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Roma Metropolitane verso il fallimento: l’ad non firma la convenzione con il Campidoglio per ripianare le perdite

Il numero uno, nominato nel dicembre 2016 da Virginia Raggi, chiede da mesi una ricapitalizzazione. E avrebbe definito “altamente svantaggiosi per la società” i criteri stringenti imposti dal Dipartimento Mobilità, in base ai quali i soldi verrebbero versati solo "alla presentazione di regolare fattura, a titolo di compenso per tutte le attività dell’azienda in qualità di prestatrice del servizio richiesto"

Roma Metropolitane verso il fallimento. La società di proprietà del Comune di Roma che si occupa di appaltare le grandi opere trasportistiche (metropolitane, corridoi della mobilità, linee tranviarie, impianti a fune, ecc) potrebbe vedere portati i propri libri contabili in tribunale fra la giornata di venerdì e quella di martedì prossimo. La decisione è stata presa dall’ad Pasquale Cialdini, che si è rifiutato di firmare la convenzione proposta dall’assessore capitolino alle Partecipate, Alessandro Gennaro, propedeutica a una delibera che avrebbe assegnato alla municipalizzata 19 milioni di euro. Fonti informali del Campidoglio hanno confermato a Ilfattoquotidiano.it che “si stanno predisponendo gli atti per il fallimento”.

Il numero uno di via Tuscolana, nominato nel dicembre 2016 da Virginia Raggi, in un colloquio informale con i suoi dipendenti per gli auguri pasquali avrebbe definito “altamente svantaggiosi per la società” i criteri stringenti imposti dal Dipartimento Mobilità nel nuovo schema di convenzione. In particolare, all’art. 12 comma 1 (Modalità di Pagamento) si prevede che i corrispettivi per le opere da mettere in cantiere nel 2018 “saranno liquidati, alla presentazione di regolare fattura, a titolo di compenso per tutte le attività dell’azienda in qualità di prestatrice del servizio richiesto” da comprovare “con la documentazione attestante l’avvenuta esecuzione delle attività”. Ciò viene interpretato da Cialdini e dal collegio sindacale come una possibile indeterminatezza nei corrispettivi, che porterebbe dunque anche a una incertezza rispetto al pagamento degli stipendi. Nella giornata di giovedì l’ad, vista l’indisponibilità di Gennaro a presentarsi in assemblea dei soci, ha convocato una riunione straordinaria e urgente del cda per esporre la propria decisione ai revisori.

Il braccio di ferro sul destino di Roma Metropolitane va avanti da almeno un anno e mezzo. Inizialmente, Virginia Raggi era decisa a procedere con la liquidazione della società, tanto che nel novembre 2016 l’Assemblea Capitolina votò una mozione dove si impegnava la sindaca a predisporre la chiusura della municipalizzata. La linea è però cambiata con la presa di posizione dell’ex assessore Massimo Colomban, che spingeva per una ristrutturazione dell’azienda, fra i malumori di una parte del gruppo consiliare pentastellato. La delibera sulla riorganizzazione delle partecipate, varata lo scorso anno da Colomban in tandem con il futuro assessore Gennaro, prevedeva quindi lo spacchettamento con una netta divisione fra la parte ingegneristica e quella organizzativa.

Da mesi, Cialdini chiede alla Giunta capitolina di operare la ricapitalizzazione per ripianare le passività registrate negli esercizi 2015, 2016 e 2017. Il Campidoglio ha così partorito una delibera che – almeno all’apparenza – dovrebbe rilanciare il ruolo di Roma Metropolitane. Per il 2018, in particolare, la società di via Tuscolana avrebbe dovuto avere il compito di dare il via alla realizzazione delle infrastrutture contenute nel Piano della Mobilità Sostenibile (Pums) come le due “funivie” Battistini-Casalotti e Magliana-Eur, il riammodernamento delle linee A e B del metrò, il rifacimento della Termini-Giardinetti, il prolungamento di B e B1, le linee tramviarie e, ovviamente, la continuazione della Metro C. Tutto ciò anche per giustificare lo stanziamento dei 19 milioni di euro necessari, in verità, per ripianare le perdite del passato e non per finanziare opere che potrebbero ragionevolmente non partire entro l’anno. Possibile che, rispetto agli evidenti errori del passato, il Comune abbia pensato di tutelarsi vincolando il pagamento delle spettanze all’effettiva realizzazione dei lavori e lasciando le responsabilità civili e penali degli errori alla stessa società. Un contratto che alcuni definiscono “di natura privatistica” e che ai vertici della municipalizzata proprio non va giù.

Cosa accadrà ora? I tempi sono strettissimi e si contano sul filo delle ore. Da Roma Metropolitane fioccano i “no comment” e non è chiaro se Gennaro avrà tempo di tentare un’ultima mediazione con Cialdini o se la decisione è irrevocabile al 100 per cento. Quel che è certo è che il fallimento della stazione appaltante potrebbe comportare, fra le varie considerazioni, due situazioni pericolosissime: l’ennesimo blocco dei lavori per il completamento della metro C e l’appesantimento sul bilancio comunale dei contenzioni – stimati in circa 1 miliardo di euro – che la municipalizzata ha con i vari costruttori dello opere realizzate (o incompiute) negl ultimi 15 anni.