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Siria, strage di civili nella Ghouta e ad Afrin: oltre cento morti. L’immagine dell’esodo: un bimbo in valigia

Nel paese ancora governato da Bashar al-Assad continuano a morire centinaia di civili, bombardati dai caccia russi, turchi e del regime. Ma il ministero della Difesa russo smentisce gli attacchi: "Fake news". L’inviato delle Nazioni Unite per la Siria Staffan de Mistura: "Insofferenze insopportabili subite dalle persone"

È finito l’assedio di Aleppo, ma nella regione della Ghuta orientale (enclave vicino a Damasco ancora controllata dai ribelli) e ad Afrin (enclave curdo-siriana) l’assedio contro i civili continua. Soltanto oggi sotto le bombe del regime di Assad, della Russia e della Turchia hanno ucciso oltre cento persone. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), 64 hanno perso la vita nella Ghuta orientale, sotto attacco delle forze governative siriane con l’appoggio di quelle russe, e altre 27 sono morte ad Afrin, nel nord-ovest del Paese, dove dal 20 gennaio è in corso un’offensiva delle forze speciali turche e di milizie ribelli loro alleate contro le forze curde dell’Ypg. Ma il ministero della Difesa russo, in un comunicato, ha però smentito qualsiasi coinvolgimento di Mosca nei bombardamenti a Ghuta Est. “È un’altra fake-news”, ha commentato il portavoce del ministero Igor Konashenkov. “L’aviazione russa non ha compiuto e non compie alcuna missione a Ghuta Est“.

In tanti stanno fuggendo da entrambe le aree. Un’immagine che circola nelle ultime ore sul web testimonia l’esodo dei siriani: ritrae un bambino in una valigia. Il piccolo dorme, con la testa e un braccio fuori dalla valigia di cuoio, mentre viene trasportato da un uomo, di cui si vede solo la mano. “Un amorevole padre trasporta il suo bene più prezioso lontano dai feroci combattimenti nella Ghuta orientale, in Siria. Siamo sul terreno per fornire assistenza di emergenza”, ha scritto l’Unicef in un tweet che pubblica la foto. Padre e figlio fanno parte degli sfollati di Beit Sawa diretti a Hamourieh.

Sulla strage di civili nella Ghouta interviene anche l’inviato delle Nazioni Unite per la Siria Staffan de Mistura, che parla di “sofferenza insopportabile” dei civili nell’area assediata e ha lanciato un appello per la protezione di chi vive nel sobborgo a est della capitale Damasco. Intervenendo in videoconferenza da Bruxelles a un briefing del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York, de Mistura ha poi parlato di “violazioni confermate dell’uso di armi vietate” nella Ghouta e di “donne abusate sessualmente durante l’evacuazione’ dall’enclave.

Il diplomatico italo-svedese ha poi parlato delle decine di feriti che non possono ricevere l’assistenza medica di cui hanno bisogno a causa dei continui bombardamenti. De Mistura ha poi dichiarato che la Risoluzione 2401 del Consiglio di sicurezza Onu non viene applicata e che non è stato rispettato l’impegno per la formazione della Commissione costituzionale. L’inviato Onu ha quindi affermato che il popolo siriano ha il diritto di scegliere i propri rappresentanti e il sistema politico da cui essere governato.

Una portavoce delle Nazioni Unite ha lanciato un allarme per le condizioni della popolazione nella città di Afrin – capoluogo dell’omonima regione – dove scarseggiano i generi di prima necessità, e ha accusato i miliziani curdi di impedire ai civili di andarsene. Aerei turchi, intanto, hanno lanciato stamane volantini su Afrin invitando le milizie Ypg ad arrendersi. E il presidente Recep Tayyip Erdogan ha affermato che ormai i tre quarti dell’enclave sono stati strappati ai combattenti curdi.

Nella Ghuta orientale, secondo de Mistura, la popolazione continua a vivere in quello che il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha definito qualche giorno fa un “inferno sulla terra“. Proprio Guterres si è detto oggi “profondamente preoccupato”, invitando il Consiglio di Sicurezza ad “adottare misure concrete per porre fine urgentemente a questa tragedia”, dopo la mancata applicazione di una risoluzione che il 24 febbraio scorso aveva chiesto una tregua di almeno 30 giorni.

I bombardamenti e i combattimenti che proseguono nella Ghuta contrastano con le assicurazioni date stamane dal ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, secondo le quali le forze siriane e russe avrebbero esteso un presunto cessate il fuoco per il tempo necessario a fare uscire dalla Ghuta i civili che lo vorranno. In realtà la situazione appare calma solo a Duma, la principale città dell’enclave, nel nord, mentre gli scontri proseguono a sud, dove oggi l’esercito ha detto di avere conquistato la cittadina di Jisrin.

L’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, Bashar al Jaafari, ha detto che sono 40mila i civili che solo ieri hanno potuto essere evacuati dalla Ghuta grazie a un corridoio umanitario aperto dalle forze governative, e ha affermato che i civili nell’enclave sono usati come “scudi umani dai terroristi”. Da Astana, infine, Lavrov ha messo in guardia gli Usa dal compiere attacchi contro Damasco sulla base di “pretesti”. Un riferimento evidente alle accuse degli insorti e di attivisti alle forze governative di usare armi chimiche.