Calcio

Fatto Football Club, addio alla Serie A combattuta: dominano le 5 big. Fino a quando non torna la “solita” Juventus

C'era una volta la Serie A in cui ogni partita sul campo delle provinciali era una via crucis. Ora invece è una marcia trionfale e anche un po’ monotona: su 53 partite giocate, Napoli, Juventus, Lazio, Inter e Roma ne hanno conquistate 44. Se si escludono gli scontri diretti, le "big" hanno perso punti in appena 3 match

Il dato è sotto gli occhi di tutti già da qualche settimana, e si fa sempre più eclatante giornata dopo giornata: le big vincono sempre. Pure troppo. Una marcia trionfale e anche un po’ monotona: su 53 partite giocate finora, Napoli, Juventus, Lazio, Inter e Roma (in rigoroso ordine di classifica, al netto delle gare da recuperare) ne hanno conquistate 44. Ma togliendo dal conto gli scontri diretti, sono appena 3 i match in cui le magnifiche cinque non hanno fatto bottino pieno: tre pareggi, la Lazio contro la Spal alla prima giornata, l’Inter a Bologna e la Juve a Bergamo. Per il resto solo vittorie, più o meno scontate. Una statistica senza precedenti, che fa sorgere spontanea una questione: sono davvero così forti loro, o semplicemente molto scarse tutte le altre?

I numeri sono chiari: la scorsa stagione all’11esima giornata le prime 5 avevano totalizzato complessivamente 113 punti, quest’anno siamo già a quota 137 (e con due partite in meno, il posticipo dell’Inter di stasera e il recupero di Sampdoria-Roma). Potenzialmente c’è una differenza di +30. Entrando nel dettaglio delle variazioni squadra per squadra, si capisce anche di chi sia il merito di questa tendenza: detto che la Juventus è sempre la Juventus (+1), e che la Roma è una sorpresa positiva solo perché si pensava che con il mercato deludente ed Eusebio Di Francesco in panchina avrebbe fatto peggio (i punti sono più o meno gli stessi di Spalletti, +1), l’exploit riguarda soprattutto Inter (+12), Napoli (+11) e Lazio (+7). È grazie a loro che abbiamo una lotta serrata ai vertici della classifica. Almeno per il momento.

Di contro, l’altra faccia della medaglia è il progressivo e sempre più marcato allargamento della forbice tra grandi e piccole, ricchi e poveri. Il mito della vecchia Serie A campionato ostico, dove secondo tradizione ogni squadra può perdere su ogni campo, sembra definitivamente sfatato: chi ci crede più alla favoletta della Juventus che lascia punti in provincia? E siccome le piccole sono piccole tanto quanto l’anno scorso (a parte l’imbarazzante Benevento, la situazione nei bassifondi è più o meno identica), i punti in surplus dell big sono tutti tolti alla classe media. Nel calcio italiano, un po’ come nella società, sembra essere scomparsa: le varie Fiorentina, Torino, Udinese, quelle squadre da Europa League che un tempo rappresentavano trasferte insidiose, ormai non fanno più paura a nessuno. Soltanto Sampdoria e Atalanta provano a resistere.

Questo risponde anche alla domanda iniziale: rafforzamento delle big e indebolimento delle medio-piccole sono fenomeni che viaggiano su binari paralleli e connessi, sono uno la conseguenza dell’altro in un campionato sempre più livellato verso il basso, dove le differenze si sentono forti. Sarri si dice convinto che “le grandi prima o poi rallenteranno”. Forse è così, è solo questione di tempo. O forse stiamo davvero diventando come la Spagna: ci sono due, tre, al massimo quattro squadre che vincono ogni domenica, e visto che tutte le altre partite si neutralizzano alla fine sulla classifica incidono praticamente solo gli scontri diretti. Fin qui è andata così: il Napoli si è fermata soltanto contro l’Inter, la Juve è scivolata con la Lazio, la Roma è leggermente più indietro perché ha perso entrambe le sfide all’Olimpico contro nerazzurri e partenopei. Sarà anche monotono, ma per la Serie A sarebbe comunque una notizia positiva: per lo spettacolo meglio il dominio incontrastato di cinque squadre, che di una sola. Godiamocelo. Finché dura e non torna la solita Juventus.

Twitter: @lVendemiale