Diritti

Se il gay effeminato deride quello riservato, e viceversa. Quando la discriminazione è interna

di Thomas Alberti

“Il mondo è bello perché vario” è la frase che ripetiamo alle persone per confermare la tesi che l’omosessualità è normale e che dovremmo apprezzare il fatto di essere diversi invece di averne paura. Poco importa che si tratti di avere un colore di pelle, un credo, un orientamento sessuale, una politica o una cultura diversi dai nostri: la diversità dovrebbe essere una caratteristica che rende questo pianeta un pianeta migliore.

Ma è davvero così? Siamo veramente convinti di accettare ciò che è diverso da noi? O forse accettiamo solamente ciò che è uguale o quantomeno simile ai nostri canoni?

Ho 25 anni, peso 90 kg e sono “alto” 1 metro e 66. Mia madre è bassa e magra e mio padre è alto e robusto. Ovviamente io ho preso il “meglio” di entrambi. Non solo non rispetto i canoni di bellezza di Policleto ma sono pure nato omosessuale! Anche se nella tua testa stai pensando a un unicorno in sovrappeso che beve frappè colorati di Starbucks e balla Beyoncé, sono solamente un comune mortale che lavora e studia a Londra da più di cinque anni. Sono uno studente di Digital Advertising and Design e mi ricordo che durante le infinite ricerche per un mio progetto chiamato “Grasso&Ric***ne. In caso di emergenza ama te stesso” ho riscontrato un problema che ancora oggi è molto attuale e che sta dilagando sempre di più nella comunità Lgbt+: la discriminazione interna.

Si parla di discriminazione interna quando non si accetta qualcuno appartenente al nostro stesso gruppo sociale. Il gay macho che deride il gay effeminato, il gay fashionista che prende in giro il gay trasandato, il gay attivista che si lamenta del sono-gay-ma-non-vado-a-dirlo-a-tutti: tutti gay e tutti diversi. La mia domanda sorge spontanea: come facciamo a combattere l’omofobia se pure tra noi ci discriminiamo a vicenda? Non fraintendetemi, io non sono il Padre Pio di Stonewall, non è che amo tutti i gay a prescindere dal loro “stile”, così come non amo tutti gli etero. Il fatto che una persona mi stia simpatica o meno non è certo dovuto al suo orientamento sessuale o come decide di vivere la propria vita. Una persona o mi sta simpatica o non mi sta simpatica: punto.

Negli anni ho sentito parlare di uomini gay che si vergognano di altri uomini gay, di uomini gay che non accettano i gay che vanno al Pride, di stilisti gay che chiamano “sintetici” i figli di Elton John. Mi sono allora domandato se non fossi forse io quello a pensare male, perché alla fine ci sono anche etero che si vergognano di altri etero. Magari questo vergognarsi di altri gay è solamente un progresso della società che ha portato la comunità Lgbt+ a ritenere non sia più necessario difendere tutto il gruppo sociale appartenente perché il mondo è così avanti da non essercene più il bisogno. Eppure vedo ancora persone andare in prigione per il loro orientamento sessuale, o venire sbattute fuori di casa e persino uccise o picchiate a bastonate solamente perché vanno a letto con persone dello stesso sesso.

In Italia ci sono pure case vacanze che non accettano gay e animali. Siamo nel 2017 e ancora dobbiamo combattere per far capire al mondo ciò che siamo e chi amiamo. Possiamo veramente permetterci di discriminarci a vicenda? E poi abbiamo lui: il famigerato Cristiano Malgioglio. Con la sua partecipazione al GFvip, le polemiche e opinioni su questo personaggio sono state espresse in un battito di ciglia. Ci sono poche cose brutte come il sentir dire “guarda quella checca!”, ma è ancor più demoralizzante quando a dirlo è una persona omosessuale, come se Malgioglio alla fine fosse troppo gay mentre Raul Bova fosse troppo etero. Non posso non menzionare, però, che è stato lo stesso Malgioglio a ritenere il Gay Pride una buffonata.

Quindi qui abbiamo una persona discriminata ma che in primis discrimina.

Alla fine amiamo tutti giudicare gli altri. Lo facciamo tutti i giorni e non riusciamo a smettere. Guardiamo la gente entrare dal parrucchiere e diventiamo peggio del security check all’aeroporto di Sidney. Ci accertiamo che la gente percepisca il nostro dissenso e certe volte glielo scriviamo pure su Facebook perché, si sa, dietro lo schermo siamo tutti leoni. La naturale conseguenza è che le persone devono e vogliono rientrare in quei canoni che la società ha imposto e, per paura di essere giudicata, segue quei canoni a testa bassa.

E’ quindi importante ricordare alle persone, gay e non, quanto sia necessario accettarsi l’un l’altro. Magari non possiamo amarci tutti, ma rispettarsi a vicenda è importante perché è con il rispetto che si costruisce un mondo migliore di quello distrutto dalla violenza, dall’ignoranza e da uomini con grandi poteri e piccoli cervelli in cui viviamo.