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Matteo Renzi, il Financial Times: “Avanti doveva essere un trampolino di lancio, ma regola i conti. Vile attacco a Letta”

L'autorevole quotidiano britannico si interroga sul libro del segretario democratico: "La pubblicazione di Avanti sarà il momento in cui Renzi recupererà il suo rapporto con il popolo italiano? Probabilmente no", si legge in un editoriale. Pur riconoscendogli di essere il politico più "vivace", sottolinea il Ft, non "scrive abbastanza" di come l'Italia possa "riconquistare competitività globale"

Il Financial Times boccia il libro Avanti di Matteo Renzi. Per il quotidiano finanziario inglese “probabilmente” la pubblicazione del libro “non sarà il momento in cui Renzi recupererà il suo rapporto con il popolo italiano”, anche se l’ex primo ministro “continua a rimanere il più popolare tra tutti i leader”.

Ma pur avendo “una visione politica più vivace di qualsiasi altro politico italiano”, il segretario del Pd “non scrive abbastanza” di come debba fare l’Italia per “riconquistare competitività globale, in settori come il commercio e innovazione” nelle pagine del libro che racconta i mille giorni a Palazzo Chigi.

Anzi, spiega James Politi nel suo editoriale ripercorrendo gli ultimi mesi della recente stagione politica, dal referendum costituzionale alla riconferma alla guida dei democratici, “Avanti doveva essere un trampolino di lancio” per la sua “missione” ma “riprende le vecchie lotte”, regola i conti con gli oppositori e attacca i media per il trattamento sleale contro di lui, la sua famiglia e i suoi alleati”.

Secondo il giornalista del Financial Times, “uno dei passaggi più forti è l’attacco vile al suo predecessore Enrico Letta per “avergli tenuto il broncio”, dopo il famoso ‘Enrico stai sereno’ e il passaggio di consegne a Palazzo Chigi. Il quotidiano britannico parla anche della sfida alla Ue legata al deficit al 2,9% per 5 anni e ripercorre il rapporto “intenso ma complicato” con la cancelliera Angela Merkel e le istituzioni europee. “A Roma – aggiunge Politi – si dice che il suo progetto sia arrogante e il suo libro rischia di rafforzare questa percezione”.