Politica

Silvio Berlusconi, il ritorno: basta con i comunisti. Da oggi i nemici sono zecche e pappataci

Ma che simpatico! Simpatico e un po’ birichino” (così si è autodefinito) con l’obiettivo di tornare in politica seducendo le ziette, tutte assorte nei tavoli di burraco familiari, che ormai sono più numerosi e affollati delle sedi di partito. Silvio Berlusconi da Fiuggi (nella sua prima uscita pubblica di apertura della campagna elettorale) lancia la sfida politica più ambiziosa e più trumpiana che si sia mai vista qui in Italia. Dopo aver dato della “meteorina” a Luigi Di Maio, che gli toglie molte ziette dai consensi, in quanto “nipote ideale” per la maggior parte delle famiglie italiane, nonno Silvio tira fuori una delle sue, proprio coi tempi giusti per lanciare lo scatto finale.

I suoi sondaggi, che devono avergli preannunciato il rischio reale e concreto che M5S raggiunga traguardi di vittoria (se presenta una super squadra di governo prima come ha annunciato Di Maio), lo hanno spinto a raccontare di altri sondaggi molto animaleschi, anzi “bestiali”. Mentre il birichino Matteo Renzi si affanna ad agire sul popolo degli sconfitti del , che era un bel 40% dei votanti, Berlusconi lavora sul popolo dei non votanti storici, che rappresenta una bella percentuale fluttuante e a due cifre (oltre 15 milioni di italiani).

E allora, avrà pensato il nostro simpaticone, quali sono i non votanti per eccellenza? Ma certo, i cani e i gatti di questo paese. E giù i numeri: otto milioni di cani e 12 milioni di gatti. Circa 20 milioni di esseri, la cui metà dorme con i padroni e il 26% addirittura sotto le lenzuola. Pensate un po’! E non hanno diritto di voto? No, gli avranno detto. Ma i loro padroni sì? Avrà risposto l’arguto birichino.

Se la sinistra vuole dare il voto agli immigrati, noi puntiamo agli animalisti “disposti anche a togliersi il boccone per darlo ai loro cuccioli”. Sembra una commedia dell’Italia post politica, ma se guardiamo l’indicatore comunicativo della Pubblicità sui grandi gruppi, ci accorgiamo che l’uscita di Berlusconi è un atto strategico che si avvicina, per spregiudicatezza, a quello dell’eliminazione del bollo sulle moto, che ancora aspettano gli italiani dal 2006. Infatti, i primi sondaggi già accreditano al partito di Michela Brambilla, ancora inesistente a livello mediatico ma da poco entrato in campagna elettorale, un 1,4% (Alfano non ha molto di più ed esiste da decenni). Le uscite del Silvio nazionale, non sono mai casuali o insensate, come potrebbero apparire ad un qualsiasi commentatore tedesco, inglese o francese…diciamo europeo.

Video di Alessandro Sarcinelli

Sono sempre mirate, e se non hanno almeno un rating sull’efficacia dell’80%, Silvio non ci mette la faccia. E quindi, via la politica, perché è affollata di altri “cazzari” che le sparano talmente grosse da apparire inimitabili come i cherubini di Crozza, e fiato all’operazione animali domestici con tanto di ministero dedicato. Così come il mercato, l’economia e la pubblicità sposta business su questo settore altamente remunerativo, Silvio ha intuito che lo spazio c’era, era vuoto e si è messo al centro come un Maradona abbaiante tra ziette, gattare e allevatori nostrani che Berlusca avrà analizzato tra i maggiori astensionisti ed apolitici. Un bel target cui mira la pubblicità è sempre un buon target per Silvio, che se non ci guadagni in voti, si può sempre rifare con gli spot. Se non mette in piedi un paio di milioni di voti, comunque può alzare un po’ di grana per le sue aziende. Quindi basta con la storia dei comunisti, da oggi i nemici sono zecche e pappataci, che notoriamente sono di sinistra e mutuiamo da Facebook le immagini più cliccate di gattini e cuccioletti, son quelle che fanno più consensi. Basta con le belle donne in copertina, al loro posto labrador e barboncini. Qualcosa mi dice che la maggior parte dei manifesti della prossima campagna elettorale avranno il candidato con il suo cucciolo in braccio, e che la Roma della Raggi sarà definita la capitale delle deiezioni canine sui marciapiedi per incapacità amministrative. Insomma, il Cavaliere non molla mai l’osso.