Musica

Editors + The Cult, carriere a confronto sul palco del Pistoia Blues

Saranno i Cult e gli Editors a dividersi il palco di Piazza Duomo questa sera a Pistoia. Un evento organizzato da Vertigo e inserito all’interno della programmazione del Pistoia Blues Festival 2017. 

Gli Editors, dopo aver annunciato di essere in procinto di registrare il nuovo album d’inediti, proseguono il tour di In Dream del 2015. Il gruppo guidato dal frontman Tom Smith è particolarmente amato dal pubblico italiano; un successo perpetrato nel tempo grazie ai cinque dischi fin qui registrati. Chi scrive è rimasto piacevolmente sorpreso dall’esordio, The Back Room (2005) evoca “storie già sentite”, tuttavia, voce, basso e batteria dettano il tempo di un disco particolarmente riuscito. Il resto è celebrato tra le pieghe del successo: se nel 2005 al Raimbow di Milano a vederli – a margine del primo tour – c’erano settanta paganti, nel 2017 a Pistoia i presenti saranno migliaia. Della serie: “Il successo è tale quando il gioco delle parti viene ampiamente rispettato”.

Differente la storia dei Cult, la popolarità del gruppo inglese, ruota intorno ad una carriera cominciata intorno al 1982: Death Cult e Southern Death Cult incarnano vite precedenti di un progetto definitosi con l’incontro tra Ian Astbury e Billy Duffy. È proprio Dreamtime nel 1984 a inaugurare la parabola discografica e ad anticipare le oscure pulsioni di Love, pubblicato nel 1985.

I quindicenni di allora ancora oggi ringraziano: trattasi di un album epocale per una generazione in cui le appartenenze avevano un significato reale. È possibile affermare che tra il 1984 e il 1985 divenne manifesta la lezione impartita, qualche anno prima, da Joy Division, Bauhaus e Cure (ma sarebbero tantissimi i gruppi da citare); la parte più scura della New Wave trovava in quel periodo la propria sublimazione (oppure se preferite il ridimensionamento). Qualche nome? Sisters of Mercy, Mission e Fields of the Nephilim (ma anche qui bisognerebbe allungare la lista), alfieri indiscussi di un genere che troverà nella “propensione al crepuscolo” la giusta connotazione.

Ora, senza entrare nello specifico, andatevi a leggere i numerosi trattati riguardanti il Gothic Rock. Forse un termine, a dire il vero, poco indicativo? Ancora oggi non si capiscono appieno quali siano gli elementi distintivi in grado di determinare tale movimento e chi sia stato realmente capace di tradurne per eccellenza il verbo. Certo è che scoprire sul web che la New Wave sarebbe una costola del Gothic rock genera raccapriccio. Stabilire dei recinti temporali in casi come questi diviene doveroso. La New Wave nasce nel 1977, come potrebbe fare parte di un periodo sviluppatosi sul finire del 1984? Pressapochismi a parte cui anche il sottoscritto – a tratti – presta il fianco (a tale riguardo si ringraziano “i soliti precisini” che non mancano mai di segnalare errori e mancanze) è lecito porsi una domanda: “Ma i Cult sono un gruppo Gothic Rock?”. Prima di rispondere facciamo un passo indietro. Secondo le cronache del tempo, fu proprio Ian Astbury ad associare il termine “Gothic” “all’ambiente”. Dopo aver assistito ad un concerto dei Sex Gang Children, il rocker, impressionato dalle evoluzioni del leader Andy Sex Gang, non esitò a definirlo un “Gothic Pixie”. Aggettivo che da quel momento entrò nell’immaginario utilizzo comune; le testate giornalistiche lo ripresentarono nelle più svariate forme, non ultima “appiccicandolo” alla corrente musicale di cui sopra.

Tornando ai Cult, Psichedelia e Hard Rock influenzano marcatamente il gruppo. Forse per prendere le distanze da un genere (il gotici rock) appannaggio esclusivo della nicchia? Il percorso compiuto da Astbury e Duffy dimostra quanto abbiano tentato di flirtare con dinamiche mainstream. Intendiamoci, si parla di un iter programmato, appartenuto a tante formazioni partite dal nulla ma col senno di poi… non avrebbero fatto meglio a restare strettamente ancorati alle tinte fosche di Love? In fondo, quell’opera rimane il capolavoro incontrastato della carriera. Un album peraltro “invecchiato benissimo”: ancora oggi canzoni come She Sells Sanctuary oppure Rain agitano i territori sconfinati dell’anima… smuovendo ricordi destinati ad essere rivendicati, oggi come allora, con le “Creeper” ai piedi… andando “su e giù” in qualche balera sperduta della Bassa.

Forse il loro pregio maggiore è stato quello di sdoganare certa musica al grande pubblico? Love ha questo grande merito: un disco privo di compromessi, in grado di arrivare alla gente, persino chi ama Vasco Rossi probabilmente lo conosce.

Electric (1987) Sonic Temple (1989) e Ceremony (1991) sono album qualitativamente ottimi (il primo dei tre su tutti) ma relegano il gruppo tra le cosiddette band mainstream di genere (le ultime produzioni non aggiungono nulla a quanto già fatto) e come detto li allontana da ciò che al meglio li ha definiti.

Il solito Dj Qualunque in rigoroso total black (e con le creeper ai piedi) sarà presente a Pistoia per ballare su e giù – ancora una volta – She Sells Sanctuary.

9 canzoni 9 … su e giù

Lato A

She Sells Sanctuary • The Cult

Lagartija Nick • Bauhaus

Love Will Tears Us Apart • Joy Division

The Killing Moon • Echo and the Bunnymen

 

Lato B

One Hundread Years • The Cure

Lucretia My Reflection • The Sisters of Mercy

Preacher Man • Fields of the Nephilim

Wasteland • The Mission

Requiem • Killing Joke

Foto tratta dalla pagina Facebook degli Editors