Cronaca

Terrorismo, l’uomo ricercato per “possibili attentati a Roma” è in Tunisia. A Chi l’ha visto: “Non sono un terrorista”

Secondo una lettera anonima, ritenuta affidabile, giunta ai diplomatici italiani a Tunisi, l'uomo avrebbe manifestato l’intenzione di compiere un attentato nel centro della Capitale ed era ricercato da sabato. La Questura di Roma: "Rientrato allarme". La moglie italiana: "Lettera inviata da una collega per un contenzioso economico". Lui annuncia querele

Non si trovava in Italia e dice di non essere né un terrorista né un latitante. Atef Mathlouthi, il tunisino ricercato da sabato sera dalle forze dell’ordine italiane dopo una segnalazione arrivata all’ambasciata italiana a Tunisi, è stato rintracciato dalla trasmissione Chi l’ha visto?. L’uomo, 41 anni, non era a Roma ma nel suo Paese d’origine. “Non sono un terrorista, non sono latitante, la polizia tunisina mi ha interrogato tutto il giorno. Denuncio tutti“, ha detto Mathlouthi alla trasmissione condotta da Federica Sciarelli in un’intervista che verrà trasmessa alle 11.30 su Rai3.

Secondo una lettera anonima, ritenuta affidabile, giunta ai diplomatici italiani a Tunisi, l’uomo aveva manifestato l’intenzione di compiere un attentato nel centro della Capitale, prendendo di mira bar, siti turistici, centri commerciali e metropolitana. Dopo l’allerta, era scattato immediatamente il dispositivo di sicurezza con il coinvolgimento di tutte le forze dell’ordine impegnate nella prevenzione antiterrorismo. La foto segnaletica del 41enne tunisino, sospettato di essere un islamista radicale e con precedenti per spaccio, era stata diramata a tutti gli uffici investigativi e anche alle pattuglie sul territorio.

Adesso la questura di Roma parla di “rientrato l’allarme” ma precisa che “la vicenda è in fase di ulteriore approfondimento”. Mathlouthi “al momento” non è ritenuto un “pericolo concreto e attuale”. Sempre a Chi l’ha visto?, la moglie italiana ha spiegato che il marito “lavora in un bar a Mahdia in Tunisia per mantenere la sua famiglia: la lettera all’ambasciata l’ha scritta la moglie di un suo collega di lavoro con cui mio marito ha avuto un contenzioso economico”. La donna ha raccontato che domenica mattina “è venuta la polizia in casa a Palermo: ho detto che mio marito dal 2013 non è più qui a Palermo perché il suo permesso di soggiorno è scaduto. E loro lo sapevano bene”.