Cultura

ESCLUSIVO – Joe Lansdale racconta gli Usa un anno dopo Trump: “America First? L’idiota la distrugge. Per i suoi elettori sindrome di Stoccolma”

Lo scrittore americano scrive un brano per ilfattoquotidiano.it: "A un anno dal voto, i suoi elettori continuano a voler credere alle sue bugie spudorate. Non posso dire da nessun punto di vista che abbia “reso di nuovo grande l’America”, come recitava lo slogan della sua campagna. Gli Stati Uniti sono già un grande paese, ma questa grandezza è stata macchiata. Vedremo il più grande paese del mondo smantellato un poco per volta dall’interno dal suo governo inetto e vigliacco, e il suo meraviglioso faro di speranza e progresso spento da un idiota"

Se dici Texas, in molti pensano a lui, Joe Lansdale. Scrittore di best seller come Una stagione selvaggia e Capitani Oltraggiosi, l’America profonda Lansdale la conosce bene. E ne restituisce una fotografia nitida nelle sue storie. Stavolta però, Joe non parla della sua America attraverso quello che vivono Hap e Leonard, i protagonisti di una delle sue serie più fortunate. In prima persona, in esclusiva per ilfattoquotidiano.it, l’autore 66enne traccia un bilancio dell’era Trump a un anno dall’election day. Nessuna lista di cose fatte o non fatte, ma una consapevolezza: “The Donald l’America non la sta rendendo affatto Great Again. Mentre i suoi elettori, in preda alla sindrome di Stoccolma, continuano a voler credere a bugie spudorate”. (Leggi la versione in inglese)
A cura di Claudia Rossi

BUT HE’S THEIR FOOL (Ma è pur sempre il loro cretino)  – Per credere in un libro o in un film, il lettore, o spettatore, stabilisce un silenzioso patto con l’autore, con cui accetta di sospendere in qualche modo l’incredulità. Questo vale soprattutto per le opere particolarmente fantasiose. Meno fantasioso è il fatto che alcuni elettori abbiano suggellato lo stesso accordo con Donald Trump per poter credere alla sua presidenza: un caso estremo di sospensione dell’incredulità è infatti l’unico motivo che possa spiegare la loro perenne tendenza a ignorare la realtà e vedere al suo posto un luminoso sogno suburbano. Il sogno di un mondo in cui i bianchi sono ancora al posto di comando – come se l’avessero mai lasciato –, l’inquinamento non ha il benché minimo effetto sull’aria o l’acqua potabile, esiste solo una religione (la loro), e si può giocare ai cowboy o ai soldati girando allegramente con la pistola. Il sogno di un mondo in cui i minatori del carbone hanno lavoro e malattie polmonari a volontà, e cose come il vento e l’energia solare sono fantascienza. Un mondo in cui è possibile assumere migranti illegali quando ce n’è bisogno per lavare le macchine, fare i lavori domestici e raccogliere le patate, e al tempo stesso desiderare che restino al di là di un muro costruito dal Messico per i comodi di altre nazioni. E infine un mondo in cui si può credere, contro qualsiasi evidenza, che il presidente Obama sia originario del Kenya e stia orchestrando una rivoluzione sinistrorsa che potrebbe comportare la caduta del governo nelle mani dei rettiliani e che i suoi compagni di merende, tipo Hillary Clinton, siano ricchi pervertiti che gestiscono giri di prostituzione minorile nello scantinato di una pizzeria.

Questa gente accetta che Trump dica che i capi scout lo hanno chiamato per dirgli che il suo discorso è stato il più bello della storia, o che il presidente messicano è d’accordo con lui sull’efficacia delle sue politiche per l’immigrazione, o che Obama ha riempito la Trump Tower di microspie. Tutte queste si sono dimostrate sfacciate bugie. Qualche volta la Casa Bianca l’ha addirittura ammesso, senza smuovere di un millimetro l’adorazione che la base ha per Trump, appena inferiore all’adulazione riservata a Kim Jong-un in Corea del Nord. Mancano solo le esecuzioni di parenti, anche se in senso simbolico potrebbero esserci anche quelle nel programma di Trump. Alcune persone a lui molto vicine dell’amministrazione sono già state gettate alle ortiche, ma pur tradite, ferite e malconce finora sono riemerse con parole di lode nei suoi confronti. “Grazie, signore, posso averne ancora?”

La base di Trump è fatta di quelli che avevano paura della Russia e pensavano che Obama fosse troppo poco risoluto nelle sue interazioni con quel paese, ma oggi trovano perfettamente accettabili i rapporti fin troppo amichevoli di Trump con la Russia e Putin. Interferenze russe nelle elezioni, e chi se ne importa?, dicono, tanto ha vinto Trump. Pur tenendo conto del fatto che Fox News smercia le informazioni dell’estrema destra creando un vero e proprio universo alternativo, viene comunque da chiedersi che razza di parassita si sia infilato nelle orecchie di queste persone, divorando la parte del cervello che ha a che fare con la logica, o con il loro tanto sbandierato comune buonsenso… È possibile che quel parassita sia lo stesso Trump, o Fox News, ma la verità è che, se si guarda il quadro generale, siamo più vicini a una forma di sindrome di Stoccolma. O forse una chiave ancora più adatta a capire il fenomeno è il tribalismo: queste persone difendono la tribù e il suo capo, anche se il capo è un bugiardo narcisista che si è persino preso il disturbo di realizzare una falsa copertina della rivista TIME con la sua foto sopra e distribuirla nei suoi campi da golf. Tra l’altro, non aveva anche detto che non si sarebbe mai preso una vacanza e che Obama giocava troppo a golf?

Per anni gli elettori di Trump si sono visti promettere cose che non hanno mai ricevuto. Promesse che venivano agitate di fronte a loro come un cane di pezza da vincere ai baracconi, ma dopo ogni elezione il cane veniva allontanato di scatto, proprio nel momento in cui stavano allungando verso l’animale le loro dita bramose, quasi sempre bianche. Il cane veniva fatto sparire, e tornava la politica di sempre. Il cane era solo un’esca. Ma stavolta il premio non gli è stato strappato di mano, anzi, è stato eletto il cane stesso. È senza un occhio, la stoffa è tutta consumata e una delle zampe penzola da un filo di cotone sfilacciato, ma ciò non basta a farli desistere. Finalmente hanno messo le mani su quel cavolo di premio, e, anche se è in condizioni pietose, non hanno nessuna intenzione di mollarlo. Il cane di pezza esprime le loro opinioni istituzionali su omofobia, xenofobia, bigotteria e razzismo, l’idea che il vecchio mondo fosse un mondo migliore… tutte queste cose escono direttamente dalla bocca del pupazzo.

Gran parte dell’elettorato di Trump non riesce a guardargli dentro, tanto è pieno di quella cosa che si trova nei letamai, ma molti membri della sua tribù lo vedono esattamente per quello che è, e tuttavia si dicono che, anche se è inaffidabile come l’Ogino-Knaus, e ci sono buone possibilità che sia un cretino, è pur sempre il “loro” cretino. Giustificano la loro posizione dicendo cose come: “Non credo che Trump sia davvero razzista” o “Lo dice solo per tenere viva l’attenzione della base.” Sono disposti a prendersi il pacchetto completo, dicono, pur di non rinunciare allo straccio di imbottitura rimasto nel cane di pezza. Ma stanno trascurando una palese verità, che si applica a Trump, e di fatto anche a loro. Kurt Vonnegut l’ha espressa meglio di chiunque altro. “Tu sei quello che fingi di essere”.

Sagge parole, e adesso, quasi un anno dopo che Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti, abbiamo visto il livello del discorso scendere dieci chilometri più in basso dell’inferno, e abbiamo visto il re dei palloni gonfiati mostrare di essere un ipocrita in ogni modo possibile, tra le molte altre cose perché gioca a golf più di Obama, dopo aver tanto criticato per questo l’ex presidente. Ha promesso di non andare in vacanza, ma praticamente lui vive in vacanza. Ha usato numerose volte gli ordini esecutivi, una prerogativa del presidente, la stessa pratica per cui era stato criticato Obama. Dopo ogni sparatoria, non fa che offrire preghiere e buoni auspici. Poiché l’ultimo episodio si è verificato in una chiesa, bisogna supporre che lì le preghiere non mancassero, eppure finora non sono servite a niente; è un’azione concreta quella che ci serve. Trump è riuscito a nominare un giudice della Corte Suprema dopo che i repubblicani avevano fatto ostruzionismo nei confronti del presidente Obama negandogli quella possibilità, un diritto che è sempre appartenuto al presidente, repubblicano o democratico che fosse. Si è fatto in quattro per eliminare leggi a favore dell’ambiente in forma di tutele per gli animali a rischio estinzione, provvedimenti contro l’aria e l’acqua inquinate, regolamenti che sono stati in vigore per anni e hanno migliorato la qualità della vita. L’inquinamento non migliora la qualità della vita, questo è certo. Trump ha fatto pressione per eliminare l’energia eolica e solare, e sta promuovendo i combustibili fossili. Ha cercato di cancellare l’Obama-Care, un sistema assicurativo pieno di difetti, ma sempre migliore di quello che c’era prima. Trump vuole rimettere le assicurazioni nelle mani delle compagnie assicurative, e persino loro si tirano indietro, ma lui insiste, non per logica e neanche per convinzione politica, ma solo perché detesta Obama e tutto quello che è riuscito a ottenere. Santo cielo, per una grossa parte della sua campagna ha continuato a dire che Obama era nato in Kenya!

In effetti, Trump si è affrettato a eliminare ogni provvedimento o legge che il presidente Obama ha fatto passare solo perché l’uomo che è venuto prima di lui lo irrita profondamente. Pur avendo anche lui la sua dose di denigratori, Obama è stato nel complesso un presidente molto amato e rispettato. Il fragile ego di Trump non può tollerare niente che non ruoti attorno a lui. Non può investire i suoi pensieri in niente che non abbia a che fare con lui. Trump non ha richiamato le truppe da oltreoceano, una delle promesse della sua compagna elettorale; al contrario, le ha aumentate. Quella era un’area in cui avrebbe potuto fare meglio del presidente che lo ha preceduto, ma ha preferito astenersi. Anzi, ha innervosito un tiranno che è solo marginalmente più stupido dello stesso Trump, il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Trump ha promesso di costruire un muro al confine per frenare l’immigrazione illegale, come se un muro potesse dissuadere chiunque disponga di una scala appena più alta, o di una vanga per scavarci sotto un tunnel. Sono tutte pagliacciate pensate per abbindolare i suoi leccapiedi, le sue pecore imbecilli. Un muro non sarebbe solo uno spreco di tempo, ma finirebbe per costare miliardi senza risolvere un bel nulla. Sarebbe molto meglio usare quei soldi per i lavori sulle infrastrutture: questa sì che è una cosa di cui avremmo bisogno.

Trump ha licenziato chiunque lo abbia criticato, e se non l’ha licenziato ha cercato di farlo passare per bugiardo, e ha un intero settore dei media, FOX NEWS, pronto a diffondere la propaganda che qualsiasi notizia, a parte quelle che lo favoriscono, è falsa. Ha minacciato di far chiudere tutti i canali televisivi e giornali con cui non va d’accordo, un comportamento associato ai dittatori e ai demagoghi, non certo ai presidenti degli Stati Uniti. Non ha fatto che pisciare sul suo stesso partito, danneggiare le persone che lui stesso ha nominato, contraddire le sue stesse idee, ed è riuscito persino a ostacolare le leggi che voleva far passare, grazie alla sua scarsa comprensione di come funziona il governo. Ecco un uomo che se non avesse ereditato un patrimonio non riuscirebbe a farsi assumere nemmeno come trasportatore di bagni chimici.

Chi avrebbe mai potuto immaginare che gli Stati Uniti si sarebbero ritrovati un presidente così impresentabile da farci rimpiangere i tempi di George W. Bush e Richard Nixon? Per riassumere, ho una lunghissima lista di quello che Trump non ha fatto, o di quello che ha fatto di deleterio, ma certo non posso dire da nessun punto di vista che abbia “reso di nuovo grande l’America”, come recitava lo slogan della sua campagna. Gli Stati Uniti sono già un grande paese, ma questa grandezza è stata macchiata, è stata offuscata e a meno che il congresso non si dia una svegliata, a meno che la maggioranza che non lo ha votato non si impegni di più in politica, vedremo il più grande paese del mondo smantellato un poco per volta dall’interno dal suo governo inetto e vigliacco, e il suo meraviglioso faro di speranza e progresso spento da un idiota.

Traduzione di Teresa Albanese