci quanto sta simpatico a me, visto che ci ho litigato per una vita