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Elezioni Cuba, il canto del cigno di un regime alla soglia dei 60 anni

Domenica 11 marzo l’isola ha vissuto la seconda tornata di un percorso elettorale che ha coinvolto otto milioni di cubani. Si completerà il 19 aprile con l’elezione del successore di Raúl Castro. Gli interrogativi di questi giorni non intaccano la realtà di un paese sfinito, che tuttavia non si dà per vinto. Le prospettive di cambiamento potrebbero realizzarsi ancora “in famiglia”.

Assemblea Nazionale

Un meccanismo complicato, che prima ha scelto i delegati municipali attraverso le assemblee di quartiere. Costoro han selezionato a loro volta i candidati da sottoporre a votazione popolare. Lo scopo finale era di eleggere i deputati dell’Assemblea Nazionale, che deciderà sulla formazione del Consiglio di Stato, il cui capo diventerà il nuovo Presidente di Cuba. Sono stati eletti 605 deputati. Ovviamente tutti i candidati sono iscritti al Partido Comunista Cubano (Pcc).

Non sono stati ammessi membri della dissidenza, in verità defilata negli ultimi anni. Ci troviamo comunque all’interno del sistema di un partito unico che non prevede programmi elettorali, controllato da una Commissione che ha il compito di escludere personaggi non graditi.

Eppure il regime si è affievolito gradualmente, causa uno scenario economico in perenne crisi che punta sempre sul turismo la sua sopravvivenza. Dalle dimissioni di Fidel dieci anni fa, e l’assunzione del comando da parte del fratello, repressione e imprigionamenti sono diminuiti, pur senza alcuna reale apertura democratica. Gli arresti del week-end, con camionette che portavano via le coppie “per accertamenti” durante la passeggiata domenicale, sono ormai rari. Le aperture all’iniziativa dei cuentapropistas furono una necessità, dovuta all’impossibilità per uno Stato sull’orlo della bancarotta di mantenere stipendi e libretas per tutti, che sfociò difatti in licenziamenti di massa. La riforma agraria dell’estate 2017 ha dato un po’ di ossigeno al governo (ne abbiamo parlato a settembre).

L’usufrutto delle terre di proprietà statale, prorogato da dieci a vent’anni, ha coinciso con l’allungamento della scadenza dei prestiti bancari agli investitori, ai fini dell’acquisto di macchinari moderni. Il regime ha bisogno del contributo individuale per incrementare una produzione sofferente, che priva la tavola durante lunghi periodi di alimenti base quali lattuga, patate e legumi. L’imprenditoria privata, oggi può disporre fino a 27 ettari per azienda, un quantitativo raddoppiato rispetto agli anni precedenti.

Le nuove imprese devono comunque vincolare produzione e vendita a Ueb, l’unità statale che regola le empresas agropecuarias, le aziende agricole. Il disastroso uragano di settembre ha sconvolto la capitale e le provincie Camaguey e Granma, uccidendo una decina di persone e riducendo quindi i benefici di tale riforma. L’economia rimane fragile e a rischio.

Miguel Diaz Canel, vice-presidente del Consiglio di Stato, è il candidato più accreditato alla Presidenza. È relativamente giovane, nato difatti dopo la rivoluzione del 1959.

L’eventualità che la successione possa essere una dinastia pare scongiurata: specie dopo l’inspiegabile suicidio di Fidelito, il figlio maggiore di Fidel, che si è tolto la vita a febbraio e l’assenza di Alejandro Castro, figlio di Raúl e capo del controspionaggio, nella lista dei candidati.

Diverso il caso di Mariela Castro, anche lei figlia del Presidente uscente. Sebbene a maggio 2017 avesse dichiarato di non essere interessata, a gennaio 2018 è
stata nominata come candidata per l’elezione dei deputati dell’Assemblea.

Secondo osservatori dissidenti che conoscono bene Cuba, Mariela, psicologa e attiva sostenitrice dei diritti umani violati, sarebbe paradossalmente la soluzione più auspicabile, nonostante faccia parte di una famiglia che fin dalla rivoluzione dei barbudos è sempre rimasta ben ancorata al socialismo reale.

Nelle grandi città quali L’Avana, la capitale, e Santiago, le cose sono migliorate anche a livello discriminazione di genere: ad esempio, è diminuita l’omofobia che ha ispirato cult movie come Fresa y Chocolate.

Transessuali e gay adesso sono raramente molestati dalla polizia, e animano pressoché indisturbati la movida habanera. Alcuni hanno una relativa disponibilità economica, che consente loro di affittare locali rinomati per feste a tema. A loro dire, permangono notevoli difficoltà riguardo cambio di sesso, che la burocrazia governativa rallenterebbe piazzando paletti lungo il percorso. Sta di fatto che nel 2014 Mariela fece scalpore, mettendosi contro una legge discriminatoria nei loro confronti proposta dal padre stesso.

Tra un mese circa sapremo, se l’ultimo atto elettorale sarà quello di un dramma o piuttosto di una farsa. Purché non finisca in tragedia, modello Venezuela. Il fatto che i Castro superstiti siano di un’altra levatura rispetto a Maduro, potrebbe concedere la chance di un destino migliore al popolo cubano.

 

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