Società

Cari registi, possibile che nessuno di voi faccia squillare il telefono di Severino Saltarelli?

Disgrega ombre la risata di Severino Saltarelli, la scolpirei sull’abisso del mondo.

In questo nostro terzo film insieme Severino cerca lavoro, ma lo fa con una leggerezza fanciullesca, con l’intensa allegria che abita il suo spirito.

Un attore di razza che per varie vicissitudini si trova a languire nella provincia di Piacenza: un leone in gabbia, un fuoco d’artificio prigioniero di una scatola nera.

Ed è questo contrasto, tra la sua fame di recitare e il deserto dell’indifferenza che mi emoziona: il mondo dello spettacolo è spietato e Severino con altrettanta spietata eleganza non demorde, sa di valere, ed è consapevole della sua arte, della sua voce incarnata, del suo sguardo penetrante.

Ha lavorato con Peter Del Monte, con Tornatore, con Carlo Carlei e con Ricky Farina (scusate se è poco!): possibile che non ci sia un regista di teatro o di cinema che abbia l’intelligenza di fare squillare il telefono di Severino? C’è ancora tanta energia in questo attore ed è un crimine lasciarlo solo con i suoi fantasmi.

Io ho fatto la mia parte, ora fate voi la vostra.