Elezioni Politiche 2018

Meridionali in coda per il reddito di cittadinanza: come il Pd inventa una fake-news

Oh, avete sentito la notizia di quegli scansafatiche dei meridionali in coda ai Caf per chiedere il reddito di cittadinanza promesso dai grillini, rilanciata da tutti i tg???

È falsa. Una bufala totale, lanciata dalla Gazzetta del Mezzogiorno e ripresa da Repubblica e da tutte le tv e sapientemente smontata dal Fatto. Una panzana di quelle che Matteo Renzi, all’inizio della sua campagna elettorale, prometteva solennemente di combattere: “Ho creato un milione di posti di lavoro e ogni quindici giorni farò un report contro le fake news (Il prossimo tra 14 giorni, ndr)”.

La falsa notizia è stata messa in giro da un esponente del Pd e da un sindacalista che faceva propaganda per il Sì al referendum di Renzi.

“Da lunedì ci sono lunghe code al Caf: decine e decine di meridionali che chiedono i moduli da riempire per poter ottenere il reddito di cittadinanza promesso dai 5 Stelle!”, hanno raccontato i vertici di Porta Futuro, centro di orientamento al lavoro di Bari, il cui responsabile è Franco Lacarra, delegato welfare del Pd barese e dirigente del comune governato dal sindaco (renziano) Antonio Decaro. Il sindaco di sindaco di Giovinazzo, Tommaso Depalma, che in campagna elettorale ha sostenuto il Pd, conferma e rilancia: “Già da lunedì dietro la porta dell’assessore ai Servizi Sociali di Giovinazzo c’erano persone in fila per chiedere spiegazioni sul Reddito di Cittadinanza promesso dal M5s in caso di vittoria! Abbiamo dovuto dirgli che era solo una promessa…”.

Qualcosa, però, non torna: non si trovano testimonianze né foto delle persone in code, né a Bari, né a Giovinazzo, ne in altri comuni del sud. La notizia però monta: le tv dedicano lunghi servizi e dibattiti ai meridionali che pretendono i soldi senza lavorare e che per questa loro atavica inclinazione al parassitismo hanno votato in massa 5 Stelle.

Il testimone intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, però, ritratta. Non si trova uno disposto a raccontare che sì, lui era lì in coda, con decine di altri, perché aveva creduto alla promessa dei 5 Stelle. Non uno che li abbia visti. Si scopre anzi che il responsabile del centro per l’impiego che ha diffuso la notizia, Franco Lacarra, è fratello di Marco, segretario Pd appena eletto parlamentare in quota Renzi. Il quale Marco Lacarra, a fine febbraio, è stato accusato dai 5 Stelle pugliesi di aver affidato un incarico regionale da 19mila euro a un suo parente. Chi? Il fratello Franco.

Gli attivisti locali del Movimento 5 Stelle corrono comunque a verificare: “Abbiamo controllato e dopo aver girato alcuni Caf senza scorgere neanche lontani tentativi di assalti, abbiamo deciso di recarci direttamente a Porta futuro”, racconta il responsabile comunicazione 5 Stelle Puglia Alberto De Giglio: “All’ingresso alcuni addetti ci hanno spiegato che in realtà loro non avevano visto quasi nessuno, che la notizia sentita in tv li ha lasciati di stucco “. Cercano direttore Franco Lacarra, costretto anche lui a ridimensionare di molto la portata dell’assalto agli sportelli: non centinaia di persone che nessuno ha mai visto ma… “alcune”. Niente code, niente ressa. Gli attivisti gli chiedono di pubblicare una smentita che esce come post sulla pagina Facebook del centro per l’impiego. Anche il sindaco di Giovinazzo modifica la sua versione dei fatti, al telefono con l’Adnkronos, dopo aver riferito delle lunghe file: “Sono venute 4 o 5 persone, tutto qui, ma è normale, vengono sempre…”.

Una bufala anche l’unico altro caso specifico al quale le tv hanno fatto riferimento per poi generalizzare e far la morale ai meridionali pigri e stolti che abboccano alle promesse di Di Maio.

A Palermo, Toto Barone, delegato cittadino della Lnd–Figc, affigge un manifesto all’ingresso del suo patronato: “Qui non si fanno pratiche per il reddito di cittadinanza”. Poi si lamenta al telefono con le agenzie di stampa: “Ecco cosa siamo costretti a scrivere oggi grazie ai Cinque Stelle!”. Anche a Palermo, però, nessuno ha visto né fotografato le code. Sul sito personale di Barone colpisce un particolare: il logo per il Sì al referendum costituzionale di dicembre 2016.

Il Fatto chiede chiarimenti alla consulta nazionale dei Caf, che smentisce categoricamente ogni tipo di ricostruzione: “Si sarà trattato di casi isolati, comunque numeri irrilevanti. Non è stata segnalata nessuna coda ai nostri sportelli”.

I tg e talk show che hanno dato la notizia falsa non danno però la smentita che poi è la notizia vera, perché non ci farebbero una gran figura ad ammettere di non aver verificato i fatti, e di aver mandato in onda generiche immagini d’archivio di code al Caf come se quelle fossero le file per il reddito di cittadinanza.

Non mi ha sorpreso che fosse una fake news. In questi mesi ho incrociato centinaia di elettori 5 Stelle. Quando domandavo: “Perché voti 5 Stelle?” nessuno mi ha ma citato il reddito di cittadinanza, mai. Né fuori dalle fabbriche né tra i giovani né tra gli ex elettori di sinistra. Ti spiegano che votano perché i 5 Stelle sono gli unici che possono fare argine alla destra/Renzi/le larghe intese e cercano di convincerti a fare altrettanto: “Proviamo, sono comunque meglio loro di Renzi/Berlusconi/D’Alema/Salvini”.

A naso, do anche una diversa interpretazione della notizia del reddito di cittadinanza diventato trend topic su Google la notte delle elezioni. Non credo siano gli lettori ansiosi di cercare il reddito su Google alle 4 di mattina, quando bastano pochi click per diventare trend sui motori di ricerca. Sospetto che a digitare fossero gli unici svegli la notte delle elezioni: giornalisti e candidati.

A quale scopo, però, il Pd ha rilanciato una simile fake news? Per irridere i meridionali? Per fare apparire irresponsabile Di Maio al confronto del moooolto più responsabile Silvio Berlusconi, nella speranza di convincere i pochi elettori rimasti che è meglio fare il governo con Berlusconi, cosa che del resto il Pd ha già fatto in passato?

Basandosi su questa fake news, in tutti i dibattiti tv, commentatori e esponenti Pd hanno rafforzato nella mente dei pochi elettori residui il pregiudizio che i meridionali siano parassiti e scansafatiche e l’idea che non sia etico che lo Stato paghi chi sta a casa senza lavorare (dimostrando di ignorare la proposta 5 Stelle). Eppure, gli esponenti Pd sanno – mi auguro –  tre cose: la prima è che l’Italia è il solo paese europeo oltre alla Grecia a non avere una forma di reddito minimo garantito ed è per questo tra i paesi dove la povertà è aumentata vertiginosamente: triplicata in 10 anni, invece che diminuita. La seconda è che l’Europa, un reddito universale per tutti, ce lo chiede dal 1992 ma il Pd e Forza Italia hanno preferito dar retta all’Europa solo quando chiedeva di aumentare l’età pensionabile, precarizzare il lavoro, salvare le banche invece dei poveri. La terza è che pagare chi non lavora, cosa che per gli esponenti Pd sarebbe oltremodo diseducativa, è quello che lo Stato italiano già fa da sempre: lo fa attraverso i sussidi di disoccupazione riformulati da Monti e Fornero e poi da Renzi con la Naspi, lo fa attraverso il reddito di inclusione (poche centinaia di euro che escludono dal sussidio due terzi dei cinque milioni di poveri assoluti e tutti i nove milioni di poveri relativi), lo fa attraverso la cassa integrazione straordinaria, un ammortizzatore sociale concesso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed erogato dall’Inps ai lavoratori che vengono “sospesi” dalle aziende in crisi e che dunque non lavorano. Il problema è che questi ammortizzatori sociali escludono intere categorie di lavoratori (autonomi, false partite Iva, a buoni-lavoro…), che quando perdono il lavoro precipitano in povertà.

Dubito invece che molti esponenti Pd, così come molti loro elettori e molti giornalisti, conoscano davvero il tema del reddito. Dubito che abbiamo approfondito la differenza sostanziale che esiste tra la proposta di legge a favore del reddito minimo garantito depositata negli anni passati da Sel e il “reddito di dignità” promosso dalla Rete dei numeri pari di Don Ciotti per uscire dalla povertà e condiviso da Potere al popolo e il reddito di autodeterminazione delle donne elaborato dal Non Una di Meno e la proposta dei 5 Stelle di un reddito che non è universalistico, non è per tutti, ma è legato all’obbligo di cercare e accettare qualunque lavoro e intanto lavorare gratuitamente per lo Stato (lavoro gratuito legalizzato: di nuovo! Come per gli stagisti della pubblica amministrazione, come per gli studenti in alternanza, come per i richiedenti asilo… poi lamentiamoci che non c’è lavoro, eh).

Gli esponenti Pd che hanno alimentato con una notizia falsa l’idea che il Sud sia popolato da poveri ignoranti e parassiti meriterebbe che i molti poveri del Sud smettessero di votare per il Partito Democratico… un momento: già fatto.