Società

Chi l’ha detto che un disabile non può andare a bere da solo in un pub?

#Ilcontastorie

Fin da piccolo ho sempre guardato le serie tv americane e non ce n’era una in cui il protagonista non andasse da solo a bere in un bar. Nel bar si facevano incontri – a volte si rimorchiava, in altre nascevano amicizie, in altre ancora si faceva a cazzotti – e la cosa mi ha sempre affascinato, eccettuato le scazzottate: di queste farei a meno, non perché disabile ma perché coniglio. Così alla fine un giorno pensai: per quale motivo non posso andare anch’io a bere da solo in un locale?

Allora intervenne il diavolo, che abita sulla mia spalla sinistra: “Ottima idea. Ma come fa, se non può muoversi?”, replicò l’angelo, che abita sull’altra spalla. “Scusa, ma non ha una carrozzina elettrica?”, “Sì, però se il locale non è accessibile? E poi come fa ad entrare?”. Il diavolo spazientito ribatté: “Se ci sono le scale non entrerà, altrimenti aspetterà fuori finché non lo notano. Semplice, no?”; “E quando entra?”.

“Quanto sei tedioso: è dotato di voce e chiederà aiuto”. Come al solito i due cominciarono a litigare e decisero così di metterla ai voti, ma ancora non hanno capito che è inutile: c’è sempre disaccordo. Per cui alla fine tocca sempre a me decidere, quando è risaputo che gli esemplari di disabile non sono in grado di prendere decisioni.

Se ascolto l’angelo, poi risulto essere buono e do adito al cliché secondo cui il disabile è buono per natura. E mi toccherebbe pure il paradiso, che con quella scalinata infinita…San Pietro, certo che potresti renderlo accessibile: non tanto per me, ma per quei disabili realmente buoni.

Quindi sono costretto a optare per il diavolo

Finalmente raggiungo il locale. E’ accessibile, attendo fuori qualche minuto e mi aprono la porta: entro e mi accoglie un certo Bruno. Mi chiede se sono solo, dove intendo sedermi – che domande, la sedia la porto sempre da casa – e mi aiuta a bere. Dalle sue brute mani cominciano così a passare le prime birre, ma poi viene fatta giustizia e fortunatamente il prezioso compito viene affidato alla ragazza dal boccale di perle: dalle sue delicate mani sgorgarono e sgorgano tuttora litri e litri di birre, accompagnate sempre dal sorriso. Quando manco dal locale per un po’, lei sembra anche dispiaciuta (ho scritto sembra, ripeto sembra).

Grazie Noemi!

Perché è solo grazie a lei che posso avvicinare le mie due più grandi passioni: quella per la bionda, appunto, e per le cannucce gialle. E sarà solo grazie a lei se un giorno potrò mettere ruota in quell’aula per fare il più banale degli esordi: “Mi chiamo Nicolò e non bevo da 4 giorni”.

The end

Campagna di sensibilizzazione contro l’esclusione dell’esemplare di disabile, chiuso in una “stanza e tutto il mondo fuori”.