Cinema

Loro 1, il film più berlusconiano di Paolo Sorrentino

Loro 1, l’ultimo film di Paolo Sorrentino, non è un film su Silvio Berlusconi: è un film fortemente, profondamente, radicalmente berlusconiano. Non fatevi ingannare neppure dal titolo, anch’esso un po’ paraculo. Nel film, un personaggio lo spiega così: loro significa quelli che contano. Macché, il film parla di noi, pretendendo pure di mostrarci come ci siamo ridotti.

Peccato che a mostrarcelo sia uno di loro, caduto anche lui – come B., Vittorio Feltri e molti altri vip – nell’imitazione della loro imitazione da parte di Maurizio Crozza. Al punto da venderci mezzo film, Loro 1, appunto, al prezzo di uno; e io che ero andato a vederlo, travestito da critico, solo perché pensavo costasse la metà. Un mezzo film, oltretutto, nel quale il protagonista arriva solo alla fine ed è tanto simile all’ormai cadaverico originale da disperdere con la sua sola apparizione tutta la vitalità posticcia che reggeva il film sino ad allora.

Una cosa è certa: solo un berlusconiano doc, un berlusconiano nell’anima, poteva smuovere tutto quel pigia-pigia di tette e culi che riempie lo schermo per tre quarti del film. Dove il protagonista indiscusso non è B. – solo evocato da tutti – ma Gianpaolo Tarantini (un Riccardo Scamarcio tragicamente in parte), l’aspirante procurador de putas di B. – ci sarebbe anche infatti (lo dico per gli appassionati) un’altra protagonista: la gnagnera, che però è l’unica parte del corpo femminile che nel film non si vede: ma sicuramente Loro 2 rimedierà – che si allena nelle natie Puglie procurandole agli appaltatori di mense scolastiche sino all’ideona che gli permetterà di svoltare: organizzare cene eleganti (si fa per dire) proprio davanti alla villa sarda di B. Come a dire: la colpa non è di B., poverino, siamo noi italiani (e italiane) che ce lo siamo voluti.

B. (interpretato da un Toni Servillo ligneo come l’originale), però, manco se ne accorge di tutto quel trapestio sotto le sue finestre, impegnato com’è a riconquistare un’ormai gelida Veronica Lario a sua volta sempre impegnata a leggere libri Adelphi, dunque pronta per il passo successivo: il prof. Massimo Cacciari, poveretta; che, fra parentesi, spero ci sia pure lui in Loro 2, per passare finalmente dal soft al hard.

Sicché il messaggio finale diventa il seguente: proprio come Aristotele aveva capito che le cose utili (il denaro) servono solo per le cose belle (sempre quella), così B. (che non a caso filosofeggia come Cacciari e grazie che poi è finita come doveva finire, mettetevi un po’ nei panni di Veronica). Anche Sorrentino, del resto, bisogna capirlo: tette e culi, culi e tette, cosa non si fa per la (Grande) bellezza. Ma questo è un altro Oscar.