Giustizia & Impunità

Marsiglia, “fratello dell’attentatore respinto dall’Italia nel 2014. Poi in Siria come foreign fighter”

Un passato da combattente e un presente da fuggitivo tra Francia e Italia per Annis Hannachi, arrestato a Ferrara. Secondo gli inquirenti è stato lui a indottrinare Ahmed, portandolo al terrorismo jihadista

Anis Hannachi, il fratello del killer che alla stazione di Saint-Charles di Marsiglia ha ucciso a coltellate le cugine Laure e Marianne, era stato respinto dall’Italia nel 2014 quando arrivò a Favignana con altri tunisini su un barcone. Poco dopo si era arruolato in Siria e Iraq come foreign fighter, dove è rimasto per quasi due anni. Ed è stato proprio lui, secondo la ricostruzione degli inquirenti italiani e francesi, a indottrinare Ahmed portandolo al terrorismo jihadista. Un passato da combattente e un presente da fuggitivo tra Francia e Italia, che gli aveva provocato anche dei sentimenti di “stanchezza, disagio e turbamento”, fino all’arresto, avvenuto a Ferrara l’8 ottobre mentre, di notte, percorreva in bicicletta le vie della città. La probabile presenza dell’uomo in Italia era stata segnalata dalle autorità francesi la sera del 3 ottobre e il 4 si è avuta la certezza che fosse nel nostro Paese, in Liguria. E la sua presenza nel nostro paese era stata segnalata dalle autorità francesi, che ipotizzavano il suo arrivo nel nostro Paese già dal 27 settembre scorso.

Il procuratore antimafia e antiterrorismo Franco Roberti ha riferito che Hannachi verrà estradato in Francia entro pochi giorni. “I tempi dell’estradizione – ha sottolineato Roberti – saranno molto ristretti, qualche giorno, non di più. La procedura con la Francia è già stata attivata”. Il procuratore ha poi affermato che, al momento, Anis Hannachi non sta collaborando con gli investigatori e gli inquirenti. Quando è stato fermato, il tunisino non aveva con se documenti e agli uomini della Digos di Bologna e Ferrara ha dato un nome di fantasia e detto di essere algerino.  Allo stato attuale delle indagini, ha inoltre precisato il direttore del servizio centrale antiterrorismo Lamberto Giannini, “non emergono segnali riguardanti la possibile pianificazione di atti sul nostro territorio”.