Economia & Lobby

Alitalia, perché i conti non tornano

Molte le domande senza risposta intorno alla crisi di Alitalia. Il bilancio 2016 non è stato ancora reso pubblico e non è noto a quanto ammontino esattamente le perdite. Nonostante questo, sono state prese decisioni importanti. Come il prestito ponte di 600 milioni di euro da parte dello stato.

di Ugo Arrigo (Fonte: lavoce.info)

Cosa si sa finora dei conti di Alitalia

Ecco cosa sappiamo esattamente di Alitalia. Che è in una condizione di grave dissesto, che è stata dichiarata in stato d’insolvenza e commissariata dal governo, che 32 differenti soggetti hanno manifestato interesse ad acquisire maggiori informazioni su di essa, al fine di valutare successivamente se comprarla nella sua totalità o in parti specifiche. Tuttavia, le informazioni di maggior rilievo e interesse, anche per l’opinione pubblica, non sono state ancora fornite: i media non le hanno neppure chieste, e non sembra che saranno rese note a breve. Si tratterebbe delle risposte alle domande seguenti. Perché la situazione di Alitalia si è così aggravata? A quanto ammontano esattamente le sue perdite? A cosa sono dovute? A una caduta del traffico? A una caduta dei prezzi medi, a causa della concorrenza? Oppure sono esplosi i costi? E se sono esplosi i costi, si tratta di costi industriali tipici oppure di errate scelte di carattere finanziario?

Sono tutte informazioni che chi, a mio avviso opportunamente, è andato in soccorso di Alitalia aveva il dovere non solo di chiedere, ma anche di rendere pubbliche prima di acconsentire all’erogazione del prestito ponte di 600 milioni. Sono anche informazioni che sarebbero state tutte reperibili nel bilancio d’esercizio del 2016 che gli amministratori uscenti avrebbero dovuto depositare entro la metà dello scorso aprile, esattamente una settimana prima dello svolgimento del referendum tra i lavoratori per l’approvazione dell’intesa sindacati azienda. Perché, dunque, il bilancio non è stato depositato? Forse perché gli amministratori non erano in grado di farlo? Molto difficile crederlo. La sede aziendale non è stata terremotata, non ha subito eventi traumatici di nessun tipo in grado di compromettere una corretta tenuta dei conti. E da una corretta tenuta dei conti a un corretto bilancio d’esercizio il passo è breve.

Per quanto è dato sapere, il prestito ponte di 600 milioni e il commissariamento dell’azienda sono stati deliberati il 2 maggio scorso dal ministero dello Sviluppo economico senza conoscere il bilancio 2016 dell’azienda, che avrebbe dovuto essere depositato entro la metà del precedente mese di aprile. Possibile che questo documento, essenziale per comprendere le ragioni del dissesto aziendale, non sia stato preteso da chi ha preso decisioni pubbliche di così ampia portata? Possibile che in tutti questi mesi non sia uscito un dato ufficiale sull’azienda? Che gli ultimi dati certi siano quelli del bilancio 2015, depositato il 14 aprile 2016?  Il bilancio 2016 è fondamentale per la comprensione del dissesto, a maggior ragione in considerazione del fatto che si possono ragionevolmente escludere molte delle sue possibili cause: non sono crollati i passeggeri, non sono crollati i ricavi medi del traffico, non è esploso il costo del personale e neppure quello dei servizi negli aeroporti e in rotta.

Sul primo fronte, l’Enac ci dice nel suo annuario statistico che i passeggeri totali di Alitalia sono stati oltre 23,1 milioni nel 2016, persino qualcuno in più dei 23 milioni esatti del 2015. I prezzi medi si sono ridotti sul mercato, ma solo perché i vettori hanno girato ai clienti i risparmi, e neppure tutti, derivanti dal minor prezzo del carburante. Le tariffe aeroportuali e per l’assistenza al volo non sono cresciute. Non restano molti altri fattori. Neppure il costo della flotta, che si compone degli ammortamenti, dei costi del leasing e delle manutenzioni degli aerei, dovrebbe essere esploso. Non resta allora che un ultimo indiziato: l’onere proveniente dagli errati contratti relativi ai derivati sui costi del carburante. Ma questa non è una componente della normale gestione industriale e se il dissesto dei conti dovesse dipendere prevalentemente da essa, dovremmo rivedere drasticamente tutto quello che abbiamo sin qui scritto e pensato sulla crisi di Alitalia: non sarebbe dunque di una crisi a carattere principalmente industriale.

Sulle perdite della compagnia si può solo tirare a indovinare

In realtà, qualche numero ufficiale sui conti di Alitalia è apparso di recente nella sentenza del Tribunale di Civitavecchia, che ha stabilito lo stato d’insolvenza e che è disponibile sul sito dell’amministrazione commissariale. Essa cita, senza indicare l’anno, la perdita d’esercizio di 408 milioni, risultante dall’”ultimo bilancio depositato”, ma il dato corrisponde alla perdita del 2015 e dunque non è nuovo. In aggiunta, tuttavia, cita la “situazione patrimoniale aggiornata al 28 febbraio 2017 (…), che riporta un patrimonio netto negativo di 111 milioni, perdite – solo nel periodo 1.1.2017-28.2.2107 – per 205 milioni”. Queste due informazioni sono nuove, tuttavia non aiutano la comprensione dei conti di Alitalia ma la rendono più problematica. Intanto la perdita 2016 non è citata. Inoltre, se il patrimonio netto è divenuto negativo per 111 milioni al 28 febbraio, dopo un bimestre di perdite pari a 205 milioni, questo vuol dire che esso era invece positivo per 94 milioni al 31.12.2016.

Tale dato non è tuttavia compatibile con l’elevata e mai esattamente quantificata perdita del 2016. Il bilancio 2015, l’ultimo noto, evidenziava infatti un patrimonio netto positivo al 31 dicembre 2015 per 51,9 milioni (tabelle di pag. 188 e 191 del bilancio 2015). Come è possibile che in un anno di perdite consistenti, che hanno portato al dissesto, esso sia salito da 51,9 milioni a 94 milioni? Il patrimonio netto si accresce, infatti, per effetto di utili di esercizio, che non vi sono stati, oppure per aumenti di capitale dei soci, che non vi sono stati. Il mistero rimane dunque fitto e nessuno sa, o perlomeno nessuno ci ha sinora detto, quanto abbia perso effettivamente Alitalia nel 2016 e a causa di quali fattori.

Il ministro dello Sviluppo economico ha dichiarato in una recente intervista a Radio24 che i commissari stanno depositando il bilancio 2016 e rivedendo i bilanci degli anni passati con varie riclassificazioni. Non possiamo che essere d’accordo e restare in attesa di prenderne visione.