Società

Decreto vaccini: il corto circuito tra affari, una scienza usata male e una politica senza politica

Sia chiaro io credo giusto riportare la copertura vaccinale nel nostro paese nei livelli di sicurezza convenzionale, ma dissento sull’imbroglio che il decreto rappresenta. L’imbroglio, vaccini a parte, sono i vaccinatori d’assalto. Per costoro i vaccini sono un treno che passa e che per tante e diverse ragioni di bottega conviene cogliere al volo perché un treno così perfetto non capita tanto di frequente.

Perché “imbroglioni”? Quando la scienza viene usata in modo scorretto per influenzare la politica e quando la politica è preoccupata di sopravvivere a se stessa, allora gli imbroglioni hanno un nome, si chiamano “tecnocrati”.

Si definisce tecnocrazia la tendenza ad affiancare il potere politico non per consigliarlo, secondo competenza, ma per soppiantarlo, assumendo in proprio la funzione decisionale. La razionalità della tecnocrazia che ha ispirato, controllato e validato il decreto è fondata su elementi meramente quantitativi, relegando nel mondo dell’irrazionale, quindi del deprecabile per definizione, tutto ciò che non è quantificabile, quindi tutto ciò che è sociale, culturale, personale.

E siccome la paura della gente, la sfiducia nella medicina e nei medici, il disagio non sono quantificabili, tutto ciò viene assunto dal tecnocrate d’assalto come inesistente, con la conseguenza di cancellare la società come problema. Alla fine l’errore politico e scientifico più grande di questo decreto ottuso è quello di proporci una medicina senza umanità e un vaccino come un dogma di cui non si può dubitare.

Per me (attenti a non equivocarmi) la salute della gente, per la sua estrema complessità, è sempre e soprattutto una questione politica che, ovviamente, nel decidere cosa fare deve tenere conto delle indicazioni della scienza. L’ultima parola, però, non spetta alla scienza, ma alla politica (la “scienza regia” di Platone), perché ciò che serve in certi casi non è il massimo grado di razionalità, ma il massimo grado di saggezza.

Non c’è dubbio che il decreto derivi da una certa razionalità ma non c’è dubbio che esso sia pressoché privo di saggezza. Coloro che l’hanno congegnato non sono gli scienziati che dicono di essere, ma degli impiegati della scienza con smisurati curricula personali che dimostrano non la genialità del loro pensiero scientifico, ma la loro grande capacità nel penetrare all’interno dei sistemi di potere della scienza, quindi la loro smisurata ambizione personale.

Dietro a questo decreto si intravede il medico intransigente che si rifà delle tante umiliazioni sofferte gonfiando il petto dello scienziato; il professore universitario convinto di accrescere il suo appeal soprattutto nei confronti dell’industria farmaceutica; il grande burocrate convinto in cuor suo di essere l’unico ad avere i titoli per fare il ministro della salute nel mondo.

Tutta questa roba è l’imbroglio tecnocratico.

Quando mi è capitato di vedere in tv da una parte, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin parlare di evidenza scientifica, di società da rieducare alla scienza, e che quasi offesa, accusava di “demenza” coloro (cioè noi) che pur estimatori dei vaccini nutrivamo dubbi sul loro uso superficiale (La 7 “Faccia a faccia”15 maggio 2017); dall’altra i “funzionari della scienza” a supporto della stessa ministra nota per le sue gaffe e tanti dottorini infilati financo nei board scientifici delle aziende farmaceutiche che parlano di vaccini come se non avessero alcun conflitto di interesse. Si vedeva chiaramente il corto circuito tra affari, una scienza usata male e una politica senza politica. E’ da questo cortocircuito che nascono le coercizioni in luogo della persuasione, le multe in luogo degli incentivi, le aberrazioni anticostituzionali in luogo del rispetto dei diritti, ma soprattutto il disamore per la gente e l’uso dei medici e della medicina come se fossero i primi degli esattori e la seconda una clava.

In questo decreto la tecnocrazia è andata oltre i mezzi necessari all’azione sociale e si è appropriata degli scopi sociali, parlando di false emergenze, con false epidemie, per cui la decisione saggia che sarebbe convenuta a tutti noi non è stata presa, perché le convenienze personali dei vaccinatori di assalto, hanno semplicemente prevalso.

Ma la politica che si fa vicariare dalla tecnocrazia, non fa mai un buon affare.

Intanto etichettare tutti i critici del decreto come “no vax” è una prima stupidaggine che vi assicuro le persone anche del Pd, non hanno gradito. Poi pensare che i presunti “no vax” siano tutti fuori dal PD o tutti M5S è un’altra stupidaggine. Chi non vuole i 12 vaccini tutti obbligatori allo stesso modo e difende il valore della responsabilità genitoriale, è in tutti i luoghi di questa società. La questione è trasversale.

Chiudo invitando tutti a riflettere sull’esperienza diversa del Veneto (Quotidiano sanità 8 giugno 2017) che ha organizzato, innanzitutto, un’anagrafe vaccinale dai cui dati si dimostra che se si usa il cuore oltre che la testa, è possibile ottenere una buona copertura vaccinale, senza inutili costrizioni.