Cultura

‘Cosa può andare storto?’, il padiglione lettone alla Biennale d’arte di Venezia

What can go wrong? Cosa può andare storto? Questo è il titolo dato al padiglione lettone della 57° Biennale d’arte di Venezia, dal titolo Viva arte viva, curata da Christine Macel e inaugurata nel maggio di quest’anno. Come altri padiglioni (tra i quali quello italiano) il padiglione della Lettonia, a cura di Inga Steimane, si è concentrato su magia e spiritualità. Il paese baltico ha scelto di farsi rappresentare dall’artista Miķelis Fišers (1970) con una collezione di incisioni su legno e alcune pitture tra cui un dipinto a olio enorme, che lui stesso definisce una “pala d’altare” sia per il soggetto che per le dimensioni.

Shopping Tour Guidato per Extratterestri agli Champs-Élysées, Parigi. 2017, legno, pittura levigata, intaglio, 21 x 29,5 cm.

Le tavole di legno intagliate propongono un universo distopico che abbraccia la politica, la filosofia, il design, la religione, la scienza e l’esoterismo e tiene tutto insieme, grazie a un senso dello humour libero e incisivo. Le tavole somigliano a grandi vignette dove il testo di caption guarnisce l’immagine. Fišers le ha popolate, oltre che da esseri umani, di classici extraterrestri, dischi volanti, lucertole che camminano, Yeti infelici e altri soggetti mitici. I luoghi della narrazione sono altrettanto iconici: la Muraglia Cinese, gli Champs-Élysées, il Muro del Pianto, il Monte Fuji. Le immagini ritraggono scene che spingono oltre il consueto i confini dell’assurdo utilizzando il linguaggio della cultura popolare e mainstream.

Durante una conversazione, Fišers afferma di identificare nel suo lavoro alcuni problemi del rapporto tra individuo e società: “è una società in cui, dice, non è vero che c’è collaborazione, ma fondamentalmente c’è competizione. Non è vero che c’è amore tra le persone ma fondamentalmente c’è paura”.

Un punto fondamentale della sua riflessione riguarda la cosiddetta “conoscenza non ufficiale”, diffusa tramite internet e facilmente associabile alle teorie cospirative, della quale sceglie di parlare tramite la mediazione di alieni e rettili. Una scelta che condivide con il padiglione della Biennale dei vicini finlandesi, dove i due artisti Mellors e Nissinen dichiarano di aver ingaggiato lo stesso dispositivo di intermediazione. Questa conoscenza non ufficiale spesso viene ricondotta a teorie cospirative di cui Fišers subisce una fascinazione perché, spiega, “si sforzano di fornire risposte a fatti che fanno parte della realtà e della società, ma a cui non si riesce a dare spiegazione”.

Fišers racconta di aver visto un ufo in Messico durante un suo viaggio, ma rivela che il suo interesse verso gli alieni è precedente e risale agli anni della fine del blocco sovietico, quando anche in Lettonia cominciarono a circolare libri e testimonianze sull’argomento che erano stati fino ad allora censurati. In un testo scrive anche, toccando un picco di comicità: “Ogni sforzo sarà vano finché non dichiareremo guerra contro il rettile che vive in ognuno di noi.” Alieni e rettiliani, infatti, sono entità simboliche, metafore degli esseri umani e del loro modo di porsi verso certi aspetti della realtà.

Le tavole incise presentate alla Biennale sono concettualmente vicine alle vignette satiriche di carattere editoriale, anche se hanno la caratteristica di andare oltre il tempo delle notizie o, come afferma Inga Steimane, “hanno divorziato con l’informazione in tempo reale”. La differenza, secondo Fišers, sta nel fatto che oggi, contrariamente ai tempi d’oro della satira alla Monty Python, la satira è collegata alle notizie e nessuno prende più seriamente le notizie per via del dilagare delle menzogne: “la finzione e le menzogne sono sempre più diffuse, dice Fišers, quindi la satira editoriale diventa meno avvincente”. Dopo la Palma d’oro a Cannes, assegnata al film satirico svedese The square, ambientato nel mondo dell’arte, e la satira finlandese alla Biennale con il progetto Aalto Natives, il genere pare prosperare con l’arte e il cinema.