Cultura

L’inarrestabile ascesa del fantasy italiano

Durante gli ultimi anni il fantasy in Italia ha aumentato il suo appeal, coinvolgendo un numero sempre maggiore di lettori e spingendo editori, finora distanti dalle atmosfere di padre Tolkien, a intraprendere la via della magia. Tra i segni dell’inversione di rotta ricordiamo l’incursione di Laterza tra i finalisti dell’ultimo Premio Strega con La Stanza Segretai pesi massimi come Licia Troisi o Marco Evangelisti, che ci rappresentano all’estero da anni con numeri importanti o, piaccia o non piaccia, quella Silvana de Mari che oltralpe è l’autrice italiana più venduta dopo Camilleri.

E come non menzionare la Bonelli, che sta ottenendo ottimi risultati con la serie di Dragonero, a cura di Stefano Vietti e Luca Enoch che, nata come libro a fumetti ed evoluta in forma di romanzo vero e proprio, si è infine imposta come collana mensile dando poi vita a una serie di spin-off tra i quali spicca un’inedita testata destinata alla fascia young. Fa sensazione l’avvenuto sbarco nel genere da parte di E/O con l’attesissimo Fidanzati dell’Inverno che certifica lo sdoganamento definitivo del fantasy come genere se non di spicco, almeno di eguale dignità rispetto agli altri.

Nato col genere umano in forma di miti, religioni e testi sacri, il fantasy ha covato all’interno dell’immaginario per secoli come meraviglioso, per poi assumere forma vera e propria nell’opera di Tolkien. Il successo de Il Signore degli Anelli tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, in un momento storico in cui si raccoglievano i cocci del sogno americano, si deve a quei milioni di persone che, per evadere dalla mancanza di certezze nel futuro non scelsero viaggi lisergici, o in oriente, o dentro una dimensione di attivismo politico anche violento, ma si incamminarono per la Terra di Mezzo, permettendo di sperimentare una possente evasione restando comodamente sul divano.

Decenni dopo, il successo transgenerazionale di Harry Potter può in parte essere ricondotto alle medesime ragioni, se si pensa agli eventi avvenuti tra il 1997 e il 2007 come la crisi economica o l’attentato alle Torri Gemelle. Il successo della Rowling ha trainato nelle librerie molte nuove proposte, a volte insoddisfacenti o superflue, ma anche tantissima scelta. Tuttavia fantasy non vuol per forza dire grandioso o fatato. A fare la differenza ormai, in un mercato invaso da titoli clonati, sono le sfumature, i particolari. E non sempre questi fanno rima con Abracadabra o Hocus Pocus. A volte basta l’atmosfera… Per questo, tra le recenti novità del nostro panorama, mi ha colpito la saga di Magopoli di Enzo Fileno Carabba, edita da Marcos Y Marcos.

In questa vicenda divertente e un po’ straniante, composta da Fuga da Magopoli e Battaglia a Magopoli, si racconta la storia di una Terra che è piatta, di una città in cui tutti sono eccellentissimi maghi e di un ragazzino, Agostino, che non riesce a trasformare nemmeno un girino in una rana. La sua inadeguatezza lo fa soffrire non solo per le delusioni che arreca alla famiglia, ma soprattutto per la paura di essere mandato a fare ripetizioni nel Tritacarne. Quando però i nonni cercano di spiegargli che la Terra è tonda, e che nessuno usa veramente la magia ma fanno tutti ricorso a trucchi nascosti in parrucche o lunghe maniche, Agostino va in crisi, non riuscendo più a capire chi sia pazzo tra i suoi nonni e tutti gli altri.

Quel che è certo è che per vederci chiaro occorre distruggere tutti gli specchicon l’aiuto di chi non crede affatto alla magiaForte dell’amicizia stretta con due fedeli compagni e con alcuni animali come la sua cagna, una piovra affettuosa e un indomito maiale corazzato, Agostino e i suoi dovranno mettere fuori uso la madre di tutti gli specchi per spezzare, in un mix di vicende nonsense ed esilaranti, questa immane allucinazione collettiva. I differenti livelli di lettura fanno della saga di Carabba un prodotto ideale per lettori giovani ma anche esigenti e maturi, che potranno divertirsi a sbucciare l’ardita critica alla nostra società nascosta tra le righe.

Tra bisbigli e atmosfere alla Pupi Avati consiglio fortemente I Lucenti, del misterioso Udovicio Atanagi, edito da Eris Edizioni e illustrato da Akab. Questa storia, che affonda le radici nella tradizione rurale, ci trasporta in un luogo in cui la luce non sembra poter scalfire le ombre neppure di giorno. Il bosco che circonda il paese è antico come il mondo stesso e, al suo interno, pare si nascondano arcani segreti. Molte sono le credenze legate a streghe, mostri e maledizioni e, in un modo o nell’altro, tutte confluiscono nella storia della famiglia Lucenti, potente dinastia di quei luoghi, caduta in disgrazia senza però scomparire completamente. Nelle pozze di fango, lontano dalla normalità dei videogiochi e dal calore delle spensierate estati, si intrecciano le vicende dei giovani Lucio e Mino, amici e nemici, vincolati da un terribile destino. Un piccolo gioiello editoriale che consiglio solo ai lettori più smaliziati. Quelli che, per intenderci, non hanno paura di dormire senza bacchetta.