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Egitto, l’isolamento come forma di tortura. I detenuti non vedono le famiglie per anni

Un nuovo rapporto diffuso oggi da Amnesty International rivela che in Egitto le persone detenute con accuse politicamente motivate sono sottoposte a lunghi periodi d’isolamento, a volte di parecchi anni: una prassi che equivale alla tortura.

Il rapporto esamina la situazione di 36 prigionieri detenuti in isolamento prolungato, sei dei quali isolati illegalmente dal mondo esterno sin dal 2013.

Oggetto della ricerca sono state 14 prigioni in sette diversi governatorati nei quali dal 2013 le forze di sicurezza hanno arrestato migliaia di persone per motivi politici: tra queste, le diverse sezioni della struttura detentiva di Tora, a sud de Il Cairo, compresa quella di massima sicurezza conosciuta come al-Aqrab, “lo scorpione”. Venti dei 36 prigionieri di cui si occupa il rapporto sono detenuti nel complesso penitenziario di Tora.

Tutti i casi di cui si è occupata Amnesty International presentano tratti comuni: isolamento per oltre 22 ore al giorno, 30 o 60 minuti al massimo di esercizio fisico, divieto di contatti con altri prigionieri, divieto di visite regolari da parte dei familiari (un detenuto non vede i familiari dall’ottobre 2016), mancanza d’informazioni su quando terminerà l’isolamento e dunque nessuna speranza sulla sua sospensione.

Talvolta l’isolamento è anche usato per indurre i detenuti a confessare o come misura disciplinare nei confronti dei prigionieri che protestano per i maltrattamenti subiti, ma nella maggior parte dei casi è una punizione “extra” per ciò che i detenuti facevano prima di essere arrestati.

La sofferenza fisica e psicologica intenzionalmente inflitta nei loro confronti dà luogo ad attacchi di panico, paranoia, ipersensibilità agli stimoli e difficoltà di concentrazione e di memoria. Ex prigionieri che hanno trascorso lunghi periodi di tempo in isolamento hanno raccontato che quest’esperienza ha avuto un effetto psicologicamente devastante: quando venivano trasferiti nelle celle comuni soffrivano di depressione e insonnia e non volevano socializzare né parlare con gli altri detenuti.

Il 16 aprile Amnesty International ha sottoposto alle autorità egiziane un memorandum contenente una sintesi dei contenuti delle sue ricerche.

Il 3 maggio il governo ha risposto in modo elusivo, ricorrendo a un’artificiosa distinzione tra celle d’isolamento e “celle individuali” e fornendo un dato preoccupante, che conferma l’inadeguatezza della supervisione giudiziaria sulle carceri: nel 2017, la procura ha effettuato 15 ispezioni in altrettante prigioni. In tutto l’Egitto i centri di detenzione sono 185. L’altro organismo di monitoraggio sulle carceri, il Consiglio nazionale per i diritti umani, ha condotto solo 18 ispezioni dal 2013 al 2016.