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Jack Ma, il proprietario di Alibaba ha studiato Olivetti per diventare milionario

54 anni e non li dimostra. Magro. Ha una faccia unica, indimenticabile. Senza età. Bocciato quattro volte all’esame di ammissione all’università. Studi umanistici e laurea in lingua inglese che aveva imparato da solo per nove anni, sin da ragazzo, ascoltando la radio, andando a parlare con i turisti ospiti dell’albergo internazionale della sua città, facendo la guida turistica perché la sua famiglia era semplicemente povera. Una delle turiste gli diede il nome inglese Jack: quello suo cinese era troppo difficile da pronunciare.

Una volta ottenuto l’agognato diploma – lui solo dei 500 laureati del suo corso – viene selezionato per insegnare all’università. Per sei anni è professore associato all’Università Hangzhou Dianzi e per sei volte viene nominato dagli studenti insegnante dell’anno. Rifiutato 10 volte da Harvard si diploma alla Cheung Kong graduate school of business. Cerca lavoro. Spedisce 30 candidature e colleziona 30 rifiuti. Anno 1995. Accompagna come traduttore una delegazione cinese in Usa e scopre Internet. Tornato a casa, nell’aprile dello stesso anno, con 20mila dollari suoi e di amici fonda la sua prima azienda che costruisce siti web. Oggi ha un capitale personale di 42,4 miliardi di dollari.

Stiamo parlando di Jack Ma – o meglio Mǎ Yún, in mandarino云 – fondatore e presidente esecutivo di una collezione di aziende che formano il gruppo Alibaba. Cifra d’affari complessiva nel 2017: 23,5 miliardi di dollari. Non male.

Non c’è una foto dove non sorride. L’anno scorso, alla festa per il 18° compleanno della sua azienda si è presentato sul palco cavalcando una Harley Davidson. Quando ha iniziato a danzare sulle note di Thriller vestito come Michael Jackson i suoi 50mila e 92 dipendenti sono andati in visibilio. Fortune lo ha posizionato al secondo posto del suo elenco annuale dei 50 leader più importanti al mondo. A lui importa poco o nulla. Non gli importa troppo del denaro visto che ha dato almeno 3 miliardi di dollari in beneficenza. Personaggio unico e  originale? Certamente se lo si guarda al presente. Se invece si guarda alla storia allora la risposta è negativa perché ha molti, troppi punti in comune con un grandissimo uomo italiano (lui sì unico), che se lo avessero ascoltato, se avesse avuto il tempo di far attecchire la sua etica e i suoi valori, l’Italia sarebbe oggi un Paese molto diverso e di certo migliore: Adriano Olivetti.

Olivetti considerava il lavoro un valore esistenziale ed etico, gli attribuiva peso sociale, non lo considerava semplice prestazione o profitto. Jack Ma invece pure: “Le business school insegnano molte cose su come fare soldi, ma se volete gestire un’azienda la chiave del successo è in primo luogo generare valore, poi servire qualcuno, aiutare gli altri; (…) al primo posto vengono i clienti, poi le maestranze, gli azionisti al terzo; (…) devi consentire ad altri di avere potere; devi delegare responsabilità; essere sicuro che le persone con cui lavori siano migliori di te. Allora avrai successo”.

Olivetti aveva intuito l’importanza del “glocalismo”, ovvero basare la strategia d’impresa sul riconoscimento della storia, tradizione, cultura del territorio. “Facendo la guida” – racconta Ma – “ciò che apprendevo dal turista straniero era così diverso da quello che imparavo da quello ‘indigeno‘ da chiedermi se fosse o meno vero quello che dicevano: ho allenato la mia mente a cercare di riconoscere il vero dal falso”.

Olivetti considerava l’economia, la produzione, il profitto come mezzi di evoluzione spirituale. Non poteva esserci impresa senza spiritualità. Dice Jack Ma: “Applico la filosofia del tai chi al mondo degli affari; se c’è un problema mi dico: ‘calmati, c’è sempre una via d’uscita, non perdere il tuo equilibrio e nel frattempo non cercare di uccidere i competitori’”.

Per Olivetti scienza, tecnologia, ricerca, innovazione sono sempre e comunque al servizio dell’uomo come deve essere sempre presente un’equa redistribuzione della ricchezza prodotta. Secondo Ma “le business school insegnano molte cose su come fare soldi, (…) la chiave del successo è generare valore, servire qualcuno e aiutare gli altri; (…) le macchine sono in grado di fare cose, solo le persone hanno la saggezza che deriva dall’esperienza. Le persone sagge sanno cosa non vogliono, le altre cosa vogliono; (…) mai arrendersi! Oggi è scuro, domani sarà peggio, ma dopodomani ci sarà il sole. Se dopodomani gettate la spugna, non vedrete mai la luce del sole”.

Continuate voi l’esercizio di confronto. Il Web e un motore di ricerca sono tutto quello che serve, insieme a un po’ di tempo e la voglia di farlo. Cercate l’elenco dei valori di Adriano Olivetti stilato da Alberto Peretti su Genius Faber e confrontatelo con le dichiarazioni di Jack Ma. Scoprirete (parafrasando Agatha Christie) che una coincidenza è casuale, due sono un indizio, tre una certezza. In questo caso le coincidenze sono talmente tante da chiedersi se e quanto Jack Ma abbia studiato Adriano Olivetti.

Altra ipotesi. Si ha a che fare con due persone illuminate e di genio che vivono un periodo di sviluppo dei rispettivi Paesi molto simile. L’Italia della fine degli anni 50 e la Cina di oggi hanno molti punti in comune. Entrambe escono da un periodo di grande difficoltà, con un importante cambiamento generazionale, un governo molto stabile, una forte presenza dello Stato nell’economia, un mondo in grande evoluzione e massicce ondate di innovazione. Dato un sistema complesso, la risposta ottima, per definizione è unica. Non deve sorprendere che la loro di risposta sia quasi identica.

Su un altro punto Olivetti e Ma sono perfettamente allineati, ovvero sul tema dell’educazione e della formazione. Ne parliamo, se la cosa vi è gradita, in una prossima puntata, perché stretta è la soglia (non la foglia!), larga è la via, dite la vostra che io ho detto la mia. In altre parole non ho più spazio. Ni hao.