Scuola

Franceschini: ‘A volte si copia per essere promossi’. Ma solo per insicurezza, ministro

Il virgolettato lo ha riportato il Corriere Della Sera. E lui ha anche ripreso l’articolo cartaceo sul proprio profilo Facebook.

“Talvolta a scuola si copia per essere promossi”, novembre 2017, frase attribuita a Dario Franceschini, ministro per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo. E il contesto passa in secondo piano: la destra unita surclassa una sinistra divisa che cola a picco nelle elezioni in Sicilia. La soluzione proposta da Franceschini è stata: “copiare” l’idea degli avversari politici e combinare tutte le forze politiche di sinistra, al fine di essere “promossi” dagli elettori. Questo era qualcosa che mi mancava: l’elogio alla copiatura da parte di un ministro in carica della Repubblica Italiana.

In Germania l’allora astro nascente della politica e al tempo ministro della difesa Karl-Theodor zu Guttenberg si è dimesso e ritirato dalla politica per aver copiato parte della tesi. Un’accusa simile è stata mossa verso la ministra Marianna Madia da un articolo di Laura Margottini sul Fatto, con conseguenze ben diverse. Dopo un’indagine, l’Alta Scuola Imt di Lucca, presso la quale Marianna Madia ha conseguito il dottorato, non ha ritenuto di adottare alcun provvedimento nel caso in questione.

Quindi, non è purtroppo sorprendente che nel nostro paese le dichiarazioni di Franceschini non abbiano per adesso suscitato alcuna reazione. E questo non è il primo “incidente di percorso” da parte di Franceschini. Il ministro aveva difeso a spada tratta il sito “verybello.it” (ormai defunto) da un’ondata di indignazione da parte della rete, perché tra le altre cose il nome del dominio web che avrebbe dovuto promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo ricordava fin troppo quello di “verybella.it”, una linea di cosmetici per bambine.

Ma perché in Italia copiare sembra essere ritenuto un peccato veniale, quasi un punto di merito quando serve a raggiungere uno scopo? In realtà, la motivazione principale per un tale comportamento non è tanto di ottenere un indebito vantaggio, ma piuttosto di nascondere quella che si percepisce come una propria insicurezza. Lo studente copia perché non crede abbastanza in sé stesso. Il docente chiude un occhio quando vede copiare, perché teme che le sue spiegazioni siano state poco chiare. Il ricercatore segue il filone di ricerca aperto da altri perché vuole dimostrare una produttività adeguata e non essere accusato di “perdere tempo” nello sperimentare nuove idee. Il politico accetta il discorso composto dal ghost writer perché non vuole deludere i propri elettori. Il problema è che copiando non si raggiunge affatto lo scopo prefissato. Anzi: nella maggior parte dei casi ci si autolimita ottenendo in modo indebito un obiettivo che invece si poteva ottenere con un minimo sforzo e grande soddisfazione personale. L’autostima accresce quando le sfide si affrontano, non certo quando si prevale sugli altri violando le regole.

La scuola dovrebbe insegnare il senso critico e la capacità di elaborare le informazioni prima ancora delle nozioni stesse. Le più alte istituzioni dovrebbero essere in prima linea con esempi virtuosi. Copiare è un comportamento devastante, perché rappresenta l’abdicazione della capacità di giudizio: per paura si rinuncia alle proprie idee, le quali potrebbero essere persino migliori di quelle plagiate. In un governo nel quale buona parte dei membri non ha neppure la laurea, la ministra Madia avrebbe con ogni probabilità ottenuto lo stesso la sua nomina. Con o senza dottorato di ricerca, la sua carriera politica non sarebbe sostanzialmente cambiata.

Copiare non è solo inutile, ma è dannoso. La destra ha prevalso nella realtà siciliana grazie a una coalizione “tutti assieme appassionatamente”, ma non è detto che sia una buona idea traslare questo modello a situazioni completamente diverse. La forza politica che ha ottenuto la maggioranza assoluta nelle elezioni regionali siciliane è stato il partito dell’astensionismo. Oltre uno su due degli aventi diritto ha rinunciato al proprio voto. Comprendere il perché queste persone siano oramai disaffezionate e capirne le loro esigenze potrebbe pagare molto di più che scopiazzare la strategia delle destre, le quali in termini di voti assoluti hanno raccolto appena un misero 18% degli elettori (46% votanti moltiplicato 40% voti espressi).

Quindi, il consiglio (rigorosamente non richiesto) che sentirei dare ai miei ministri e agli studenti che copiano è lo stesso: valete molto di più di quello che pensate. Non abbiate paura di proporre soluzioni originali. Credete in voi stessi e docenti ed elettori vi apprezzeranno, molto di più di quello che possiate immaginare.