Cronaca

Le barriere anti-terrorismo non si possono evitare? Che almeno siano reversibili

Il tema delle barriere contro i possibili attacchi terroristici di camion e furgoni dopo la strage delle Ramblas non va sottovalutato perché in alcune città si stanno studiando proprio in queste ore. Ho già notato sui social e nei pochi interventi su testate giornalistiche che l’opportunità o meno di queste barriere è un argomento che divide trasversalmente forcaioli e buonisti. Per questo vale la pena ragionarci il più laicamente e pragmaticamente possibile, nonostante le difficoltà: emozioni veloci impediscono la razionale discussione.

La velocità emotiva non è dovuta solo all’effettiva o presunta ansia dei governanti – questori, prefetti e sindaci – di far vedere che stanno facendo qualcosa per placare la vera o presunta ansia dei cittadini. C’è anche una preoccupazione soggettiva che suona più o meno così: so benissimo che le probabilità che un attentato nella mia città avvenga o no dipendono pochissimo dalle barriere che metto ma se succede proprio adesso, in un luogo in cui la barriera si poteva mettere e non è stata messa, mi linciano. Tanto vale che la metto, la barriera, meglio che ci sia qualcuno che protesti perché l’ho messa piuttosto che il contrario. Tanto poi si può sempre togliere.

Proviamo però a discutere razionalmente. In che tipo di aree, di luoghi cittadini, il furgone o camion assassino può fare strage? In tutti quelli più affollati. Possono essere strade o piazze pedonalizzate (quelle in cui un mezzo può comunque passare, esempio ambulanze, polizia, pulizia etc) o addirittura marciapiedi larghi e sagrati con gradino basso (parte centrale di piazza Duomo a Milano) dove nessun mezzo può/potrebbe per regolamento passare. Ma possono essere anche mercati e fermate di autobus e forse altro ancora.

Quali barriere possono essere poste? L’orrore dei cosiddetti New Jersey davanti alla Galleria Vittorio Emanuele a Milano è talmente evidente che nessuno potrebbe volerli. Ma intanto son stati messi. Il rischio di una alterazione radicale di luoghi monumentali è comunque molto alto, a fronte di probabilità di attentato di quel tipo veramente molto basse. Non è una obiezione radical chic, quella di evitare di mettere cose orribili. Ma è vero che su questo punto si apre una discussione profonda e complessa sulla percezione e sui simboli. Una nuova versione della questione se blindati e uomini armati nelle strade inducano o no sensazione di protezione o di pericolo.

In linea generale, le barriere devono lasciar libero il passaggio ai mezzi autorizzati a circolare nelle zone pedonali: possono costringerli ad andare a passo d’uomo curvando, non bloccarli del tutto. Sento dire però che da qualche parte (tratti di via Garibaldi a Torino?) si sta pensando di consentire varchi solo pedonali, e auspico ciclistici. Se così è, qualcuno protesterà di sicuro. Si pongono problemi di mobilità, di ambulanze, e ancora di sicurezza, in un altro senso (da certi punti bisogna anche poter defluire rapidamente).

Da anni chi ha a cuore l’ambiente e le vivibilità dei centri storici chiede di proteggere più efficacemente gli spazi pedonali o pedonalizzati dall’invadenza delle auto. La paura del veicolo omicida può far realizzare rapidamente quello che magari per anni abbiamo chiesto invano? Forse. Sarebbe una curiosa eterogènesi dei fini. Con il rischio però che nuovi usi pedonali vengano ostacolati con l’argomentazione che non li si può proteggere (“non ci sono i fondi”).

Rimangono due grandi dubbi e obiezioni di fondo. La prima: se davvero si vuole proteggere la gente, e non solo i luoghi più famosi, i punti di contatto possibili tra veicoli e gruppi folti di pedoni sono moltissimi e probabilmente impossibili da proteggere. La seconda: non siamo di fronte a casi di automobilisti o camionisti impazziti, ma a giovani disposti a morire pur di ammazzare qualche sconosciuto. Un kamikaze non ha solo l’opzione furgone/camion, questo lo sanno anche i governanti, i prefetti, i questori, i sindaci. A loro chiediamo, sommessamente, se proprio non possono fare a meno di calare dall’alto in poche ore le “barriere anti camion”, di adottare soluzioni facilmente reversibili, puntando a rivedere tutto con intelligenza e saggezza al più presto.