La detonazione nell'impianto di Baumgarten ha provocato un morto e 18 feriti, cinque dei quali gravi, come riferisce la Croce rossa austriaca. Il ministro dello Sviluppo Economico rilancia sul Tap: "Se ci fosse stato, non avremmo avuto conseguenze". Ma grazie agli stock, in realtà, la situazione è sotto controllo: "Se confermata prima ricostruzione - dice Snam - le forniture potrebbero riprendere in giornata"
Esplode il più grande impianto di ricezione e distribuzione di gas in Austria e i flussi dalla Russia all’Italia vengono interrotti. “Dichiareremo in giornata lo stato di emergenza“, annuncia il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Il transito del combustibile, spiega Gas Connect, hub della rete Ue di distribuzione, “è compromesso fino a nuovo avviso”.
La detonazione nell’impianto di Baumgarten ha provocato un morto e 18 feriti, cinque dei quali gravi, come riferisce la Croce rossa austriaca. Ma il giornale der Standard parla di 60 feriti. Indagini sono in corso e, secondo Kurier, il ministero dell’Interno ipotizza per il momento che all’origine dell’esplosione ci possa essere un guasto tecnico.
Riguardo ai rischi di esplosione del terminale di ricezione di Tap, citato da Calenda come soluzione per evitare le emergenze nell’approvvigionamento, negli scorsi mesi non sono mancate le polemiche. Inizialmente, nel 2014, era stato il ministero dell’Ambiente a sottoporre, attraverso apposita prescrizione, il terminale di ricezione del gasdotto alla legge sul rischio di incidenti rilevanti. Poi, dopo un confronto con i ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Interno, alle soglie della conferenza dei servizi del 3 dicembre 2014, arriva a sostenere il contrario: in un proprio decreto di aprile 2015, elimina quella prescrizione. Cos’è successo nel frattempo? Le argomentazioni sono duplici. La prima: per gli organi capitolini, il terminale di ricezione (Prt) non è uno “stabilimento”, per cui Tap può sfuggire alle maglie strette della Seveso. La seconda: il quantitativo massimo di gas che lì verrà accumulato è pari a 48,6 tonnellate, sotto la soglia delle 50 che farebbero scattare l’applicazione della normativa.