Economia Occulta

Bitcoin, il 2017 è stato l’anno della moneta virtuale

L’anno del bitcoin, il 2017, si chiude in bellezza per la moneta virtuale. Nell’ultima settimana il bitcoin è sceso e salito vertiginosamente, ha perso mille, duemila, tremila dollari di valore in poche ore, una due, tre volte per poi rimbalzare fragorosamente insieme alla maggior parte delle principali criptovalute. Non si è verificato il crollo predetto dai gufi dopo ben quattro giorni di caduta libera sui listini, un vento che ha richiamato ancora una volta l’attenzione mondiale nei confronti di un ‘prodotto finanziario cibernetico’ non regolarizzato e misterioso che muove circa 500 miliardi di dollari.

Contro tutte le aspettative e il pessimismo di molti economisti e analisti, i veterani dei bitcoin non hanno battuto ciglio e non hanno mollato i loro portafogli, anzi, molti hanno approfittato del calo dei prezzi per comprare più monete dai principianti, e questo sicuramente ha contribuito alla ripresa.

Una cosa è certa, il bitcoin sta diventando una sorte di spartiacque finanziario all’interno di un sistema mondiale in transizione. Nessun prodotto ha mai polarizzato le previsioni di mercato come questo ma soprattutto nessun prodotto è mai stato tanto ‘indefinibile’. Prendiamo i derivati, prodotti dell’ingegneria finanziaria, erano incomprensibili al piccolo risparmiatore ma nell’alta finanza tutti sapevano benissimo come funzionavano e a che servivano. Non è così per i bitcoin. Sono incomprensibili alla stragrande maggioranza della gente comune e anche a una buona fetta del gotha finanziario e dei super-economisti. Alcuni addirittura classificano il bitcoin tra gli strumenti finanziari illegittimi, e infatti premi Nobel per l’economia dichiarano che vanno messi fuori legge mentre grossi della finanza mondiale non fanno che parlare della grande bolla e truffa dei bitcoin.

Questa settimana, Michael Novogratz, l’ex macro trader della Goldman Sachs e Fortress Investment Group LLC, hanno deciso di non lanciare l’hedge fund di criptovalute previsto per la seconda metà di dicembre. Il motivo? Secondo lui i bitcoin scenderanno a 8.000 dollari (adesso sono sopra i 15.000) perché la bolla si sgonfierà. Ma è vero? Novogratz ha deciso di lanciare il fondo all’inizio del 2017 quando il bitcoin valeva circa mille dollari, mentre racimolava i soldi dei super-ricchi investitori la moneta elettronica saliva, saliva e saliva, e quindi costava sempre di più comprarla. A metà settembre quando finalmente il fondo era pronto per partire il bitcoin valeva 4.000 dollari, all’inizio di dicembre, data del lancio, ne valeva più di tre volte tante.

Morale: Michael Novogratz ha perso il treno del bitcoin, almeno per ora. Ma è anche vero che il valore dei bitcoin sembra muoversi troppo velocemente rispetto ai tempi della normativa finanziaria, mettere su un hedge fund in meno di 12 mesi è impossibile, anche per gente come Michael Novogratz. Tutto ciò non significa che ci troviamo di fronte a una bolla finanziaria. E vediamo perché.

Dal 2013 il valore dei bitcoin è salito per due motivi: l’aumento dei portafogli, i cosidetti wallets dove vengono tenuti i bitcoin e il riconoscimento del bitcoin quale strumento finanziario. Negli ultimi 12 mesi, la crescita della domanda è stata responsabile per il 95% dell’aumento vertiginoso del valore dei bitcoin, solo a novembre è comparso l’elemento speculativo e il tasso di crescita dei prezzi è stato di un buon 40% più alto di quello della domanda. Il crollo della scorsa settimana ha in parte corretto questo squilibrio, riportando il valore della moneta più vicino al rapporto domanda e offerta. Le bolle finanziarie si verificano quando questo meccanismo non funziona. C’è poi un altro elemento, le dimensioni della domanda che è ancora minuscola rispetto a quella che produce le bolle finanziare e altamente decentralizzata, non ci sono infatti investitori istituzionali che detengono bitcoin, né fondi pensione, né hedge funds. E sono loro che muovono ingenti quantità di denaro. Tantomeno il bitcoin è accessibile al grande pubblico, direttamente o tramite intermediari, per acquistarli bisogna avere conoscenze tecniche informatiche abbastanza avanzate e gli intermediari finanziari sono investitori istituzionali, non toccano i bitcoin.

Certo nel momento in cui questi ultimi decidessero di entrare nel mercato allora sicuramente il valore schizzerebbe alle stelle e si potrebbe verificare una bolla. Ma questo è vero per qualsiasi prodotto finanziario che diventi oggetto degli istinti irrazionali del mercato.