Politica

Governo, dove sono ora quelli che straparlavano di ‘Grillusconi’?

Dopo l’elezione della Casellati Vien Dal Mare come Presidente del Senato, figlia di una normalissima dialettica politica (ovvero dare una delle due Camere a una delle due forze o coalizioni uscite vincenti), non pochi analfabeti funzionali della politica abbaiarono lividi sostenendo che quella “era l’anteprima di Grillusconi“. Più che una previsione, era una cazzata sesquipedale. E al tempo stesso una speranza pia di molti renziani, usciti devastati dal voto del 4 marzo: evidentemente tifavano affinché esistessero altre forze così scellerate da accettare serenamente l’alleanza con uno che da più di vent’anni svilisce questo paese. Per giorni, io come Travaglio e i colleghi del Fatto (e pochi altri), osammo sostenere che parlare di “Grillusconi” era non meno che delirante, a meno che Di Maio & Soci non intendessero bersi tutto il cervello (e gli elettori) in un colpo solo. Non facevamo altro che asserire una banalità assoluta, ma passavamo comunque per pazzi. O per “grillini” (boom).

La realtà ha dimostrato come non avessimo certo torto, e questo tutto sommato lascia il tempo che trova. Più in generale, dimostra che quando tanti parlano di M5S, continuano troppo spesso a non capirci una beata mazza.

Il Movimento 5 Stelle non può allearsi con Forza Italia, semplicemente perché è nato anzitutto come reazione all’anomalia empia del berlusconismo, a cui – troppo spesso – il centrosinistra dei Violante&D’Alema reagiva con pavidità colpevole. L’Italia è un paese così prossimo al rincoglionimento definitivo che, ormai, pare strano dire di no a Berlusconi e non viceversa. Roba da matti. Trovo anzi che Di Maio, ieri, abbia aperto sin troppo dicendosi disposto a un “appoggio esterno”. Ma “appoggio” de che? Stiamo scherzando? Certo, era uno scenario impossibile, perché B. non fa nulla gratis e figuriamoci se poteva appoggiare un governo Di Maio senza entrarci dentro, ma il leader 5 Stelle non doveva spingersi così avanti. E’ come se Di Maio avesse ciclicamente la fregola di governare a tutti i costi: un’insensatezza.

L’unica strada era e resta un governo (breve e di scopo) tra M5S e Lega: fate due o tre cose, a partire dalla nuova legge elettorale, non rompeteci troppo le palle e poi di nuovo al voto. In fretta: due anni, ma anche molto meno. E basta – b-a-s-t-a – con questa immensa follia del governo col Pd. Quale Pd, se è ancora quasi tutto in mano a quel disastro vivente di Renzi? Certo che sarebbe meglio per i 5 Stelle governare con Emiliano e Cuperlo che non Centinaio e Calderoli. Lo so anch’io. Ma che senso ha parlarne se Emiliano e Cuperlo hanno nel Pd il peso delle cimici liquefatte? Il Pd deve uscire da solo dal suo incubo renziano, al quale invero si è consegnato orrendamente da solo: poi, forse, quando tornerà/diventerà una forza di centrosinistra riformista, potrà esserci dialogo tra Pd e M5S. Ma adesso no: se B. è il male assoluto (cit), Renzi è il nulla assoluto. Un male caricaturale e tragicomicamente ridicolo. Lasciamolo e lasciatelo al suo nulla: politicamente non merita nulla, se non il più doloroso – e dunque per noi divertente – degli oblii.

Nel frattempo, oggi Berlusconi è tornato quello dei bei tempi ed ha spalato tutto il giorno merda sui 5 Stelle. Menomale: potrebbe essere la spinta per uscire da questo stallo pallosissimo. Che Salvini continui col suo no al Pd e si faccia crescere un paio di zebedei. Che i due “vincitori” si accordino per convivere pochi mesi senza accoltellarsi troppo. Che i fautori del “Grillusconi” si diano al curling su sabbia. E che qualcuno porti una volta per tutte Berlusconi alla Fletcher Memorial Home, la casa di riposo inventata nel 1983 dal Mahatma Roger Waters per dittatori falliti e politici bolliti. Accanto al fantasma di McCarthy e a quel che resta di Nixon e Galtieri, Berlusconi ci starebbe benissimo. Quasi come un vecchio soprammobile buttato via per eccesso d’uso e consunzione.