Politica

Berlusconi, Renzi e il partito del ‘decido io’. E la chiamano democrazia

«Davvero gli italiani possono
riportare al potere un uomo
che il resto d’Europa vede come
un buffone o un truffatore?»
The Economist, 19.8.2017 

di Enzo Marzo

Questa estate è accaduto di tutto. In fondo io qui vorrei occuparmi solo di enormi minutaglie. Ne ho notate due che mi hanno colpito. Gravi in sé stesse, ma anche rilevatrici della ormai cronica e servile disattenzione degli opinionisti. Sono decenni che si è andata via via perdendo la funzione critica della stampa. Non ci si scandalizza più di nulla. Anche per colpa dell’inflazione del malgoverno e del malaffare e quindi dell’assuefazione al peggio. Per esempio, non fa più notizia, appena qualche poche righe da dimenticare presto, che un personaggio pubblico, come Altero Matteoli, da ministro abbia compiuto alcune “piccole” irregolarità tali da essere condannato da un tribunale a più di quattro anni di carcere (che ovviamente saranno come al solito solamente virtuali) perché dopotutto non ha rubato per fame un pollo in un supermercato. D’altronde la classe politica – seguendo pedissequamente l’autorevole magistero di un pessimo Presidente della Repubblica – ha messo nel dimenticatoio tutto il recente passato e tollera che un pregiudicato abbia l’ardire di proporsi ancora come capo di una maggioranza di governo, tra gli ossequi generali. Come se fosse un nuovo Cincinnato e non un incallito pregiudicato che ancora oggi tesse pubblicamente le lodi del suo compare colluso con la mafiaSolo il liberale Economist lo annovera ancora tra i buffoni e i truffatori, forse ricordandosi della condanna definitiva per frode allo Stato, della sua ignominiosa cacciata dal Senato e del suo malgoverno ad personam, e ci pone una domanda cui è d’obbligo rispondere affermativamente.

Ma torniamo alle due minutaglie dell’estate. La prima è una dichiarazione di Matteo Renzi, il quale con una faccia tosta che gli è permessa dal silenzio complice di tutti (avversari e amici) ha fatto saper alla stampa che «in ogni singola candidatura ci sarà il visto mio». Il Corriere titola: «I candidati? Li scelgo io». Così lo sconfitto al referendum costituzionale ci fa sapere che le Primarie, ancorché senza alcun controllo e manipolabili per come è abituato il Pd ad organizzarle, se le mette sotto i piedi. Eppure, se non sbaglio, il Pd incassa soldi pubblici, provenienti quindi dalle tasse di noi cittadini, cui non resta che assistere impotenti alle gesta autoritarie di un Cesare velleitario fino al ridicolo. E forse è anche utile rammentare che i candidati scelti personalmente dal Segretario saranno sicuramente parlamentari perché “nominati” tali, seguendo le norme del Grande Inciucio che – caso unico al mondo – solleva i cittadini dalla fatica di eleggersi i propri rappresentanti.

La seconda minutaglia non è meno grave. Lo sfacciato gioco delle parti tra governo, Pd e Angelino Alfano sull’approvazione o meno della legge dello Ius soli è stato inquietante. E buffonesco: infatti ipocritamente si è detto che non erano sufficienti i voti al Senato, ma non si è capito perché, dopo aver posto la fiducia sul Jobs act, sulla scuola, addirittura sulla quella vergogna dei voucher e in anche troppe occasioni minori, non si poteva piegare, appunto, con il voto di fiducia il ricatto fatto porre da Alfano.

Non entro qui nel modo più assoluto nel merito del provvedimento. Ci daranno tanto di quel tempo per affrontarlo con serietà… ma mi ha colpito una dichiarazione, sempre di Renzi che diceva candidamente che non era possibile approvare la legge prima delle elezioni, perché avrebbe potuto irritare l’elettorato e far perdere dei voti. Se traduciamo dal politichese in italiano vuol dire: «Cari elettori, ho deciso di prendervi per i fondelli, adesso andate a votare sereni. Agli eletti ci penso io e gli altri capi assoluti della Casta (arricchita dalla new entry dei grillini). E anche sui provvedimenti della prossima legislatura non vi preoccupate di far valere le vostre convinzioni: intanto, dopo, facciamo come ci pare».

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