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Gelato filadelfia e noci? No grazie, crema. Ma la tentazione di tradire il classico c’è sempre

Filadelfia e noci, lo vuole Filadelfia e noci?”. Guardo la vaschetta, dietro al cartellino. Colore indefinibile: bianco panna, forse solo un tantino più scuro. Bianco sporco. I miei occhi vagano per il bancone dei gusti, tipo radar. Prendo tempo. Cioccolata con cannella, Basilico, Crema con le Fragoline di bosco. E poi, Mandorla, Pistacchio, Zabaione. Il momento è importante, il dubbio è sempre lo stesso: gusto sconosciuto o classico garantito? La signora dietro al bancone aspetta, brandendo un cucchiaino: “Assaggia?”. Sorride, ma si chiede: “E quanto ci metterà moh questa a decidere?”. Prova ad essere persuasiva: “Prenda Filadelfia e noci. Lo vendiamo benissimo. È buono, ed è un modo per spostarsi dalle solite cose”. La mia mente cattura il messaggio, rapido pensiero di retroguardia: “Ma così non si vendono i vestiti?”. Però, ho troppo da fare a cercare di valutare l’offerta: “E’ buono, ma no, grazie”. Esitazione, sospiro, resa. Alle facili certezze e al passato che non passa. “Preferisco Crema”.

L’offerta “il gusto-che-non-devi-chiedere-mai” in realtà è una moda che risale almeno agli anni ’90. Poi surclassata: è decisamente più trendy l’essenziale studiato nel dettaglio. Così essenziale, a volte, da essere un po’ insapore, e un po’ incolore. Ma vuoi mettere com’è chic? Però, la moda è un eterno ritorno. Che va e che viene. E soprattutto, ormai convive.

Quindi, ognuno ha la sua specialità, la sua caratteristica: super-biologico, dopato garantito, ecologico di nuova generazione, pannoso come una volta, industriale fatto in casa, artigianale fatto da mio fratello. I più snob hanno aggiunto il reparto vegano. I più arditi non si vergognano di esibire contenitori che traboccano di “Nutella”. Il pistacchio può essere di un verde così pallido che ti fa quasi pena o sfolgorare di luce (acquisita). Una scelta di vita. Volendo, una scelta di vita al giorno.

Perché poi, la variabile non è solo tra “Filadelfia e noci” e “Crema”, ma tra la tentazione di tradire il tuo gelataio di fiducia, che tanto ti ha sostenuto negli anni, per provare quello nuovo. Cioè, quelli nuovi. Nonostante il senso di colpa che ti spinge ogni tanto a tornare alla base. E lui – che in fondo lo sa che lo tradisci continuamente e che non smetterai mai – ti accoglie sempre con un sorriso, un complimento, una nuova proposta. Lo vedi che vorrebbe chiedertelo: “Ma dove sei stata, che fine hai fatto?”. Eppure non lo fa, è lì, a disposizione. Una garanzia incrollabile.

E allora, avanti. Non basta un’estate per farsi un’idea complessiva delle nuove tendenze, per valutare tutto ciò che c’è su piazza. Ed essere pronti a ingaggiare sfide con quelli come te, che non provate a proporgli un contenitore da supermercato. Quelli che invece di lodare il-nuovo-sushi-fusion dell’ultimo giapponese, anzi dell’asiatico di ultima generazione, si incantano davanti alla variabile di un’albicocca che sa proprio di albicocca. “Ecco, questa è la mia vaschetta!”, “Questa è la mia!”. “Dove l’hai preso?” “Non te lo dico!”.
Competition is competition.
L’estate è cominciata.