Ambiente & Veleni

Trump fa retromarcia sulle trivellazioni in Florida. Ma per molti è una trovata elettorale per favorire il ‘suo’ governatore

A 5 giorni dall'annuncio di nuove autorizzazioni per l’estrazione di greggio e gas al largo di quasi tutte le coste degli Stati Uniti, il presidente si rimangia la parola per quanto riguarda lo Stato guidato dal repubblicano Rick Scott, decisivo per l'elezione del tycoon e in procinto di candidarsi al Senato. Il dietrofront viene visto proprio come una mossa politica

Dietrofront di Trump sulle trivellazioni petrolifere vicino alle coste della Florida. Se nei giorni scorsi il governo Usa aveva annunciato che avrebbe concesso nuove autorizzazioni per l’estrazione di greggio e gas al largo di quasi tutte le coste degli Stati Uniti e che tali provvedimenti avrebbero riguardato anche Paesi come California e Florida, per la prima volta dopo decenni, dalla Casa Bianca arriva la notizia: Trump ha ceduto alle pressioni del governatore della Florida Rick Scott, tra i primi a protestare contro il favore ai petrolieri a danno di Paesi che vivono anche di turismo. Proteste, a dire il vero, giunte non sono dall’opposizione, ma anche da altri governatori repubblicani.

IL DIETROFRONT SULLA FLORIDA – La decisione di non consentire trivellazioni in Florida è stata annunciata dal segretario agli Interni Ryan Zinke, che ha fatto riferimento a timori relativi a possibili maree nere che potrebbero danneggiare le coste e l’industria turistica della Florida. Attività che fatturano miliardi di dollari. Tra l’altro in Florida, a Palm Beach, si trova Mar-a-Lago, la Casa Bianca d’inverno. Un cambio di rotta ad appena cinque giorni dall’annuncio da parte dello stesso Zinke del piano di perforazione offshore, che fa riflettere sull’importanza strategica della Florida per Trump. Proprio nello Stato governato da Scott, infatti, il presidente ha vinto per poco i 29 voti elettorali dello stato nelle elezioni del 2016. Non solo: Scott quest’anno dovrebbe candidarsi (incoraggiato da Trump) per il Senato e, secondo i più maligni, annuncio e dietrofront sarebbero una mossa politica dell’amministrazione Usa proprio per dare una mano a Scott. D’altro canto è stato lo stesso Zinke a sottolineare come al cambio di rotta si sia arrivati dopo aver sentito le ragioni di Scott. Che ha così salutato la notizia: “È un buon giorno per la Florida”. Ma Scott non è stato l’unico a opporsi al piano di trivellazione. Altri governatori repubblicani si sono espressi negativamente: dal governatore del Maryland Larry Hogan a quello della Carolina del Sud Henry McMaster, fino al governatore del Massachusetts Charlie Baker.

IL BELIZE VIETA LE TRIVELLAZIONI OFF SHORE – Questo avviene nelle stesse ore in cui il Paese centroamericano del Belize vieta con una nuova legge le trivellazioni offshore, salvando la più grande barriera corallina dell’emisfero boreale. Si tratta di un passo storico “perché – ha sottolineato il Wwf – è la prima volta che un paese in via di sviluppo ha deciso di fare un passo in favore della difesa degli oceani, ponendo fine dalla ricerca e all’estrazione di idrocarburi”. La nuova legge nasce sulla scorta dell’impegno preso nell’agosto 2017 dal governo del Belize di stabilire una moratoria permanente sulle attività petrolifere nei suoi mari. Impegno preso dopo mesi di proteste da parte del Wwf, Oceana e della Belize Coalition to Save Our Natural Heritage che hanno portato alla sospensione della attività di prospezione petrolifera nei pressi della barriera corallina.