Politica

Povertà, l’Italia è allo sbando ma il governo gongola

C’è da restare davvero basiti di fronte all’ottimismo di maniera sfoggiato da taluni esponenti chiave del governo Gentiloni, ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in testa, di fronte alla situazione economica che stiamo vivendo. Nell’ostinato tentativo di giustificare le proprie catastrofiche scelte politiche in perfetto allineamento con i desideri dei circoli dominanti a livello europeo e mondiale, costoro si appigliano a ogni minimo presunto incremento di qualche grandezza macroeconomica per gridare che avevano ragione loro. La realtà è esattamente l’opposto.

I dati relativi all’aumento della povertà assoluta e relativa sono chiarissimi, specie se scomposti evidenziando le situazioni particolarmente drammatiche delle categorie più vulnerabili: operai, famiglie con prole numerosa, coppie miste. Il tutto sullo sfondo di una situazione che, come ricordava molto opportunamente qualche giorno fa Luigi Ferrajoli, ha visto lo spostamento dal lavoro al capitale di 240 miliardi di euro negli ultimi anni. Le politiche devastanti condotte, in un crescendo di criminale scelleratezza, da tutti i governi degli ultimi anni, hanno assecondato in modo spudorato la lotta di classe dei ricchi contro i poveri e queste sono le conseguenze, mentre il lavoro, che è anche valore costituzionale fondamentale, viene umiliato e precarizzato in ogni modo (si veda jobs act, voucher, ecc.).

Non c’è futuro per i giovani, costretti in massa a cercare lavoro all’estero. Scuola, università e formazione sono abbandonate. In compenso si fomentano illusori percorsi scuola-lavoro che costituiscono in qualche caso l’occasione per agevolare le tendenze di padroni molestatori che approfittano delle giovani apprendiste, com’è successo di recente a Monza.

L’ambiente è un altro capitolo nero. Stiamo arrivando completamente impreparati all’appuntamento con le sfide del cambiamento climatico. Non solo i governi abbandonano le energie rinnovabili per rispondere alle pressioni delle lobby del fossile, come dimostrato dallo scandaloso appoggio di Renzi, Napolitano & C. all’affossamento del referendum sulle trivelle e all’appoggio a grandi opere come il Tap. Vengono smantellati, con ottusità burocratica che da tempo ha superato i limiti della follia, i presidii necessari a contenere gli incendi appiccati in molti casi dalle mafie. Continua intanto la cementificazione selvaggia, preludio di nuovi disastri idrogeologici. Invece degli indispensabili Canadair vengono comprati i dispendiosi F-35, inutili strumenti di morte.

La guerra fra poveri è l’ultima risorsa di questi governi fallimentari. E ci puntano a quanto pare anche taluni candidati a sostituirli, come Matteo Salvini ma anche buona parte dell’attuale gruppo dirigente nazionale a Cinquestelle. Il percorso dell’alternativa passa com’è ovvio da ben altre parti. Bisogna essere consapevoli del fatto che ci troviamo di fronte a un governo che, come quelli che lo hanno preceduto, è in tutto e per tutto espressione dei poteri forti, come finanza, Confindustria, ecc. Il principale problema è costituito dall’applicazione testarda e cieca del verbo neoliberista, e fanno certamente ridere le patetiche contorsioni di Renzi ed altri che si riscoprono improvvisamente contrari al fiscal compact dopo che l’hanno subito e rigorosamente applicato per anni.

Certamente si tratta di un neoliberismo un po’ bastardo, all’italiana, che prevede anche lo stanziamento di miliardi di euro, a spese del contribuente, a favore delle banche gestite con criteri di pura opportunità politica e personale. Ma un neoliberismo puro in natura non esiste. Tutti sono accomunati dalla fede nelle virtù salvifiche del mercato e dei poteri economici lasciati a se stessi. Quelli stessi che ci stanno portando da tempo alla rovina totale e che i governi loro asserviti aiutano mobilitando ingenti risorse pubbliche sottratte alle popolazioni, mediante meccanismi di redistribuzione fiscale al contrario e il debito pubblico che alimenta ingenti interessi, per non parlare delle vere e proprie truffe che prendono il nome di derivati e simili.

Ma il problema non è solo italiano, è globale. E per risolverlo ci vogliono forze che, radicate fortemente nel tessuto sociale e nel popolo, sappiano avere un respiro globale. Altrimenti rischiamo nuovi deleteri burattini del capitale, magari travestiti da populisti. Non ci sono scorciatoie alla costruzione di percorsi alternativi basati sull’auto-organizzazione dal basso. che dovrebbero trovare adeguata espressione anche a livello elettorale. Noi blogger indipendenti abbiamo un ruolo non trascurabile di informazione e chiarimento delle prospettive, in un quadro informativo dominato dalle bugie e dalla narcosi diffuse da giornaloni e televisione.