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Sicilia, guerra a colpi di esposti tra l’Ars e Fiumefreddo. L’ad: ‘Io cacciato da Riscossione’. Che sarà liquidata nel 2018

Il rapporto tra l'avvocato e l’Ars si era incrinato nei mesi scorsi dopo la pubblicazione sulla stampa di un elenco di parlamentari regionali morosi col Fisco. Due giorni fa la votazione del consiglio regionale siciliano per chiudere la società che sull’isola svolge le funzioni di Equitalia. Oggi l'esposto in procura del manager: "Ho chiesto che si accerti se non si sia consumato il delitto di falso"

Una denuncia alla procura contro la votazione del consiglio regionale che liquida la società da lui guidata. Non si ferma la guerra tra Antonio Fiumefreddo e l’Assemblea ragionale Siciliana. “Stamattina ho presentato un esposto-denuncia al procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, chiedendo l’acquisizione del verbale e della documentazione relativi alla votazione tenutasi all’Ars nella seduta del 9 agosto scorso, con cui si è votata la liquidazione di Riscossione Sicilia e la mia immediata decadenza come amministratore unico della partecipata regionale”, ha annunciato l’avvocato, amministratore delegato della società che sull’isola svolge le funzioni di Equitalia.  Il riferimento è per la votazione finale di due giorni fa con cui il Parlamento regionale ha approvato una norma che congela fino al 2018 la liquidazione della società. Nello stesso tempo. però, la legge prevede la nomina di un nuovo cda di tre componenti, incarico che “non può essere conferito a coloro i quali abbiano svolto, nei cinque anni antecedenti, funzioni e compiti di amministratore nella società”.

Fiumefreddo, dunque, dovrà lasciare il suo incarico. Ed è per questo motivo che attacca i deputati.  “Ho chiesto, in particolare – spiega Fiumefreddo – che si accerti se non si sia consumato il delitto di falso atteso che alla votazione risultino presenti 61 deputati, ma dalla sommatoria dei voti contrari, di quelli favorevoli e degli astenuti, emerge che siano stati espressi 51 voti. Mancano 10 voti all’appello. Com’è possibile che il Presidente Giovanni Ardizzone, chiamato ad assicurare la regolarità dei lavori d’aula, non si sia accorto di nulla. La circostanza  inficia gravemente il voto ed inquieta per ciò che potrebbe celare”.

Il rapporto tra Fiumefreddo e l’Ars si era incrinato nei mesi scorsi dopo la pubblicazione sulla stampa di un elenco di parlamentari regionali morosi col Fisco. Daquel momento era scoppiata la guerra tra i deputati e l’ad di Riscossione che durante una audizione litigò furiosamente con il presidente della commissione Bilancio dell’Ars, l’alfaniano Vincenzo Vinciullo.

Era stata Forza Italia, invece, a presentare un emendamento in commissione alla cosiddetta Finanziaria bis per puntare all’immediata liquidazione di Riscossione Sicilia. In aula, quindi, il governo di Rosario Crocetta (unico grande sponsor di Fiumefreddo) aveva presentato un emendamento soppressivo dell’articoloche prevedeva l’immediata chiusura della società ma era stato battuto con il voto segreto. La norma, dunque, era stata riscritta ieri durante una pausa dei lavori per posticipare l’avvio delle procedure di liquidazione: entro il 31 dicembre del 2018 la Regione Siciliana dovrà stipulare un’apposita convenzione con il ministero dell’Economia “che assicuri il mantenimento dei livelli occupazionali del personale con contratto a tempo indeterminato in servizio a far data 31 dicembre 2016”. In Riscossione, infatti, lavorano circa 700 persone.