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Fondo monetario europeo, Conte: “Siamo contrari. Toglierebbe potere di decidere le politiche economiche in autonomia”

Il premier ha annunciato il no dell'Italia alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità proposta da Francia e Germania: "Non vogliamo pericolose duplicazioni con i compiti della Commissione europea per la sorveglianza fiscale, che rischierebbero di delegittimare la base democratica di funzioni essenziali per la stabilità finanziaria"

L’Italia si opporrà alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità proposta da Francia e Germania. Perché la creazione di una sorta di Fondo Monetario Europeo con ampi poteri di monitoraggio sui conti pubblici nazionali finirebbe per “costringere alcuni paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti, con sostanziale esautorazione del potere di elaborare, in autonomia, politiche economiche efficaci”. Ad annunciarlo è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlando in Aula alla Camera del vertice Ue di giovedì e venerdì.

“Non vogliamo un Fondo Monetario Europeo che, lungi dall’operare con finalità perequative, finisca per costringere alcuni paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti”, ha spiegato il premier. “Siamo contrari ad ogni rigidità nella riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, soprattutto perché nuovi vincoli al processo di ristrutturazione del debito potrebbero contribuire, proprio essi, all’instabilità finanziaria anziché prevenirla. Non vogliamo pericolose duplicazioni con i compiti della Commissione europea per la sorveglianza fiscale, che rischierebbero peraltro di delegittimare la base democratica di queste funzioni essenziali per la stabilita’ finanziaria”.

Il riferimento è al progetto condiviso da Angela Merkel ed Emmanuel Macron durante il vertice di Meseberg del 20 giugno. Il potenziamento del Mes proposto dai due leader prevede che il nuovo strumento abbia anche la capacità di valutare la situazione economica complessiva degli Stati d possa fornire assistenza per evitare che un Paese perda accesso al mercato. In quel caso però lo Stato dovrebbe impegnarsi alla cosiddetta “condizionalità“, una serie di impegni sui conti. Stile memorandum della troika. Di qui le preoccupazioni dei Paesi del Sud che temono che il risultato sia la fine della flessibilità di fatto garantita dalla Commissione in favore di un’architettura molto più rigida.

Il deputato di Liberi e Uguali Stefano Fassina ha commentato definendo “pienamente condivisibili le posizioni espresse dal presidente Conte sulle proposte di “riforma” dell’Unione monetaria europea ispirate ai punti contenuti nella Dichiarazione di Meseberg, sottoscritta dalla Cancelliera Merkel e dal Presidente Macron la settimana scorsa. L’Italia non può acconsentire a modifiche del Fondo Europeo di Stabilità che aprono lo scenario della ristrutturazione dei debiti pubblici e zavorrano la capacità di credito delle banche dei Paesi più esposti sul fronte del debito pubblico”.