Eco mobilità

Auto 2018, non solo brand tradizionali. Ecco i newcomer, da Alibaba a Google

Ingolositi da guida autonoma ed elettrificazione della trazione, sono diversi i colossi mondiali che stanno per gettarsi nel business delle quattro ruote pur non avendo quello come core business: Big G e Apple, ma anche cinesi e coreani dell'high-tech. Senza dimenticare il re degli elettrodomestici sir James Dyson...

Anche il gigante cinese dell’e-commerce Alibaba Group vuole mettere un piede nell’industria dell’auto: per questo ha investito nella Xiaopeng Motors Technology, startup per veicoli elettrici fondata nel 2014 a Guangzhou. XPENG Motors è già pronta a consegnare alla clientela le sue prime mille vetture prodotte e sarà presente anche all’imminente CES 2018, la fiera dell’elettronica di consumo di Las Vegas.

Il primo modello della XPENG Motors, nemmeno a dirlo, è un suv a emissioni zero con circa 300 km di autonomia. La marca ha stretto anche un accordo con la Haima Motor Corp per la costruzione di 50 mila auto elettriche nei prossimi 4 anni. In questi ambiziosi programmi si inserisce Alibaba, con l’aspettativa di diventare un provider per l’infotelematica automotive: non a caso nel 2016 il gigante asiatico ha ufficializzato un’alleanza con la tedesca Here (ex marchio di Nokia), che si occupa della creazione di mappe GPS, info sul traffico e navigazione satellitare.

Alibaba è solo l’ultima di una schiera di aziende che mai avevano avuto a che fare con le quattro ruote ma che, con la prospettiva della guida autonoma e dell’elettrificazione di massa, aspirano a ritagliarsi la loro fetta di business. In principio erano state Google ed Apple a lanciarsi nel settore, inizialmente con l’intenzione di diventare veri e propri costruttori e, successivamente (e più realisticamente), come fornitori di soluzioni tecnologiche: attualmente entrambe le multinazionali sono alle prese con lo sviluppo del proprio sistema di pilota automatico per auto.

Big G in particolare ha iniziato in Arizona i test su strada aperta e all’inizio del 2018 sarà avviato il servizio taxi: dopo anni passati a raccogliere dati attraverso la Google Car, Google è quasi pronta a mettere sul mercato il suo prodotto. Mentre i rivali della mela morsicata sono alle prese con lo sviluppo di un autopilota che non utilizzerà mappe satellitari: al loro posto dovrebbe esserci un modello predittivo che, attraverso sensori di bordo, prenderà decisioni in tempo reale.

Poco più di un anno fa anche la coreana Samsung ha svelato i suoi “piani automobilistici”: ha comprato per 8 miliardi di dollari l’americana Harman (26mila dipendenti, 7 mld di fatturato e una clientela in cui figurano Mercedes, Bmw e Volkswagen), specializzata in tecnologia audio e da tempo fornitrice di impianti automobilistici. Samsung aveva provato a entrare nel settore palesando un interessamento pure per Magneti Marelli, risoltosi in un nulla di fatto.

Il brand asiatico vorrebbe portare la sua componentistica – display touch, processori, sistemi di connettività e videocamere utili per la guida autonoma – a bordo delle automobili di mezzo mondo. E poi c’è il “caso Dyson”: l’azienda inglese di elettrodomestici interessata all’elettromobilità. Il suo asso nella manica? Le batterie allo stato solido, che promettono di aumentare l’efficienza e ridurre al minimo sindacale i tempi di ricarica: per questo Dyson ci ha già investito 2,3 miliardi di euro.