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Zimbabwe: chi è Robert Mugabe, da 37 anni al potere. Il ritratto: da eroe a padre-padrone

Il suo governo sempre più dittatoriale e corrotto ha portato il paese, ricco di risorse minerarie, alla rovina. Il tasso di disoccupazione arriva al 90% e la speranza di vita si aggira intorno ai 53 anni. Nei suoi lussuosi compleanni portate a base di animali in via di estinzione

Robert Mugabe si è dimesso. Finisce così l’era del presidente 93enne dello Zimbabwe, smantellata da un colpo di Stato dell’esercito. Era da 37 anni al potere, prima come premier (dal 18 aprile 1980 al 31 dicembre 1987) poi come presidente (dal 31 dicembre ’87) alla soglia dei 94 anni è il capo di stato più anziano al mondo.

“Questa è la mia terra e ciò che è mio lo tengo fino a quando sarò in vita”, aveva detto tempo fa respingendo sempre ogni ipotesi di lasciare. Preferendo, in ultimo, pensare di trasferire il testimone alla seconda moglie Grace, la sua ex dattilografa di 42 anni più giovane, invisa al suo partito, ai militari e alla popolazione per vari motivi, in particolare per la sua passione per il lusso. E sono stati forse proprio lei e il progetto di promuoverla politicamente, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.  Eroe della lotta contro il regime bianco segregazionista di Ian Smith succeduto al colonialismo britannico, Mugabe si è progressivamente trasformato in un tiranno che ha trascinato il suo Paese nel baratro di una catastrofica crisi economica e nell’isolamento internazionale. Stati Uniti ed Unione Europea lo considerano persona non grata.

La vita – Nato il 21 febbraio 1924, Mugabe è stato educato dai gesuiti, ha studiato in varie università africane ed ha insegnato in un liceo del Ghana, dove conobbe la prima moglie Sally Hafron. Nel 1960 ritornò in quella che allora era la Rhodesia coloniale, diventando uno dei protagonisti della lotta per l’indipendenza e i diritti della maggioranza nera. Condannato nel 1964 a dieci anni di carcere, fu poi rilasciato e riparò in Mozambico dove diventò il capo dell’ala paramilitare del partito Zanu (Unione del Popolo Africano dello Zimbabwe) e poi capo dell’intera formazione politica.

Nel 1980, Mugabe vinse le prime elezioni dopo la fine del regime bianco di Smith e diventò primo ministro. Da allora ha sempre guidato il paese, di cui è diventato presidente nel 1987. Fra i suoi successi vi è la creazione di un sistema d’istruzione che ha ridotto l’analfabetismo al 10%, ma il suo governo sempre più dittatoriale e corrotto ha progressivamente portato il paese, ricco di risorse minerarie, alla rovina economica. A distruggere l’economia hanno contributo il costoso intervento nella guerra civile nella Repubblica democratica del Congo (1998-2002) e la disastrosa riforma agraria varata nel 2000. Quell’anno, Mugabe fu sconfitto nel referendum sulla nuova costituzione da lui voluta, grazie all’azione di un nuovo partito d’opposizione guidato da Morgan Tsvangirai.

Il presidente dello Zimbabwe reagì intensificando la persecuzione degli avversari politici, tramite la sua milizia di veterani della guerra di liberazione, e perseguendo l’esproprio delle piantagioni dei 4mila farmer bianchi rimasti nel paese, che detenevano il 70% delle terre migliori. Ma l’esproprio non è andato a beneficio dei contadini poveri come promesso, quanto ai membri del partito Zanu, spesso incapaci di portare avanti una fattoria. E la produzione agricola che un tempo era la principale risorsa del paese è precipitata ai minimi storici, complici una serie di annate di siccità.

Fra il 2008 e il 2009, mentre la zecca continuava a stampare nuova moneta, il paese è precipitato in una spirale di iper inflazione con il pane che costava milioni di dollari dello Zimbabwe. La crisi è stata tamponata usando il dollaro americano come valuta. Ma il paese non si è mai risollevato e in tanti sono emigrati nei paesi vicini. Il tasso di disoccupazione è attorno al 90%, l’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. La speranza di vita, a causa anche della diffusa piaga dell’Aids, è di 54 anni per gli uomini e 53 per le donne.

Isolato in Occidente, dove può recarsi solo in Vaticano e nelle sedi dell’Onu, Mugabe è stato tuttavia presidente dell’Unione Africana nel 2015. Di recente, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) è stata costretta da una valanga di critiche e proteste a ritirare la sua nomina ad ambasciatore di buona volontà. Sempre più paranoico, Mugabe addebita la crisi ad un complotto dell’occidente e considera i suoi critici, all’interno come all’esterno del suo partito Zanu, come “sabotatori e traditori“. Negli ultimi anni le sue lussuose feste di compleanno, con migliaia di invitati e portate a base di animali in via di estinzione, dove non mancano trofei di leoni uccisi, hanno fatto scandalo in un paese al limite del sussistenza. E hanno contribuito ad alimentare l’antipatia per la seconda moglie Grace, di 41 anni più giovane, che Mugabe voleva come suo successore.