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Corea del Nord, esercitazione Usa su Seul. Pechino: “Non siamo in un videogioco”. Pyongyang: “Autodifesa è nostro diritto”

Sono in corso le annuali manovre militari congiunte tra Washington e la Corea del Sud, a due giorni di distanza dal missili balistico lanciato da Pyongyang verso il Giappone. Nella penisola la tensione rimane alta. Cina: "Non permetteremo mai la guerra o il caos". Tokyo vuole aumentare il budget per la difesa. Portavoce ministero degli Esteri nordcoreano rilancia e avverte gli Stati Uniti: "Questo è solo un assaggio"

Bombardieri e aerei da caccia statunitensi si sono esercitati nei cieli della Corea del Sud insieme a jet militari sudcoreani. Una simulazione di attacchi che fa parte delle annuali manovre militari tra Washington e Seul, ma che arriva anche ad appena due giorni di distanza dal lancio del missile balistico da parte di Pyongyang verso il Giappone. E la Corea del Nord, attraverso le parole di un portavoce del ministero degli Esteri pubblicate dall’agenzia locale Knca, ha condannato “con decisione” le critiche del Consiglio di sicurezza dell’Onu riguardo al lancio del missile Hwasong-12 avvenuto il 29 agosto. Secondo Pyongyang la reazione dell’organismo internazionale “sfacciatamente” non tiene conto del “diritto all’autodifesa di uno Stato sovrano“. Poi il ministero degli Esteri nordcoreano ha puntato il dito in particolare contro gli Usa osservando che il missile è solo “un assaggio” di quello che potrebbe accadere. E ha fatto un chiaro riferimento all’isola di Guam, dove le forze armate statunitensi hanno una loro base militare importante per il controllo strategico dell’Oceano Pacifico, definita da Pyongyang “la base di prima linea per l’invasione” americana. Dal 2013 è installato sull’isola il sistema di difesa missilistico THAAD (Terminal High Altitude Area Defence). Guam ha lo statuto di territorio non incorporato degli Stati Uniti e figura nella lista delle Nazioni Unite dei territori non autonomi. Elegge anche un delegato senza diritto di voto al Congresso statunitense.

Cina: “Lo strumento militare non può essere un’opzione per risolvere la questione coreana” – Il lancio del missile è stato un test voluto da Kim Jong-Un anche nell’ottica di una politica di risposta proprie alle esercitazioni congiunte nel Sud che il regime nordcoreano persegue da anni. In ogni caso, la presenza di bombardieri e caccia americani nei cieli coreani contribuisce a tenere alta la tensione. Lo sostiene soprattutto la Cina. “Lo strumento militare non può essere un’opzione per risolvere questa questione. Non permetteremo mai la guerra o il caos” ha detto il portavoce del ministero della Difesa cinese, colonnello Ren Guoqiang, a proposito della crisi con la Corea del Nord. Il militare ha invitato tutte le parti a “esercitare moderazione”, evitando “parole e azioni che provochino un’ulteriore escalation della tensione”. Da Pechino, inoltre, per bocca della portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, è arrivato un altro avvertimento: “La situazione in Corea è seria e non siamo in un videogioco per computer“. All’esercitazione congiunta, eseguita con munizioni vere nell’est della Corea del Sud, hanno partecipato due bombardieri supersonici americani B-1B e quattro caccia F-35 affiancati da quattro caccia F-15 sudcoreani. Nel corso delle prove sono stati simulati attacchi di precisione contro “strutture chiave” nordcoreane, come ha spiegato il funzionario del ministero della Difesa di Seul. I bombardieri B-1B sono arrivati dalla base Andersen dell’aeronautica militare Usa sull’isola di Guam, proprio uno dei dichiarati obiettivi di Kim Jong-Un, mentre gli F-35 sono arrivati dalla base Usa di Iwakuni, in Giappone.

Giappone, chiesto aumento record per il bilancio del ministero della Difesa – Le manovre congiunte in corso di Seul e Washington, denominate Ulchi Freedom Guardian (Ufg), sono viste da Pyongyang come le prove generali di un attacco ai suoi danni. “Le soluzioni militari non sono un’opzione – ha affermato il portavoce del ministero della Difesa di Pechino, Ren Guoqiang – abbiamo sempre sostenuto la soluzione dei problemi con il dialogo e il confronto”, ha aggiunto. Intanto, dopo il lancio di Hawsong-12 che ha sorvolato il Giappone per poi inabissarsi al largo dell’isola di Hokkaido, la reazione di Tokyo è la richiesta da parte del ministero della Difesa di un aumento record del proprio bilancio nel 2018. L’importo, di 5.200 miliardi di yen (40,5 miliardi di euro), è pari a un incremento del 2,5% e servirebbe a coprire le spese per le nuove batterie di missili intercettori terra aria e sistemi navali di contraerea. Se il parlamento lo approvasse, sarebbe il sesto aumento annuale consecutivo sotto la guida del premier Shinzo Abe, dopo 10 anni di riduzioni.