Politica

Aldo Moro fu vittima del pensiero unico

Ricordo ancora quando in quel marzo del 1978, io bambino di quasi sei anni, ero a scuola e fui portato insieme a tutti i miei compagni in un salone e su di uno schermo furono proiettate le immagini dei Tg che mostravano il rapimento di Aldo Moro in via Fani. Dopo la proiezione una maestra pronunciò parole che non capii, però rammento ancora lo sgomento interiore. Ancora oggi mi domando che bisogno ci fosse di informarci di ciò. Per me fu come se fosse stata aperta una porta su un mondo parallelo, un mondo tenebroso rispetto al mio solare fatto di cartoni animati e mirabolanti giochi al parchetto.

Sono cresciuto con la storia di Aldo Moro. Una vicenda che mi ha accompagnato nella mia infanzia, per anni ho sentito parlare del suo rapimento e del suo orribile assassinio, rammento immagini sbiadite di mio padre che in cucina ascoltava dalla TV in bianco e nero la voce dei protagonisti, parole per me incomprensibili. Poi, con il trascorrere del tempo il racconto di quella vicenda che aveva aperto per me un varco nella realtà degli adulti è andato sfumando. Tuttavia, il volto di quell’uomo con il ciuffo bianco è rimasto cristallizzato nella mia memoria e solo decenni più tardi ho potuto apprezzare la sua umanità.

A partire dal 1945, nel nostro Paese fu istituita una sorte di conventio ad excludendum secondo cui non era possibile al Partito comunista di diventare forza di governo. Le elezioni del 18 aprile del 1948 in cui si contrapposero il Fronte Popolare composto da comunisti e socialisti e la Democrazia Cristiana rappresentarono un bivio storico. Gli Usa e i loro servizi segreti utilizzarono tutta la loro influenza economica e mediatica per far prevalere il fronte democristiano che infatti vinse e cementificò un potere monolitico.

L’impossibilità di effettuare un’alternanza democratica nel nostro Paese con il trascorrere degli anni ha incancrenito sempre di più il nostro sistema democratico. Giorgio Galli per spiegare tale condizione ha coniato la definizione di bipartitismo imperfetto, in cui: «In Italia abbiamo un partito perennemente al governo e senza che l’opposizione abbia mai rappresentato un’alternativa, per lo meno potenziale. È questo complesso di anomalie che può essere definito bipartitismo imperfetto».

La nostra è stata una democrazia zoppa che non ha fatto avanzare il Paese, ma l’ha tenuto fermo, succube degli andamenti della guerra fredda. Per decenni l’Italia è stata governata dal solito partito e questa mancanza di alternanza ha fatto sì che la linea politica sia stata dettata da poteri extra-democratici come mafie, massonerie e servizi segreti.

Solo nel 1962 il partito socialista entrò nella coalizione di governo di centro-sinistra. Un allargamento a una sinistra addomesticata che però non fu possibile estendere oltre. Il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, colpevole di voler aderire a quel compromesso storico che avrebbe permesso l’ingresso al governo del Partito Comunista di Berlinguer, rientra nel veto degli Usa di permettere a un partito comunista (sebbene in rottura con l’Urss) di giungere al potere. L’obiettivo di Moro era rendere l’Italia una democrazia compiuta, dove ci potesse essere davvero quell’alternanza vietata dagli Usa (e non solo). È nota la minaccia di Henry Kissinger a Moro: «Onorevole deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Onorevole o lei smette di fare queste cose o la pagherà cara, molto cara. Veda lei come la vuole intendere, noi l’abbiamo avvisata».

Sono trascorsi 40 anni da quando, io bambino di 6 anni, vidi aprirsi lo spiraglio di quella porta, una porta che poi col tempo ho raggiunto e valicato fino ad addentrarmi in un mondo, quello della politica, dove troppo spesso emergono le peggiori pulsioni egoiche dell’uomo. Moro fu ucciso materialmente dalle BR, ma paradossalmente i mandanti sono gli architetti di un mondo monopolare che oggi si è declinato in un inquietante pensiero unico a cui occorre ribellarsi. Le parole di Aldo Moro risultano un monito ai tanti Zaccagnini, Andreotti, Cossiga e Kissinger di oggi: “Io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e alternativa”.

Aggiornato da redazioneweb