Politica

Manovra bis, il governo pone la fiducia. Nel testo i voucher: maggioranza alla conta dopo il no di Mdp in commissione

I numeri per l'ok della Camera al governo Gentiloni non sono in discussione, ma il punto rischia di essere politico, specie se - come in commissione - gli ex Pd votano no e Forza Italia vota sì

Il governo ha posto la questione di fiducia sulla manovra bis che l’Italia ha concordato con l’Unione Europea per correggere i conti e ridurre il deficit. Il voto è fissato per le 17,30, le dichiarazioni di voto cominceranno due ore prima. Il voto finale sul provvedimento, che potrà quindi essere inviato al Senato, è previsto entro le 12 di giovedì 1 giugno. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro ha precisato che la fiducia è riferita al testo licenziato dalla commissione, quindi in Aula non ci saranno modifiche.

I numeri per ottenere l’ok della Camera non sono in discussione. Ma il punto ora è tutto politico perché all’interno della manovra correttiva c’è anche la misura che reintroduce – sotto forme diverse – i buoni-lavoro che secondo il governo sono contratti veri e propri, ma secondo la sinistra (compresa quella della maggioranza) è il ritorno vero e proprio dei voucher. Tutto questo si traduce nell’Aula di Montecitorio nel fatto che Articolo 1-Mdp non voterà la manovra, almeno stando agli annunci dei giorni scorsi. “La manovrina di correzione dei conti pubblici per 4 miliardi è frutto della politica economica approssimativa del governo Renzi”, conferma oggi Arturo Scotto, e “le furbizie che hanno fatto con la introduzione dei voucher ci spingono a dire che questa manovra non avrà il voto di Articolo 1”.

Già in commissione il testo di legge era stato approvato senza i voti degli ex Pd ora fuoriusciti, ma con il contributo di pezzi di centrodestra. Per giunta gli orlandiani erano usciti dall’Aula. C’è da capire cosa accadrà in Aula perché se Mdp non vota la fiducia e Forza Italia invece sì, si pone una questione politica perché la maggioranza risulterà modificata. Un elemento che non costringe a nessun passaggio al Quirinale del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ma che comunque sarà una prima svolta nei rapporti tra i partiti in vista delle elezioni politiche tutti i partiti più grandi promettono saranno già in autunno.