Politica

Renzi da Mentana, ancora un harakiri per Matteo

Non vorrei essere nei panni di chi cura quel che non è curabile, ovvero l’immagine di Renzi. Ieri, l’ex premier sperava di creare l’evento; di apparire credibile; di uscire vincitore. Al contrario, la sua prova a Bersaglio mobile è stato l’ennesimo flop.

Il suo libro, intitolato con consueta originalità Avanti, andrà in classifica e per questo molti scriveranno “ancora un successo per lui”, ma ci andrà solo perché a luglio è impossibile non andarci (se l’autore è famoso). La verità è che Renzi, ieri, ha di nuovo sbagliato tutto. Tre prove.

1. Renzi non è quasi mai riuscito a fare autocritica. Nella sua narrazione (se usate ancora storytelling metto mano alla fondina) lui è sempre quello che ha fatto bene e gli altri quello che non hanno capito. Sul job(s) act, sulla scuola, sugli 80 euro, sulla legge elettorale. Su tutto.

Ogni tanto dava proprio la sensazione netta di delirare e di avere perso completamente il contatto con la realtà. Lui non sbaglia mai. Le perde tutte e lo odiano quasi tutti, ma lui non sbaglia mai: vedi tu com’è strana la vita. Il “quasi”, che ho usato prima, è riferito all’estemporanea autocritica sugli 80 euro: “Ho sbagliato perché li ho presentati come televendita, avrei dovuto coinvolgere 4 professori“. Si presume che con ciò volesse alludere al Beppe della Rassinata, il Poro Schifoso, Tony Binarelli e Gigi il fioraio. Gli unici che ancora lo difendono, assieme a LaVia e alla Fusani.

2. Renzi non riesce più a creare l’evento. Ed è così da anni. Ieri non aveva praticamente contro nessuno, eppure – nonostante la bravura di Mentana, che lo ha più volte messo in difficoltà – non è andato oltre il 3.82% di share. Il programma In Onda, di Parenzo e Telese, prima di lui, ha fatto il 5.30. Gli ospiti? Landini, Sallusti e De Masi. Certo, la fascia di In onda (la stessa di Otto e mezzo) è solitamente più forte.

E La7 d’estate non vive mai il suo momento d’oro. Ma la cifra portata a casa ieri da Renzi è largamente inferiore allo share di Floris (stesso orario, ma con la Berlinguer contro). Identica o inferiore a Piazzapulita di Formigli (stesso orario e controprogrammazione ben più feroce). Pressoché identica o di poco superiore a La Gabbia (stesso orario e stessa sera di messa in onda).

Tre anni fa, la sua presentazione di un libro sarebbe stata un evento: oggi no. Certo, i renziani replicheranno che un Bersaglio Mobile con Orlando non sarebbe neanche arrivato al 3%, ed è possibile, ma se il metro di giudizio è Orlando allora Mastrota è Jimmy Page. Renzi, pur con tutta la fiumana di prime pagine e servizi dedicati al nuovo libro (presentato appunto ieri sera su La7), fa meno share di un Salvini o un Di Battista.

E fa pure meno share dell’ispettore Barnaby, che sebbene sia stato girato quando ancora c’era Badoglio ha raggiunto quattro giorni fa il 4.25% (stessa rete e stesso orario). Nonostante la bella intervista di Mentana, che peraltro incide sugli ascolti molto più di lui, Renzi è diventato uno come tanti. E non da ieri: basta controllare le sue performance in tivù negli ultimi due anni. Non è colpa del programma, dei conduttori, del mondo. E’ colpa sua: ha frantumato drammaticamente le palle.

Le ha proprio prosciugate, azzerate, vilipese. A tutti. Forse pure a se stesso.

3. Renzi ci prova a sembrare più “simpatico”, o anche solo più umile. Ma non ce la fa. Non gli viene proprio. E’ la solita storia della rana e dello scorpione. Parte calmo e si forza di sembrare alla mano. Poi però, minuto dopo minuto, gli torna su tutta la supponenza. Come se l’arroganza fosse il suo reflusso esofageo (e viceversa). Gli torna su tutta la boria. L’antipatia. L’aggressività.

Basta una domanda contropelo e deborda, come peraltro debordava il suo collo da quei poveri vestiti, che forse gli stavano cinque anni fa. E che lui, vittima di se stesso, continua pateticamente a indossare. Un’altra prova, forse, del suo non accettare il proprio declino vertiginoso. Se Renzi avesse attorno qualcuno che gli vuole bene, bene sul serio, si fermerebbe. Forse per sempre: del resto lo aveva promesso (tra le mille promesse fatte). Ma attorno ha solo droidi e yesmen, quindi la slavina è destinata a durare.

Per sua sfortuna, ma temo pure nostra.

P.S. Su Tony Binarelli scherzavo.