Politica

Elezioni Friuli Venezia Giulia, la lezione dell’oste per M5s

“Alex, io ero convinto. Li ho votati e sostenuti ma Giggino si sta dimostrando uguale agli altri. Vuole solo la poltrona. Ma te pare che oggi vanno con la Lega e domani con il Pd. Allora so come le mignotte!”. Preparatevi: dopo il crollo del M5s in Friuli Venezia Giulia i commentatori della politica saranno pronti a fare analisi e contro-analisi. Tireranno in ballo l’economia, la Legge elettorale, parleranno con il solito dizionario colmo di “ismi”, proveranno a far passare Salvini come un vero leader stratega, uno statista, l’unico che ha davvero vinto.

Io vi affido l’analisi di Nando, l’oste che incontro ogni venerdì sera a Roma, in una trattoria della prima periferia della capitale. Uno dei tanti. Uno dei tanti che non ha alcuna tessera in tasca perché il Movimento 5 stelle ha raccolto proprio chi è allergico a qualsiasi rituale e cerimonia da partito. Sono loro, non tanto gli iscritti, che possono spostare da un momento all’altro il trionfo dei 5 Stelle. Sono quelli come il mio amico oste che dovrebbero fare da termometro ai vertici del Movimento che ormai non rispondono più nemmeno ad un sms inviato da un sostenitore.

Nando era uno di quelli convinti fino alla scorsa settimana. Durante la campagna elettorale, ogni venerdì avevamo appuntamento fisso. Io pizza Margherita e birretta, lui trenta minuti per fare il punto della situazione. Poi sono arrivate le elezioni, la vittoria. Nando era felicissimo. La settimana dopo ce l’aveva con la Legge elettorale, con quei “maledetti” che l’hanno fatta così per “metterlo… ai Cinquestelle”. Sette giorni dopo i primi sentimenti di delusione: “Andiamo al voto, al voto. Giggino solo questo ora deve volere”. Venerdì scorso l’amarezza dettate dalle parole che ho scritto nell’incipit di questo post.

Il risultato elettorale del Friuli Venezia Giulia è la fotografia netta dei tanti Nando. Il Movimento magari sta facendo tutto il possibile per trovare una soluzione che permetta un cambiamento. Può essere. Il linguaggio parlamentare è più complesso di quello che vede Nando dalla sua osteria ma la narrazione fatta nelle ultime settimane dai Cinquestelle non piace. La storia del “contratto” non ha convinto: ha a che fare con un linguaggio sindacalese, lontano dalla gente. Nemmeno l’iconografia di Fico che va al Quirinale a piedi attorniato da uomini delle forze dell’ordine non è piaciuta. Il popolo dei Cinquestelle quando pensa al Movimento ha in testa la foto di Sandro Pertini che cammina tra la gente. Altri tempi, certo, ma questo è quello che la gente sogna ancora e quello per il quale ha votato: la speranza, il sogno.

Oggi (30 aprile) Giggino dalla sua pagina Facebook, dopo i dati del Friuli, sembra aver cambiato atteggiamento: “Tutti parlano di inserire un ballottaggio nella legge elettorale, ma il ballottaggio sono le prossime elezioni. Quindi dico a Salvini, adesso chiediamo insieme di andare a votare, e facciamolo finalmente questo secondo turno a giugno. Visto che i partiti hanno paura del cambiamento. Allora facciamo scegliere ai cittadini tra rivoluzione e restaurazione”.
Un cambio repentino. Uno scatto come quello di certi corridori che si vedono sorpassare dall’avversario a pochi metri dalla linea del traguardo.
Chissà che ne penserà Nando.