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Tesla, l’accusa di un ex-dipendente: “la linea di produzione è un focolaio di comportamenti razzisti”

Il pesante addebito è stato fatto da un lavoratore afro americano, licenziato lo scorso 31 ottobre per mancanza di "attitudine positiva" dopo che aveva denunciato molestie al dipartimento risorse umane e allo stesso patron Elon Musk. Depositata la denuncia ai giudici californiani, che ora dovranno esprimersi sulla fattibilità di un'azione legale collettiva visto che il problema ha riguardato oltre cento operai di colore della fabbrica di Fremont

Licenziamenti, conti in rosso, produzione della nuova Model 3 che non decolla. E ora anche la denuncia-shock da parte di un dipendente licenziato il mese scorso, secondo la quale oltre a lui più di cento lavoratori afroamericani sarebbero stati oggetto di pesanti molestie: “la linea di produzione Tesla è un focolaio di comportamenti razzisti“. Un’accusa pesante, formalizzata dai legali del dipendente di fronte alla Corte Superiore di Alameda County, in California, i cui giudici dovranno decidere se dare il benestare ad un’azione legale collettiva.

“Anche se Tesla si afferma come una società pioniera nella rivoluzione delle auto elettriche, le sue procedure sono discriminatorie e sembrano risalire all’era pre-diritti civili”. Non certo un addebito da poco, per l’azienda del sudafricano naturalizzato statunitense Elon Musk.

A presentare il conto è stato Marcus Vaughn, impiegato dallo scorso aprile fino a fine ottobre nella fabbrica di Fremont, che dà lavoro a 10 mila persone e dove di recente sono stati licenziati 700 addetti per scarso rendimento. Nella memoria depositata in tribunale, oltre a citare non meglio specificate multe di natura economica, egli afferma che la parola “N” (intendendo “nigger”, “negro” in senso dispregiativo) era usata con regolarità da parte di altri operai e supervisori nel rivolgersi a lui e al personale di colore in generale.

Vaughn aveva denunciato la situazione sia al dipartimento risorse umane che allo stesso Elon Musk, ricevendo come risposta una lettera di licenziamento per “non avere un’attitudine positiva”, il 31 ottobre scorso.

Di lì, la necessità di passare di adire le vie legali per tutelarsi. Come del resto avevano fatto altri due dipendenti: il primo lo scorso marzo, denunciando molestie di colleghi sulla linea di montaggio, e la seconda a novembre 2016. In entrambi i casi l’azienda non si era mossa più di tanto.

Il patron Musk in persona ha cercato di ricomporre la situazione, dando un colpo al cerchio e uno alla botte: “a volte queste cose accadono non intenzionalmente, e bisogna scusarsi. Ma se qualcuno si comporta da idiota e poi si scusa sinceramente, si deve avere la pelle dura e accettare le scuse”. “La legge non ti chiede di avere la pelle dura”, ha replicato l’avvocato di Vaughn, Larry Organ. “Tesla non sta facendo abbastanza. Quando hai una forza lavoro di diversa natura, devi accertarti che ognuno si senta il benvenuto in quella forza lavoro”. Fin qui le prime schermaglie, prossimamente la battaglia legale.