Società

Terremoto Centro Italia, la rinascita dagli hotel alle imprese. “Noi, senza certezze, siamo usciti dall’inferno delle macerie”

Le testimonianze di Alfredo, Alessia, Valentina e Federica raccontano la ripresa delle loro attività dopo il sisma del 2016, che vanno dai caseifici agli alberghi. Spiegano di avere "perso tutto", poi di essere ripartiti "con pochi mezzi" e che tuttora rimane ancora molto da fare. Ma intanto, "ci siamo rimboccati le maniche"

“Ci dobbiamo sentire dopo, perché siamo tra le macerie in zona rossa e stiamo cercando di recuperare qualcosa, anche una foto, un ricordo da portare ai nostri genitori”. Il cellulare è quello di Alfredo Perilli, proprietario del ristorante La Conca, crollato ad Amatrice il 24 agosto 2016. A rispondere è la sorella e quelle parole sono una doccia fredda, ma descrivono meglio di molte altre quello che si vive nei paesi distrutti dal terremoto. Quello che si vive quando si è con un piede nell’inferno e con l’altro si cerca di risalire la china. A un anno dal sisma, insieme ad altri sette ristoranti storici di Amatrice, anche La Conca ha trovato una nuova casa nell’area food di San Cipriano, inaugurata il 29 luglio scorso.

E c’è anche l’hotel-ristorante Roma, il tempio dell’amatriciana: il 24 agosto 2016, dopo il crollo, è stato il simbolo della devastazione e oggi lo è della rinascita. Alessio Bucci, figlio del titolare, è rimasto sotto le macerie insieme alla moglie. A salvarlo sono stati alcuni familiari, ma per tornare a vivere ha lottato quaranta giorni in ospedale. Tutto mentre le immagini di quel luogo storico facevano il giro del mondo, raccogliendo i commenti increduli di chi proprio lì aveva assaporato il piatto tipico della tradizione. Queste sono alcune delle storie di rinascita che ilfattoquotidiano.it vuole raccontare a un anno dal sisma che ha sconvolto il Centro Italia.

A un anno di distanza c’è ancora tanto da fare, ma molto è stato fatto. Proprio in questi giorni si vedono i frutti del lavoro di quanti non si sono mai arresi

La prima forte scossa fu proprio quella del 24 agosto, con epicentro situato lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumuli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), ma quella più forte arrivò il 30 ottobre, con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia. La rinascita ha diversi volti, anche quelli di dodici giovani imprenditori locali protagonisti della mostra La Rinascita ha il cuore giovane, allestita nei giorni scorsi a Rispescia (Grosseto) nell’ambito di Festambiente. Questi imprenditori sono stati aiutati anche da una raccolta fondi promossa da Legambiente, Libera, Altromercato, Federparchi, Alleanza Cooperative Italiane Giovani, Alce Nero e Fondazione Symbola.

Rinascere dopo l’inferno – Oltre 70mila scosse con una media di 240 al giorno. Quattro regioni (Abruzzo, Umbria, Marche e Lazio) e 140 comuni colpiti dal sisma che dal 24 agosto ha fatto tremare a più riprese il Centro Italia. Ad oggi sono 299 le vittime del terremoto, 200mila gli immobili lesionati o inagibili. A un anno di distanza c’è ancora tanto da fare, ma molto è stato fatto. Proprio in questi giorni si vedono i frutti del lavoro di quanti non si sono mai arresi. Il 5 agosto il supermercato di Amatrice Simply Market ha riaperto a San Cipriano. È una delle 79 attività danneggiate ad aver accettato la proposta di delocalizzazione nelle aree provvisorie. Il 29 luglio è stata invece inaugurata la nuova area food di San Cipriano, realizzata con i fondi raccolti da Corriere della Sera e TgLa7, che accoglierà otto storici ristoranti in un insieme di strutture disegnate dall’architetto Stefano Boeri e dal Consorzio Innova FVG.

“La casa dei miei genitori è crollata, per questo con mia sorella cercavamo di recuperare qualcosa, anche un ricordo. Per i miei genitori, per loro è più difficile”

Tra devastazione e rinascita – Tra i ristoranti storici che ripartiranno c’è ‘La Conca’ di Alfredo Perilli, che proprio quest’anno avrebbe compiuto mezzo secolo. Si festeggerà comunque, anche se si è dovuti ripartire da zero superando un periodo duro. La moglie aspettava un bambino quando il terremoto ha sconvolto le loro vite. “Abbiamo perso tutto, un ristorante, i fabbricati – racconta – ed è venuto giù il tetto dell’azienda agricola”. Perilli ha un allevamento di un centinaio di mucche e quaranta cavalli da tiro pesante. Per fortuna le mucche si sono salvate, perché erano in alpeggio. Ecco perché non le ha più lasciate. Neppure quando la moglie Marta, ormai avanti con la gravidanza, ha dovuto lasciare la roulotte dove la coppia viveva con la primogenita Rachele, 5 anni, per andare a Roma qualche mese prima del parto. Adriano è nato il 4 gennaio ed è stato battezzato da Papa Francesco. Del ristorante non è rimasto più nulla, loro vivono nel container in attesa che gli venga assegnata una casetta, soluzione abitativa d’emergenza. La loro casa al centro di Amatrice, ristrutturata, è rimasta in piedi ma è in zona rossa. “Quella dei miei genitori, che si trovava sul corso principale – spiega – è crollata e in questi giorni stanno cercando di allargare la strada per renderla circolabile, per questo con mia sorella cercavamo di recuperare qualcosa, anche un ricordo. Per i miei genitori, per loro è più difficile”. Nonostante la ripartenza dell’attività nell’area food restano le difficoltà: “Ci vuole tempo, va tutto a rilento, ma dobbiamo andare avanti”.

Il tempo dell’amatriciana – Nella nuova area di San Cipriano c’è anche il ristorante Roma. Alessio Bucci, figlio del titolare è stato quasi due mesi in fin di vita, ma c’è anche chi non ce l’ha fatta. Quella notte in albergo lavoravano una decina di persone. Ad Amatrice, l’Hotel Ristorante Roma era un vero e proprio tempio dell’amatriciana. “Ero dentro l’albergo insieme a mia moglie Tiziana quando è crollato tutto” spiega a ilfattoquotidiano.it. Quando si è svegliato attorno c’era la devastazione. Ancora oggi dell’albergo rimangono le macerie, ma l’area food è una nuova ripartenza: “Abbiamo trovato la forza anche nei clienti affezionati che hanno continuato a cercarci, anche dall’estero. Mi chiamavano da Tokyo, dal Messico, per sapere quando avremmo riaperto e finalmente ce l’abbiamo fatta”.

“Ero dentro l’albergo insieme a mia moglie Tiziana quando è crollato tutto”

Il primo hotel a riaprire – A Norcia, invece, il simbolo della voglia di tornare alla normalità è il Relais & Chateaux Palazzo Seneca, il primo albergo tornato ad ospitare turisti nel centro storico della città dopo il terremoto del 30 ottobre. L’edificio, risalente al 1500, nel corso degli anni era già stato oggetto di lungo restauro e adeguamento sismico, cosa che ha permesso alla struttura di resistere anche alla scossa più violenta. Dopo il sisma era stata subito dichiarata agibile, ma questo non bastava in un paese devastato. Eppure c’erano circa 130 dipendenti da aiutare. Proprietaria della struttura è la famiglia Bianconi che non si è persa d’animo.

A marzo scorso sono state riaperte le camere e ad aprile il ristorante. Sull’avventura ha scommesso anche lo chef stellato Valentino Palmisano che ha deciso di tornare dal Giappone. “Abbiamo riaperto senza avere un contratto in mano, senza alcuna certezza – racconta a ilfattoquotidiano.it Federico Bianconi – con zero prenotazioni, ma ci siamo rimboccati le maniche”. Poi è arrivata la prima prenotazione e ad ogni altra telefonata era un’emozione. “Ci sono settimane in cui il lavoro va bene ed altre meno – spiega – ma i continui eventi che si organizzano ci danno ossigeno e riceviamo molta solidarietà dai nostri clienti, italiani e stranieri”. Tra l’altro, proprio nei giorni scorsi, Palazzo Seneca è stato proclamato migliore hotel dell’anno 2017 da Virtuoso Travel, network dedicato al turismo di lusso. Se si passeggia per il corso principale di Norcia, la maggior parte delle attività hanno ripreso e anche nella zona industriale molte attività sono ripartire, pur non funzionando al 100 per cento. “Rispetto a dicembre, la situazione è migliorata, ma c’è ancora molto da fare”.

“Ci sono settimane in cui il lavoro va bene ed altre meno ma i continui eventi che si organizzano ci danno ossigeno e riceviamo molta solidarietà”

Le storie dei giovani imprenditori – La voglia di ricominciare ha anche altri volti. A Trisungo, una frazione di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), Federica Angelucci, 25 anni, ha riaperto la pizzeria storica di famiglia, Il Ponticello. I 5mila euro attribuiti dalla raccolta fondi La Rinascita ha il cuore giovane le hanno permesso di rientrare nelle spese di riparazione della cappa del forno e della copertura del tetto, entrambi danneggiati dal sisma. Sempre a Trisungo, il terremoto del 30 ottobre ha distrutto la casa dei fratelli Alessandro ed Emanuele Petrucci e il negozio che avevano rilevato alla morte del loro papà, investendo su qualità e filiera corta. Alessandro ed Emanuele hanno anche vinto un contributo di 10mila euro partecipando a un bando della onlus La via del sale con un progetto che punta ad affiancare alla storica macelleria anche un servizio di ristorazione.

Poi c’è Alessia Brandimarte, titolare di un’azienda di allevamento di ovini con 92 capi. La 34enne gestisce un caseificio aziendale per la lavorazione del latte. Il sisma ha fatto crollare caseificio, stalla e fienile. Il contributo di 5mila euro è servito a riavviare le attività. Una storia di speranza arriva anche da Bagnolo, frazione di Amatrice, dove Valentina, 32 anni, figlia di Linda Salvati, dallo scorso anno ha cominciato a praticare l’apicoltura con pochi mezzi, ma con la prospettiva di rilevare e ampliare l’azienda con un laboratorio per la smielatura e il confezionamento del miele. La struttura dove voleva realizzare il suo sogno è stata danneggiata dal terremoto, ma con la raccolta fondi ha acquistato delle attrezzature per la lavorazione del miele ed è ripartita.

Non è la stessa cosa, nulla è come prima e molti sono dovuti ripartire da zero

In provincia di Macerata, poi, c’è Federica di Luca, titolare della Società agricola multifunzionale (che si compone di un’azienda agricola, una fattoria didattica, una fattoria sociale, un agrinido, un’agrinfanzia e un centro famiglie). La struttura ha subito danni rilevanti per oltre il 70%. La raccolta fondi ha contribuito all’allestimento di una yurta all’esterno della struttura, che oggi ospita l’Agrinido e numerosi eventi. Simbolo della ripartenza è anche il volto di Antonio Di Vittori, 24 anni, che aveva aperto un piccolo alimentari, La Vecchia Bottega, nel marzo 2016, in una piccola frazione di Arquata del Tronto, a Spelonga. Dopo la fortissima scossa del 30 ottobre, a seguito della quale tutto il Comune è stato dichiarato zona rossa, il negozio in parte lesionato è stato dichiarato inagibile. Ma Ignazio sta ripartendo, avviando la sua attività nei moduli prefabbricati. Non è la stessa cosa, nulla è come prima e molti sono dovuti ripartire da zero. Ma almeno sono ripartiti.