Cronaca

Cortina, l’Enac dice sì a riapertura aeroporto. Scettici gli abitanti. Zaia: “Deve essere pronta per i mondiali 2021”

La società Cortina Airport rilancia lo scalo, chiuso dal 1976 dopo un incidente in cui morirono 6 persone. Per i promotori è una opportunità di rinnovo delle Dolomiti in vista delle competizioni sciistiche. I contrari temono il necessario ampliamento della pista. L'ultima parola spetterà in ogni caso ai cittadini

Un jet-set, ma senza jet. Hanno vita grama oggi i vip di Cortina: niente aerei. Tocca arrancare su per la statale Alemagna come i comuni mortali. Ma la soluzione forse sta per arrivare: “L’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha espresso parere favorevole alla ricostruzione dell’aeroporto chiuso nel 1976”, annuncia la società Cortina Airport. E Luca Zaia, governatore veneto, preme: la pista deve essere pronta per i Mondiali di sci del 2021.

Un simbolo perfetto: l’aeroporto per far ridecollare la Regina delle Dolomiti che conosce l’onta delle stanze d’albergo in saldo a 39 euro! “Una pista per i ricchi a cinquecento metri dal parco naturale”, dicono gli oppositori. Su quella striscia di asfalto realizzata nel 1962 dove oggi incontri famiglie di cervi e bambini lanciati in folli corse con la bici. Intorno conifere a perdita d’occhio. Accanto – meno di 50 metri – c’è il torrente Boite, fiume di Cortina, con le sue acque azzurro chiaro. Sopra il cielo di Fiames e Sennes dove volano aquile reali e sono stati avvistati perfino i rarissimi gipeti (chissà come prenderebbero la presenza dei jet).

Ma stavolta l’aeroporto potrebbe rinascere davvero. Se ne parla da decenni, dal 31 maggio 1976 quando l’ultimo volo cadde e uccise sei persone. Per non dire del volo Aeralpi precipitato nel 1967. Uno scalo con una fama davvero non buona: colpa della nebbia di fondovalle, dei monti vicini. E anche di errori umani.

Ma la Regione vuole l’aeroporto. Una cordata di imprenditori scalpita: “Secondo l’Enac potrebbero atterrare aerei fino a 19 posti, a elica o jet”, spiega Fabrizio Carbonera di Cortina Airport. E snocciola dati: “L’investimento può arrivare a 20 milioni. Un’occasione, come è avvenuto in Costa Smeralda”. Ti pare già di vedere arabi e russi. Cortina cambierà volto con lo sbarco di sceicchi e oligarchi come a Sankt Moritz?

Ma c’è un ostacolo: la pista. Che passerebbe da 1.280 a 1.520 metri. Più 75 metri per lato. Bazzecole a Malpensa, ma qui sei in uno dei posti più preziosi delle Dolomiti. E non sono solo i dubbi di Luigi Casanova (Mountain Wilderness): “L’aeroporto no. Meglio il treno”. Il punto non è essere contrari alle opere, “ma il timore che con i Mondiali si facciano affari sulla pelle della valle e degli ampezzani”.

Arianna Spessotto, parlamentare M5S, si è sempre battuta contro la pista: “Cortina fa parte di un sito proclamato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e non si può aggredire la bellezza unica di questo territorio in virtù dei soli interessi economici, che, per quanto riguarda le comunità locali, sono tutti da dimostrare. Sarebbe interessante vedere l’analisi costi-benefici del progetto, ma dubito che esista”.

L’ultimo ostacolo saranno le Regole d’Ampezzo, cioè la gente del paese. Perché a Cortina i boschi sono degli abitanti. Un caso unico di “comunismo”, proprio a Cortina. Senza il 75% di “sì” non basterebbe il presidente della Repubblica a far vendere il bosco. E gli ampezzani ci tengono alla loro terra. Non ci sono soldi o Mondiali che tengano. Carbonera ci va giù secco: “Sinceramente me ne frego di tutti questi discorsi. Mi sono rotto i coglioni di quelli che dicono che l’aeroporto è insicuro o ha un forte impatto ambientale, abbiamo studi che dimostrano il contrario. Porterà soldi e lavoro: basta fare l’idraulico o il cameriere, i cortinesi potranno anche lavorare all’aeroporto, controllare il traffico aereo”. Molto semplice. Troppo, secondo gli oppositori del progetto e tanta gente della valle. Forse perché Carbonera non è di Cortina.

Vero, la Regina delle Dolomiti non sta bene. Lo vedi camminando tra i simboli della passata nobiltà: il trampolino di Zuel costruito per le Olimpiadi invernali del 1956 perde i pezzi, dove c’era il pubblico vedi solo panche sbilenche e silenzio. Chiusa anche la piscina. La vertiginosa pista di bob è abbandonata dal 2007. Sono passati gli anni in cui trovavi Ernest Hemingway e Saul Bellow, mentre le corti di Iran o di Giordania affittavano interi piani al Miramonti o al Cristallo. E in via Roma incrociavi Brigitte Bardot, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Roger Moore. E dalla terrazza dell’hotel Posta Paolo Villaggio osservava la gente che lo osservava.

Addio ai giorni in cui sulla vecchia ferrovia diventata passeggiata trovavi Enzo Biagi e Indro Montanelli che parlavano (resiste “Una montagna di libri” che quest’anno porterà ospiti italiani e internazionali come Hanif Kureishi).

Cortina dei ricchi, sì, ma anche quella bellissima che Goffredo Parise sapeva trovare tra le creste, dove arriva l’odore della roccia, non della mondanità. Cortina di tutti, basta lasciare il corso, i sentieri più battuti e avventurarsi su per i boschi che salgono verso Croda da Lago e Pomagagnon. La crisi, però, la trovi anche nelle vetrine delle agenzie immobiliari: i prezzi che avevano sfiorato i 25-30mila euro al metro sono quasi dimezzati. C’è chi offre un appartamento da 80 metri a 700mila euro, una miseria da queste parti. Mentre in pieno centro l’hotel Ampezzo attende da anni il restauro e fioriscono bed&breakfast. Sacrilegio.

Ora arrivano i mondiali: “Sono previsti 280 milioni di investimenti: 230 per le infrastrutture viarie e 40 per gli impianti”, spiega il sindaco il neosindaco Gianpietro Ghedina. Ecco allora il progetto della mega-funivia da Pocol a Cinque Torri: 4,6 chilometri per otto posti. Gli ambientalisti di Mountain Wilderness non sono contrari per partito preso, ma indicano potenziali rischi: “E’ vero che Cortina ha bisogno di un aggiornamento degli impianti. Attenzione, però, ai progetti che quando vengono presentati sono rispettosi dell’ambiente, ma poi arrivano le varianti”. Il pericolo più serio? “Altrove si è toccata la montagna. Per aprire la strada agli impianti si è fatta a pezzi la roccia con la dinamite. E qui parliamo delle Cinque Torri, uno dei simboli di Cortina e delle Dolomiti. Ricordiamoci che siamo in un sito Unesco. Ma soprattutto in un luogo bellissimo. E la gente viene qui a sciare per gli impianti, ma soprattutto per la bellezza”, conclude Casanova.

Quanti progetti in vista dei Mondiali: piste, impianti, tante strade. Sul banco di comando dell’evento finora di ampezzani se n’erano visti pochini. Il controllo sembrava in mano a romani e imprenditori veneti: “Adesso la situazione sta cambiando”, assicura il sindaco. Ma sull’aeroporto anche Ghedina ha dei dubbi: “Sappiamo poco del progetto e della sua sostenibilità finanziaria”. Insomma, il timore è che finisca come sempre in Italia: grande evento, poco tempo, soldi spesi per opere inutili. Quella smania di fare, comunque, senza troppi controlli. Poi i Mondiali finiscono e il danno è fatto. Il dubbio viene già guardando le tante, troppe, gru che stanno fiorendo a Cortina: ristrutturazioni, certo, ma anche nuovi garage ed edifici. E’ davvero questo che manca a Cortina?

Eccola la paura di uno dei giovani delle Regole: “Alla fine decidono tutto a Roma, a Venezia o a Treviso. Decidono politici o imprenditori mai visti. Progetti che a noi non servono. Vogliono comprarci con la scusa della crisi. Ma noi non ci vendiamo i monti”.