Cinema

Mostra del Cinema di Venezia 2017, la memoria non basta. Gianni Amelio ricorda in un corto il terremoto di Amatrice

Casa d’altri è stato presentato come evento speciale a un anno dalla tragedia sismica del centro Italia. Il regista denuncia, in quello che definisce un corto dal filo narrativo inventato, "gli effetti sono anche causati dalla cattiveria della gente"

Una coppia sorride soddisfatta della “scoperta” che andava cercando, inevitabile scatta il selfie: “merce” preziosa e da postare immediatamente visto che sullo sfondo ci sono le rovine di Amatrice. Impossibile non inorridire, e Gianni Amelio è ben consapevole della provocazione buttata sullo spettatore in antefatto del suo nuovo corto, Casa d’altri, presentato oggi come evento speciale alla Mostra veneziana a un anno dalla tragedia sismica del centro Italia. Per questo s’indigna: “Anche il male può essere inconscio, ma ciò non ne cambia l’essenza perché tale rimane. Per fare un selfie davanti alla tragedia di un Paese distrutto da un terremoto ci vuole una mancanza di pudore e vergogna che agghiaccia, il problema è che ormai queste persone – le vittime del danno e anche della beffa – sono abituate a vedere stuoli di turisti che vanno visitando le macerie: le osservano da fuori, da dietro la linea rossa, il risultato di una maleducazione radicata in noi anche di fronte a un disastro di questa portata”.

Dopo i titoli di testa entra in scena uno dei protagonisti di questo piccolo-grande film che il regista calabrese tiene a precisare “non essere un documentario, bensì un corto dal filo narrativo inventato”: si tratta di un anziano signore, piccolo di statura, che estrae dai suoi ricordi una fotografia. L’immagine rimarrà sempre un mistero per lo spettatore, ma questa dà l’occasione all’uomo di percorrere alcune vie ed entrare in alcuni ambienti di Amatrice per mostrarne l’anima: sembra voler chiedere a tutti “conoscete o conoscevate questa persona”? Ma nessuno risponde affermativamente, nessuno “riesce a leggere la metafora dell’impossibilità di recuperare almeno un affetto per rimarginare le terribili ferite”. Tale omino è un anonimo Virgilio nei gironi dell’inferno dei terremotati, le cui lacrime sono causate più dalla rabbia che dal dolore in sé. Già, perché la memoria corta fa male e ancor peggio quando la memoria basta a se stessa, anzi “la memoria non basta” proprio, sentenzia Amelio con una scritta sul finale del film. Spiega il cineasta: “Casa d’altri è stato pensato e girato con lo sguardo puro verso una realtà che non riguarda solo Amatrice; infatti non ho voluto inserire le polemiche su chi ha o non ha fatto delle cose, bensì ho voluto puntare l’attenzione sulla rabbia riguardo ai modi attraverso i quali ogni volta si prende atto di una tragedia e non si prendono poi in considerazione le cose urgenti e necessarie da fare, per cui i terremoti continuano e le case continuano ad essere distrutte e la gente continua a morire” aggiunge Amelio che denuncia “il vero intervento dovrebbe essere a monte, cercare di costruire in modo giusto… ce lo insegna Ischia, tutto il sud Italia è zona sismica, e tutto il sud Italia viene costruito da sempre senza piani regolatori e permessi giusti. Per questo mi sento di dichiarare che non è vero che il terremoto è sempre qualcosa che avviene per destino: i suoi effetti sono dovuti anche alla cattiveria della gente”.